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Ascolti TV, Mediaset torna al passato: la resa della strategia di Pier Silvio Berlusconi

Mediaset, dopo un periodo di crisi d’ascolti, torna ai suoi storici programmi e torna la tv di un tempo. Il revival rivela il fallimento della recente strategia e la necessità di recuperare la vecchia identità popolare.

In tempi di crisi d’ascolti, quando una rete non sa più chi è, l’istinto più naturale è guardare indietro. Ed è esattamente ciò che Mediaset sta facendo. Prima Sarabanda, poi La Ruota della Fortuna e ora OK! Il Prezzo è Giusto: un’ondata di revival che non ha il profumo della nostalgia, ma quello molto più amaro della necessità. Pier Silvio Berlusconi ha tentato il rilancio di Canale 5 (e ci è riuscito) ripescando la televisione che fu la spina dorsale del progetto Fininvest. Una televisione popolare, vivace, allegra, fatta di volti familiari e di meccanismi semplici. Una televisione che aveva un’identità precisa e riconoscibile, oggi smarrita.

La verità, se la si vuole guardare senza filtri, è che la strategia degli ultimi anni non ha funzionato. La linea editoriale imposta da Pier Silvio, più sobria, più “pulita”, più attenta a una presunta qualità, ha finito per snaturare il DNA delle reti del Biscione. L’ambizione è stata quella di nobilitare i palinsesti, di allontanare l’ombra del trash e di rivolgersi a un pubblico nuovo, più esigente. Ma questo pubblico non è arrivato, mentre quello storico si è progressivamente allontanato. Programmi come The Couple, il nuovo Grande Fratello depurato di ogni eccesso, il ritorno de La Talpa, talk come È Sempre Carta Bianca e Realpolitik: tutti esperimenti che hanno cercato una nuova identità, senza mai trovarla davvero. Il risultato è stato una serie di flop che hanno messo in difficoltà la rete ammiraglia.

Il problema non è il coraggio della sperimentazione, ma la mancanza di coerenza. Negli ultimi anni Mediaset ha agito come se volesse smentire sé stessa, rinnegare la sua storia anziché aggiornarla. Il pubblico generalista, però, non è un’entità astratta: è fatto di abitudini, di affezioni, di linguaggi condivisi. Mediaset ha cercato di cambiarli bruscamente, dimenticando che la televisione popolare ha bisogno di evolvere con gradualità, non di essere sostituita a tavolino. La virata editoriale non è stata solo incerta: è stata percepita come un tradimento dell’identità originaria.

Il caso più emblematico è forse quello di Italia 1, un tempo laboratorio di linguaggi giovani, rete scalpitante, irriverente, in anticipo sulle mode. Oggi appare una rete ingrigita, ingessata, appiattita su una programmazione crime che la rende indistinguibile da molti canali tematici. Una rete nata per sperimentare che ha smesso di farlo, soffocata da scelte editoriali prudenti e ripetitive. È il simbolo di come, nel tentativo di “maturare”, Mediaset abbia perso l’anima.

Il ritorno ai grandi classici, in questo contesto, non è solo una mossa televisiva. È un atto di riconoscimento: la presa d’atto che la strada imboccata non ha portato dove si sperava. Recuperare i quiz storici, i varietà popolari, i formati che hanno fatto grande l’azienda significa ammettere che il pubblico vuole ciò che Mediaset sapeva offrirgli meglio di chiunque altro. Non è un’autocritica esplicita, ma lo è nei fatti. È la conferma che il modello berlusconiano originale, con tutti i suoi limiti e le sue intuizioni, resta ancora la chiave per parlare davvero alla platea generalista italiana.

Resta però un nodo fondamentale: riportare in vita i titoli del passato non basta se non si ricostruisce una vera identità di rete. Questo comporta recuperare non solo i programmi, ma anche l’atmosfera, la leggerezza, persino gli elementi estetici che hanno storicamente distinto il “Biscione”. Per anni Mediaset ha avuto uno stile riconoscibile, dai bumper stagionali alla grafica, fino agli studi televisivi, oggi ridotti a una ripetizione uniforme dello stesso “studio sgabuzzino” per gran parte dell’informazione e dell’infotainment. Una scelta che ha impoverito l’immaginario visivo delle reti e contribuito a quell’omologazione che ha allontanato il pubblico.

Il ritorno al passato, insomma, può essere un primo passo, ma solo a patto che la dirigenza abbia davvero compreso l’errore commesso: non si può cancellare l’identità di una rete senza crearne una nuova. E Mediaset una nuova identità non l’aveva trovata. Forse ora ha capito che l’unica strada percorribile è recuperare ciò che ha sempre fatto bene: intrattenere con leggerezza, con calore, con popolarità autentica. Non come un museo della nostalgia, ma come una televisione che sa da dove viene e che (finalmente) prova a ricordarselo.

Se questo è l’inizio di una rinascita o solo un tentativo disperato lo diranno i prossimi mesi. Ma una cosa è chiara: per ritrovare il futuro, Mediaset ha dovuto guardare indietro. E questo, per l’azienda che per decenni è stata sinonimo di innovazione popolare, è un messaggio che pesa più degli ascolti. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!