La scadenza fissata al 19 agosto per l’emanazione del decreto attuativo del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti rappresenta l’ultimo atto indispensabile per consentire ai Comuni di procedere al censimento delle postazioni di controllo della velocità su strada. In assenza di questo provvedimento, il rischio concreto è che a partire dal mese di ottobre tutti gli autovelox non censiti vengano temporaneamente disattivati, con potenziali ripercussioni sulla sicurezza stradale e sul saldo delle entrate da violazioni del Codice della Strada
Il monito arriva dal Codacons, che ricorda come la normativa introdotta con il decreto legge n. 162 del 30 dicembre 2019 abbia previsto l’obbligo per ogni amministrazione comunale di trasmettere al Ministero un elenco dettagliato delle postazioni fisse e mobili in uso per il rilevamento della velocità entro sei mesi dall’entrata in vigore del decreto attuativo. In mancanza di tale elenco, i dispositivi non potranno più essere impiegati per rilevare infrazioni e notificare sanzioni
Le amministrazioni locali avevano inizialmente accolto con favore l’obiettivo di rendere trasparente e omogeneo l’impiego degli strumenti di controllo elettronico, tuttavia i ritardi nella predisposizione del decreto attuativo hanno generato confusione e incertezze. Ad oggi, il Ministero non ha ancora ufficializzato i criteri di formato e invio dei dati, né le modalità di aggiornamento periodico del censimento. Senza queste indicazioni, molti enti locali rischiano di non riuscire a completare l’operazione per tempo
Le conseguenze di un mancato adempimento sarebbero molteplici. Sul piano amministrativo, i verbali stilati con gli autovelox non censiti potrebbero essere impugnati dinanzi al Giudice di Pace, con un conseguente aumento dei contenziosi e dei costi a carico delle amministrazioni. Sul versante della sicurezza, lo spegnimento simultaneo di centinaia di dispositivi in tutta Italia determinerebbe un vuoto nel sistema di deterrenza della velocità, con un potenziale incremento degli incidenti stradali, soprattutto in aree extraurbane ove i limiti di velocità sono più elevati
Le stime preliminari suggeriscono che nella sola Lombardia siano coinvolte oltre ottocento postazioni fisse e molteplici pattugliamenti mobili, mentre in Piemonte si superano le seicento unità. Nel Mezzogiorno, Calabria e Sicilia contano ciascuna circa duecento punti di rilevamento. Numeri analoghi si registrano in Campania, Lazio e Toscana, per un totale nazionale che potrebbe avvicinarsi a settemila dispositivi tra installazioni permanenti e apparecchi montati su veicoli di polizia locale
Il coordinatore nazionale del Codacons ha sottolineato come «il ritardo nella pubblicazione del decreto attuativo mette a rischio la piena operatività degli autovelox, compromettendo la lotta all’eccesso di velocità e penalizzando il diritto alla sicurezza dei cittadini. Occorre un intervento immediato del Ministero per evitare il caos normativo e amministrativo che si prospetta a partire da ottobre»
La posta in gioco non riguarda esclusivamente la resa economica dei Comuni, sebbene il gettito derivante dalle sanzioni per eccesso di velocità rappresenti per molte amministrazioni una fonte di bilancio non trascurabile. Ad esempio, il comune di Milano ha dichiarato introiti per oltre quindici milioni di euro nel 2024, mentre Roma Capitale ha superato i venti milioni. Anche realtà più piccole, come comuni sotto i ventimila abitanti, registrano cifre consistenti proporzionate ai flussi di traffico locale
La necessità di un censimento puntuale risponde a esigenze di trasparenza e tutela dei diritti degli automobilisti, consentendo di accertare che ogni postazione rispetti i requisiti tecnici previsti dalla legge e sia segnalata in modo adeguato mediante cartellonistica conforme. Inoltre, il registro aggiornato faciliterebbe l’interscambio di dati fra amministrazioni e il monitoraggio costante dei dispositivi dislocati lungo la rete stradale nazionale
Allo stato attuale, i Comuni attivi nel censimento lamentano mancanza di linee guida e del supporto tecnico per adattare i propri sistemi informatici al formato richiesto, nonché incertezze sui termini per eventuali modifiche successive, come lo spostamento di un apparecchio o il decommissioning di una postazione. L’Associazione Nazionale Comuni Italiani ha ripetutamente sollecitato il Ministero a chiarire tutti i passaggi operativi, ma i risultati tardano ad arrivare
Se entro il 19 agosto il decreto attuativo non sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale, scatterà automaticamente l’obbligo di spegnimento dei dispositivi non censiti, secondo quanto stabilito dall’articolo 4 del decreto legge n. 162/2019. Un’interruzione estesa su scala nazionale potrebbe tradursi in code di automobilisti in fuga dalle pattuglie, rigurgiti di contenziosi e recrudescenze di incidenti mortali nelle ore serali e notturne, quando l’azione di controllo risulta più efficace per la prevenzione delle violazioni di velocità
Le prospettive di intervento normativo non sono attualmente in discussione in Parlamento, dove non risultano proposte di modifica del termine. Tuttavia, fonti ministeriali indicano un possibile emendamento last minute per prorogare la scadenza, qualora risulti evidente l’impossibilità di rispettare i tempi. In ogni caso, spetterà all’esecutivo fornire indicazioni precise entro la metà di agosto
L’imminenza della data limite rende necessario un confronto serrato tra Ministero, Regione, Anci e associazioni degli automobilisti, per individuare un percorso condiviso che eviti il rischio di spegnimenti automatici e garantisca la continuità dei controlli. Solo un coordinamento tempestivo e una semplificazione delle procedure potranno scongiurare il caos organizzativo e tutelare sia la sicurezza stradale sia i diritti di tutte le parti coinvoltePer restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!