L’esposizione mediatica dei minori costituisce un elemento di gravissima rilevanza nel provvedimento del Tribunale per i minorenni dell’Aquila che ha disposto la sospensione della responsabilità genitoriale della coppia Trevallion-Birmingham e l’allontanamento dei tre figli minori dalla dimora di Palmoli, in provincia di Chieti. Un aspetto che assume dimensioni particolari quando si considera che il servizio televisivo della trasmissione Mediaset Le Iene, trasmesso l’undici novembre 2025, è stato specificamente citato nel dispositivo dell’ordinanza quale condotta genitoriale inadeguata ritenuta determinante nell’aggravamento della posizione processuale dei genitori.
Nell’ordinanza del ventesimo novembre, emessa dal Tribunale per i minorenni dell’Aquila e resa esecutiva il giorno seguente, i giudici hanno sottolineato come i due genitori, nel corso del procedimento amministrativo e giurisdizionale che li coinvolgeva, abbiano deciso di far partecipare i propri figli a una trasmissione televisiva a diffusione nazionale, violando il diritto dei minori alla riservatezza e alla tutela dell’identità personale. La giornalista Nina Palmieri, inviata della trasmissione, ha trascorso quarantotto ore presso la famiglia nel bosco, documentando la quotidianità dei tre bambini attraverso filmati che, benché parzialmente blurati nei volti, li mostravano in momenti intimi della loro vita domestica.
Secondo i giudici, l’esposizione dei minori attraverso la trasmissione rappresenta un comportamento particolarmente censurevole non soltanto per la violazione della privacy, ma soprattutto per l’intenzionalità perseguita dai genitori. Nell’ordinanza si legge testualmente che “i genitori, con tale comportamento, hanno mostrato di fare uso dei propri figli allo scopo di conseguire un risultato processuale a essi favorevole, invocando pressioni dell’opinione pubblica sull’esercizio della giurisdizione”. Una riflessione che rivela come il Tribunale abbia ritenuto di fondamentale rilevanza il dato secondo cui la diffusione mediatica della vicenda avrebbe costituito un tentativo strumentale di influenzare il corso dei procedimenti minorili mediante l’appello al consenso popolare.
Il servizio della trasmissione Mediaset non rappresenta peraltro l’unico elemento di esposizione mediatica dei minori censurato dal Tribunale. Nella motivazione dell’ordinanza vengono infatti enumerate pubblicazioni cartacee, online e televisive, nonché diffusioni su social media, con particolare enfasi sulla circolazione di fotografie che li ritraggono e sulla pubblicazione delle loro generalità e della residenza dei genitori. I giudici hanno sottolineato come quest’ onda mediatica rappresenti una lesione ulteriore ai diritti fondamentali dell’infanzia, accanto alle problematiche relative alle condizioni abitative, sanitarie e educative che hanno mosso il provvedimento.
Le criticità evidenziate dal Tribunale si estendono su diversi versanti, ma la narrazione costruita dalla magistratura minorile rivela una progressione logica ben precisa. Inizialmente, nel corso del procedimento che si protrae da mesi, i servizi sociali avevano documentato la mancanza di accesso a utenze essenziali nella dimora boschiva, l’assenza di iscrizione a istituti scolastici regolari, la carenza di socializzazione con coetanei e il rifiuto dei genitori di sottoporsi alle verifiche assistenziali periodiche. A questi elementi si erano aggiunti i rifiuti di consentire accertamenti medici obbligatori per legge, inclusa la documentazione relativa alle vaccinazioni, ed infine una richiesta economica inusitata: i genitori avevano condizionato il consenso agli esami medici al pagamento di cinquantamila euro per ciascun minore.
Secondo il curatore speciale nominato dal Tribunale, il servizio televisivo rappresentava una “condotta genitoriale inadeguata” sopravvenuta, segnalata con memoria depositata il dodici novembre, ovvero il giorno successivo alla trasmissione. Questa osservazione acquisisce significato particolare quando inserita nella cronologia dei fatti: i genitori, nel momento stesso in cui si trovavano sottoposti a procedimento giurisdizionale per questioni relative all’adeguatezza della loro capacità genitoriale, hanno scelto di esporre pubblicamente i propri figli a una trasmissione televisiva di massa, amplificando così la visibilità mediatica della loro vicenda proprio quando il procedimento giudiziario era in corso.
La decisione del Tribunale di includere specificamente l’esposizione mediatica tra i fattori determinanti il provvedimento di allontanamento rappresenta un punto critico nel panorama della giurisprudenza minorile italiana. La magistratura ha infatti ritenuto di dover affrontare una questione più ampia rispetto alla tradizionale valutazione delle condizioni materiali di vita dei minori: la strumentalizzazione dei figli per influenzare l’esercizio della giurisdizione attraverso l’opinione pubblica. Un aspetto che solleva interrogativi complessi sulla relazione tra comunicazione mediatica e procedimenti minorili, tra il diritto dei cittadini a narrare la propria vicenda e il diritto dei minori alla protezione della loro identità.
L’ordinanza specifica inoltre che il diritto alla vita di relazione costituisce un bene giuridico autonomo e fondamentale, meritevole di protezione costituzionale. L’isolamento prolungato in cui i minori sono cresciuti, combinato con l’assenza di contatti regolari con coetanei e con le istituzioni scolastiche, è stato ritenuto generatore di rischi concreti per lo sviluppo psicosociale dei bambini. I giudici hanno evidenziato come l’esposizione mediatica, lungi dal rappresentare una mitigazione di tali rischi attraverso una maggiore visibilità pubblica della situazione, abbia costituito un ulteriore elemento di danno, poiché ha sottoposto i minori a una narrazione pubblica della loro intimità condotta senza il loro consenso consapevole.
Il provvedimento del Tribunale ha ordinato il collocamento dei tre minori in una casa-famiglia a Vasto, in provincia di Chieti, dove la madre li assiste temporaneamente, mentre il padre rimane presso la dimora nel bosco di Palmoli. È stata altresì nominata una tutrice provvisoria nella persona dell’avvocata Maria Luisa Palladino, al fine di garantire la tutela dei diritti dei minori durante il procedimento di osservazione e valutazione della situazione familiare.
La decisione del Tribunale ha suscitato reazioni politiche significative e un ampio dibattito pubblico. Esponenti del panorama politico italiano hanno criticato il provvedimento, qualificandolo come un’azione ingiustificatamente invasiva nei confronti di una scelta di vita alternativa. L’avvocato Giovanni Angelucci, legale della famiglia nonché consigliere comunale della Lega, ha denunciato l’ordinanza come un’ingiustizia, sottolineando come i genitori non avrebbero commesso alcuna violazione di legge e come i bambini vivessero in condizioni di benessere. La difesa ha inoltre prodotto documentazione intesa a confutare diverse affermazioni contenute nell’ordinanza: un certificato di idoneità statica dell’immobile, la certificazione dell’avvenuta autorizzazione all’istruzione parentale da parte dell’ente scolastico competente, e attestati di regolare pagamento dei vaccini obbligatori.
Per quanto concerne la questione dell’istruzione, la difesa della famiglia sostiene che l’Istituto Comprensivo di Castiglione Messer Marino-Carunchio avrebbe rilasciato, con atto datato dodici ottobre duemilaventcinque e protocollato dal Comune il tre novembre, una formale autorizzazione all’istruzione parentale per l’anno scolastico in corso, oltre a aver ratificato l’idoneità della figlia maggiore. L’avvocato ha evidenziato come tale documentazione avrebbe dovuto costituire elemento risolutivo della contestazione relativa alla mancata scolarizzazione, pur riconoscendo che il medesimo atto sarebbe pervenuto alle mani della difesa soltanto nel giorno dell’esecuzione del provvedimento.
La famiglia ha annunciato l’intenzione di presentare ricorso avverso l’ordinanza presso la Corte di Appello, lamentando inesattezze fattuali e metodologiche nel provvedimento. La questione rimane pertanto in corso di definizione giurisdizionale, con il Tribunale per i minorenni dell’Aquila che ha disposto un periodo di osservazione presso la struttura di accoglienza prima di determinarsi definitivamente sul collocamento futuro dei minori. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
