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È morto Lorenzo Buffon, leggenda del Milan e del calcio italiano del dopoguerra

Si è spento a Latisana a novantacinque anni Lorenzo Buffon, leggendario portiere del Milan del dopoguerra che conquistò cinque scudetti e due Coppe Latine, lasciando un’eredità indelebile nel calcio italiano.
Credit © Wikipedia

Si è spento a novantacinque anni Lorenzo Buffon, figura leggendaria del calcio italiano e portiere simbolo del Milan degli anni Cinquanta. La morte è avvenuta a Latisana, in provincia di Udine, dove risiedeva da tempo, a causa di un arresto cardiaco improvviso. A darne l’annuncio è stata la figlia Patricia, unica erede del grande estremo difensore che avrebbe compiuto novantasei anni il prossimo dicembre. I funerali si svolgeranno in forma privata nella cittadina friulana che lo ha accolto per tutta la vita.

Nato a Majano del Friuli il diciannove dicembre del millenovecentoventinove, Lorenzo Buffon ha rappresentato uno dei pilastri della rinascita calcistica rossonera nel secondo dopoguerra. La sua carriera al Milan si è estesa per un decennio intero, dal millenovecentoquarantanove al millenovecentosessanta, durante il quale ha difeso la porta della squadra meneghina con una classe e una sicurezza che gli valsero il soprannome di Tenaglia, per la sua proverbiale capacità di bloccare il pallone senza mai lasciarselo sfuggire. Quella presa ferrea, allenata stringendo per ore i tappi della birra fra le mani, divenne il suo marchio di fabbrica e il simbolo di un’affidabilità che raramente ha trovato eguali nella storia del ruolo.

Il suo arrivo al Milan fu quasi fortuito. Scartato dall’Udinese perché ritenuto troppo alto, venne notato mentre militava nel Portogruaro in Promozione Interregionale, grazie ai contatti che un dirigente della società veneta aveva con la dirigenza rossonera. Arrivato a Milano nel giugno del millenovecentoquarantanove come quarto portiere, Buffon scalò rapidamente le gerarchie fino a diventare titolare inamovibile. Il suo esordio in Serie A avvenne il quindici gennaio del millenovecentocinquanta in una vittoria per cinque a uno contro la Sampdoria, partita che segnò l’inizio di una straordinaria avventura calcistica.

Con la maglia rossonera conquistò cinque scudetti, trofei che rappresentano il suo straordinario contributo alla costruzione di una delle pagine più gloriose della storia del club. Il primo tricolore arrivò nella stagione millenovecentocinquanta-cinquantuno, quando il Milan interruppe un digiuno di quarantaquattro anni dalla precedente affermazione nazionale. Fu quello il Milan del celebre Gre-No-Li, il trio svedese composto da Gunnar Gren, Gunnar Nordahl e Nils Liedholm che rivoluzionò il calcio italiano con il suo gioco offensivo e spettacolare. Buffon, allora appena ventunenne, fu protagonista assoluto di quella cavalcata trionfale, conclusasi il dieci giugno millenovecentocinquantuno con una sconfitta contro la Lazio a San Siro che tuttavia non impedì ai rossoneri di festeggiare grazie al contemporaneo ko dell’Inter a Torino.

Gli altri scudetti arrivarono nelle stagioni millenovecentocinquantaquattro-cinquantacinque, millenovecentocinquantasei-cinquantasette e millenovecentocinquantotto-cinquantanove, consolidando la sua posizione tra i grandi portieri della storia del calcio italiano. Oltre ai titoli nazionali, Buffon conquistò anche due Coppe Latine, nel millenovecentocinquantuno e nel millenovecentocinquantasei, competizione che all’epoca rappresentava il più prestigioso trofeo europeo per club, antesignano della Coppa dei Campioni. In quell’epoca il Milan dominava il panorama calcistico continentale con un gioco fatto di tecnica, velocità e precisione, e Buffon ne era uno dei capisaldi difensivi.

Il portiere friulano fu anche protagonista del cammino europeo del Milan nella Coppa dei Campioni millenovecentocinquantasette-cinquantotto, quando i rossoneri raggiunsero la finale contro il Real Madrid a Bruxelles. Buffon aveva giocato tutte le partite più importanti del torneo, dalle sfide contro il Rapid Vienna, il Borussia Dortmund, i Rangers Glasgow fino alla semifinale contro il Manchester United, decimato dalla tragedia aerea di Monaco di Baviera. Tuttavia, con una scelta che Buffon stesso avrebbe poi definito fonte di rammarico, il tecnico decise di schierare in finale il vice Narciso Soldan. Il Milan perse quella partita per tre a due dopo i tempi supplementari, sconfitto dal Real Madrid di Alfredo Di Stéfano, Francisco Gento e Raymond Kopa.

Durante la sua militanza rossonera, Buffon totalizzò trecento presenze ufficiali, diventando fino a quel momento il portiere con più apparizioni nella storia del Milan, primato che sarebbe stato superato soltanto decenni dopo da Sebastiano Rossi, arrivato a trecentotrenta partite. Quel record testimonia non solo la longevità della sua carriera al vertice, ma anche la fiducia incondizionata che la società e i tecnici riponevano in lui, nonostante la concorrenza di altri validi estremi difensori come lo stesso Soldan, con cui si alternò soprattutto nelle ultime stagioni milaniste.

Il rapporto con il Milan si interruppe nel millenovecentosessanta in circostanze che Buffon stesso avrebbe ricordato con una punta di amarezza. Il direttore sportivo Giuseppe Viani non vedeva di buon occhio la relazione extracalcistica del portiere con Edy Campagnoli, celebre valletta di Mike Bongiorno nel quiz televisivo “Lascia o Raddoppia”. Buffon e la Campagnoli si sposarono il ventisei giugno millenovecentocinquantotto nella chiesa di San Gottardo in Corte a Milano, in un evento che attirò l’attenzione dei rotocalchi dell’epoca e una folla di curiosi fuori dalla chiesa. Il matrimonio fece di Buffon uno dei primi calciatori-vip della storia italiana, una figura mediatica che anticipava i tempi moderni. La coppia ebbe una figlia, ma il matrimonio si concluse con una separazione dieci anni dopo. Si racconta che Buffon mal sopportasse il fatto di essere chiamato allo stadio “Signor Campagnoli”, episodio che testimonia quanto quella relazione lo avesse esposto a una notorietà che andava ben oltre il campo di gioco.

Dopo l’uscita dal Milan, Buffon venne ceduto al Genoa in uno scambio con Giorgio Ghezzi, altro grande portiere dell’epoca con cui aveva condiviso una rivalità professionale che aveva caratterizzato l’intero decennio degli anni Cinquanta. Con il Genoa disputò una sola stagione, quella millenovecentocinquantanove-sessanta, conclusasi con la retrocessione in Serie B della squadra ligure. Nonostante la delusione del risultato collettivo, Buffon dimostrò ancora una volta il suo valore, parando anche un rigore all’ultimo secondo nell’ultima partita contro il Palermo.

Tornò quindi a Milano, ma questa volta con la maglia dell’Inter, dove rimase per tre stagioni dal millenovecentosessanta al millenovecentosessantatré. Nonostante i frequenti infortuni muscolari che lo costrinsero spesso ad alternarsi con il secondo portiere Ottavio Bugatti, Buffon riuscì a vincere il suo quinto scudetto nel millenovecentosessantatré, aprendo di fatto il ciclo della Grande Inter che sotto la guida di Helenio Herrera avrebbe dominato il calcio italiano ed europeo negli anni successivi. Con la maglia nerazzurra collezionò complessivamente novanta presenze ufficiali, contribuendo alla costruzione di una squadra destinata a lasciare un segno indelebile nella storia del calcio mondiale.

Successivamente passò alla Fiorentina nella stagione millenovecentosessantatré-sessantaquattro, dove però giocò una sola partita, chiuso dal giovane emergente Enrico Albertosi. La sua carriera si concluse infine all’Ivrea in Serie C nel millenovecentosessantaquattro-sessantacinque, dove disputò undici partite prima di appendere definitivamente i guantoni al chiodo all’età di trentacinque anni. Dopo il ritiro dal calcio giocato, Buffon continuò a lavorare nel mondo del pallone come preparatore dei portieri del Monza negli anni Settanta e come osservatore del Milan per il Friuli, incarico affidatogli da Silvio Berlusconi.

La carriera in Nazionale di Lorenzo Buffon fu più breve di quanto il suo talento avrebbe meritato. Esordì in azzurro il nove novembre millenovecentocinquantotto contro la Francia, partita terminata due a due, diventando il primo portiere rossonero ad indossare la maglia della Nazionale italiana, se si esclude Attilio Trerè che nel millenovecentotredici aveva sostituito tra i pali l’infortunato Innocenti. Complessivamente Buffon collezionò quindici presenze con la selezione azzurra, sei delle quali da capitano, disputando da titolare il Campionato del Mondo del millenovecentosessantadue in Cile, dove fu l’unico giocatore dell’Inter ad essere convocato. La sua ultima partita in azzurro fu il sette giugno millenovecentosessantadue contro la Svizzera, conclusasi con una vittoria per tre a zero dell’Italia. Dopo la deludente spedizione cilena perse il posto in Nazionale a vantaggio di Giuliano Sarti ed Enrico Albertosi, non riuscendo più a riconquistare la maglia azzurra nonostante continuasse a giocare ad alti livelli nei club.

Il prestigio internazionale di Buffon trovò comunque un riconoscimento straordinario quando, insieme al leggendario portiere sovietico Lev Yashin, venne scelto per rappresentare la squadra FIFA All-Star negli anni Sessanta, onorificenza riservata ai migliori portieri della generazione. Yashin, vincitore del Pallone d’Oro nel millenovecentosessantatré, divenne un amico di Buffon, che avrebbe poi raccontato di come il portiere russo lo avesse baciato sulla bocca, alla maniera russa, durante la festa d’addio di Dino Zoff, tra le risate generali dei presenti.

Buffon è stato anche cugino di secondo grado del nonno di Gianluigi Buffon, il celebre portiere della Juventus e della Nazionale che ha dominato il calcio mondiale per oltre due decenni. Il legame parentale tra i due grandi numeri uno ha sempre affascinato gli appassionati, anche se Lorenzo avrebbe più volte manifestato un certo rammarico per il fatto che Gianluigi non lo citasse mai pubblicamente. Fu proprio Lorenzo, quando lavorava come osservatore per il Milan, a portare il giovane Gigi alla società rossonera per un provino, ma i dirigenti milanisti non credettero nelle sue potenzialità e lo scartarono. Una scelta che si sarebbe rivelata uno degli errori più clamorosi della storia del calcio italiano, visto che Gianluigi Buffon sarebbe poi diventato uno dei portieri più forti di tutti i tempi, costruendo la sua leggenda proprio con la maglia della Juventus.

Dopo il ritiro dal calcio, Lorenzo Buffon si dedicò alla pittura, passione ereditata dal padre Alessandro, che era stato a sua volta portiere e pittore. Lorenzo riempì la sua casa di Latisana di quadri, nature morte, paesaggi e nudi di donna che faceva benedire dal parroco del paese. La pittura divenne per lui un modo per continuare a esprimere quella creatività e quella precisione che aveva caratterizzato il suo modo di interpretare il ruolo di portiere. Fino agli ultimi anni della sua vita ha continuato a dipingere, trovando in quell’arte un rifugio e una forma di espressione personale che gli permetteva di affrontare con serenità la vecchiaia.

Nonostante l’età avanzata, Buffon ha sempre mantenuto uno stile di vita attivo e sano. Ancora lo scorso anno, all’età di novantaquattro anni, raccontava di fare ginnastica regolarmente e di guidare ancora l’automobile, anche se limitava i suoi spostamenti a brevi tragitti per andare a prendere il pane con la seconda moglie Loredana. Scherzava sul segreto della sua longevità, affermando di essere amico dei dottori e dei preti, e di essersi ribattezzato Fortunato per aver superato tanti guai fisici, comprese tutte le fratture subite da calciatore. La sua filosofia di vita si riassumeva in un principio semplice ma efficace: non smettere mai di imparare qualcosa di nuovo.

Rimase legatissimo al Milan per tutta la vita, continuando a seguire le partite della squadra in televisione e a fare il tifo per i rossoneri anche quando la sua carriera si era ormai conclusa da decenni. Ancora di recente, in un’intervista rilasciata in occasione del suo novantacinquesimo compleanno, aveva espresso il desiderio di vedere il Milan tornare ai vertici del calcio europeo, dimostrando una passione che il tempo non aveva mai scalfito. Guardava con interesse anche i giovani portieri italiani, esprimendo apprezzamento per giocatori come Mike Maignan, Giovanni Carnesecchi e Alex Meret, pur mantenendo sempre un occhio di riguardo per chi indossava la maglia rossonera.

La figura di Lorenzo Buffon rappresenta un pezzo fondamentale della storia del calcio italiano del dopoguerra. In un’epoca in cui il portiere era visto principalmente come un ruolo difensivo e statico, lui riuscì a imporre uno stile fatto di spettacolarità ed efficacia, di riflessi felini e di una sicurezza che gli valse l’immortale soprannome di Tenaglia. Fu uno dei primi portieri italiani a raggiungere una notorietà che andava oltre il campo di gioco, anticipando quella commistione tra sport e spettacolo che sarebbe diventata caratteristica del calcio moderno. La sua carriera, costellata di successi e di qualche rimpianto, come la mancata finale di Coppa dei Campioni del millenovecentocinquantotto, rimane una testimonianza di un calcio diverso, fatto di grandi campioni che costruivano la propria leggenda con il talento, il sacrificio e una dedizione assoluta alla maglia che indossavano.

Con la scomparsa di Lorenzo Buffon se ne va un testimone diretto di un’epoca d’oro del calcio italiano, quando il Milan del Gre-No-Li incantava l’Europa e i portieri erano considerati l’ultimo baluardo difensivo, veri e propri eroi solitari capaci di decidere le sorti di una partita con una singola parata. La sua eredità sportiva, fatta di cinque scudetti, due Coppe Latine, trecento presenze con il Milan e quindici gettoni in Nazionale, continuerà a vivere nella memoria degli appassionati e nella storia di un club che deve a lui e ai suoi compagni di squadra una parte fondamentale della propria identità vincente. Il mondo del calcio perde oggi uno dei suoi ultimi grandi protagonisti del dopoguerra, un uomo che ha saputo essere molto più di un semplice portiere, diventando un’icona di stile, classe e professionalità che difficilmente troverà eguali nelle generazioni future. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!