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Quei nuovi bottoni sotto i post di Facebook? Non cliccateli: ecco perché Meta AI è un rischio per la vostra privacy

Meta AI invade i post di Facebook: quei bottoni sotto i contenuti rischiano di trasformare like e commenti in dati per l’AI. Ecco perché non cliccarli per difendere privacy e contenuti.

Negli ultimi mesi Facebook ha iniziato a inserire un pulsante “Chiedi a Meta AI” sotto alcuni post del feed. Basta un tap e si apre una conversazione con l’assistente AI “contestuale” a quel contenuto. Non è un test marginale: è una funzione ufficiale che Facebook descrive nelle sue pagine di aiuto (“tap Ask Meta AI sotto il post”).

Il punto è semplice e scomodo: interagire con questi bottoni non è neutrale. Ogni volta che dialogate con Meta AI, i vostri messaggi e le vostre interazioni con l’assistente possono essere usati per “migliorare l’AI di Meta”, come dichiarato dall’azienda nei suoi materiali ufficiali sulla privacy delle funzioni generative. Meta specifica inoltre che i modelli vengono addestrati anche con contenuti pubblici condivisi su Facebook e Instagram (post e foto). In altre parole: ciò che scrivete all’AI diventa a sua volta materia prima per l’AI; e ciò che pubblicate in pubblico, pure.

Perché questi bottoni sono un problema

  1. Trasformano le vostre interazioni in dati per l’AI
    Non serve cedere l’account: è sufficiente fare clic e porre una domanda all’assistente. Meta spiega che le interazioni con le sue AI vengono revisionate (anche da persone) e riutilizzate per migliorare i sistemi. Non è un’ipotesi: è scritto nella documentazione ufficiale.
  2. Normalizzano l’analisi automatica dei commenti
    L’azienda ha introdotto riepiloghi automatici dei commenti sotto i post, generati da Meta AI. È un’altra faccia della stessa medaglia: i commenti degli utenti alimentano una sintesi automatica, spesso imprecisa, che si appoggia all’AI.
  3. Togliere davvero Meta AI non si può
    Non esiste un interruttore “Off” generale: potete solo silenziare il chatbot o limitarne la visibilità, conferma AP.
  4. Addestramento sui contenuti europei (con opposizione possibile)
    Dal 2025 Meta ha annunciato in Europa l’uso del contenuto pubblico degli adulti e delle interazioni con l’AI per addestrare i propri modelli, prevedendo il diritto di opposizione per i residenti UE/SEE. Diversi siti e testate hanno indicato fine maggio 2025 come finestra di avvio; se non vi opponete, i vostri contenuti pubblici possono rientrare nel perimetro di training.
  5. Sconfinamenti sempre più aggressivi
    A fine giugno 2025 Facebook ha iniziato a chiedere accesso al rullino fotografico per proporre versioni “AI-editate” anche di foto non ancora caricate: un segnale chiaro della direzione di marcia.

“Ma Facebook già usa i miei dati, che cambia se clicco?”

Sì, Meta già usa dati provenienti dai suoi servizi, inclusi contenuti pubblici, per addestrare l’AI. La differenza è che cliccando quei bottoni avviate nuove interazioni con l’AI (prompt, immagini, contesto) che, per policy aziendale, possono essere conservate e riutilizzate per addestrare e ottimizzare i modelli. Non è un “permesso extra” sancito da un contratto lampo nel momento del tap: è il modo in cui funziona il servizio e che avete accettato usando le funzionalità AI. Meta lo dichiara: “Usiamo le informazioni condivise quando interagite con le nostre funzioni di AI generativa, come Meta AI, per migliorare i nostri prodotti”.

Cosa fare, ora (linea dura consigliata)

  • Non cliccate i bottoni “Chiedi a Meta AI” e ignorate i prompt sotto i post. Ogni interazione è un nuovo pacchetto di dati per l’AI. (Vedi help ufficiale sul pulsante sotto i post).
  • Disattivate i riepiloghi dei commenti nei vostri post: Impostazioni & privacy → Impostazioni → Pubblico e visibilità → Post → disattiva “Consenti riepiloghi dei commenti”. Guide pratiche indipendenti mostrano i passaggi sia web sia mobile.
  • Silenziare il chatbot (workaround): dalla ricerca o dalla chat di Meta AI, aprite info e scegliete Mute/Disattiva (anche “finché non lo cambio”). Non è una disattivazione totale, ma riduce le intrusioni.
  • Opporsi all’uso dei dati in Europa: attraverso il Privacy Center/“AI at Meta” potete inviare l’obiezione all’uso dei vostri contenuti pubblici per l’addestramento. Le guide europee hanno indicato 26–27 maggio 2025 come scadenze chiave; se non l’avete fatto, fatelo ora.
  • Limitate la pubblicità “pubblica” dei vostri contenuti: post privati o platee ristrette riducono la superficie di training e di sintesi pubblica (vedi anche i materiali di Meta e le analisi di settore).

La posizione

Questa integrazione è scorretta e dannosa per la privacy. Inserire pulsanti AI sotto i post — e sintetizzare automaticamente i commenti degli utenti — cambia il patto tra piattaforma e comunità: sposta valore e controllo verso un sistema che si alimenta dei contenuti altrui per generare altro contenuto, senza un consenso informato granulare e con opzioni di esclusione spesso tardive, limitate o nascoste. Soprattutto, normalizza l’idea che ogni interazione sociale debba essere catturata, analizzata e riutilizzata per scopi che non hanno nulla a che fare con la conversazione originale.

Chi gestisce pagine e community su Facebook investe tempo e competenze per creare valore; con questi bottoni l’AI di Meta si appropria del contesto e delle conversazioni per costruire la propria utilità. E lo fa mentre agli utenti viene chiesto, nella pratica, di vigilare attivamente per non essere inclusi nel flusso di addestramento. Non è così che si tutela la fiducia.

La raccomandazione è netta: non usate quei bottoni, disattivate ciò che potete, opponetevi dove la legge ve lo consente. È l’unico modo, oggi, per difendere la vostra sfera digitale in un ecosistema che spinge l’AI ovunque, anche dove non l’avete richiesta.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!