Negli ultimi due giorni il dibattito pubblico si è concentrato sulle tragiche morti di due persone in seguito all’utilizzo del taser da parte delle forze dell’ordine, eventi che hanno riacceso interrogativi sulle modalità di impiego di questo dispositivo elettroshock. Nel giro di quarantotto ore si sono registrati due decessi che coinvolgono soggetti diversi, portando il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi a intervenire in via ufficiale per difendere la validità dello strumento e respingere le critiche come sterili polemiche di retroguardia.
L’episodio più recente ha avuto luogo nella tarda serata di lunedì nel centro di una città di medie dimensioni, dove un uomo di trentacinque anni è stato colpito dal taser durante un’operazione di controllo avviata in seguito a una segnalazione per disturbo della quiete pubblica. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la vittima si sarebbe mostrata agitata e, nonostante i tentativi di dialogo con gli agenti, avrebbe continuato a manifestare atteggiamenti minacciosi. È stato in quel frangente che è scattato l’impiego del taser, ma pochi minuti dopo il soggetto ha perso conoscenza e, una volta trasferito in ospedale, è deceduto.
Questa mattina è emerso invece un secondo caso avvenuto a poche decine di chilometri di distanza, dove un trentenne con precedenti di polizia è morto in circostanze analoghe. Le autorità locali hanno riferito che l’uomo stava aggredendo alcuni passanti e, alla richiesta di arresto da parte degli agenti, ha cercato di sottrarre loro l’arma da fuoco. Anche in questo frangente, dopo il ricorso al taser, il soggetto si è accasciato al suolo e non ha più ripreso conoscenza, nonostante i soccorsi medici immediatamente allertati.
Gli episodi hanno scatenato dure critiche da parte di alcune forze politiche e delle associazioni a tutela dei diritti civili, che hanno definito l’accaduto come l’ennesima prova dei rischi insiti nell’utilizzo di armi incapacitanti. A detta degli oppositori, l’uso del taser non sarebbe adeguatamente normato, né accompagnato da protocolli medici in grado di prevenire esiti fatali, soprattutto quando le vittime hanno patologie preesistenti.
Al centro del confronto è finita la legge istitutiva dell’arma elettrica, approvata meno di due anni fa, che ha introdotto l’utilizzo esteso del taser agli agenti di polizia con la finalità di ridurre i ricorsi all’impiego di armi da fuoco. I sostenitori hanno sempre sostenuto che lo strumento elettroshock sia in grado di immobilizzare con rapidità un soggetto in fuga o violento, minimizzando il ricorso a colpi potenzialmente letali.
Il ministro Piantedosi, convocato in mattinata per rispondere ai giornalisti, ha definito le critiche “pretestuose e fuorvianti”, sottolineando come i due episodi rappresentino circostanze eccezionali in cui si sono sovrapposti fattori di rischio non prevedibili e poco compatibili con protocolli standardizzati. “L’utilizzo del taser—ha dichiarato— è uno strumento imprescindibile per garantire la sicurezza degli agenti e dei cittadini, poiché permette di neutralizzare una minaccia in modo rapido, efficace e con un tasso di mortalità estremamente ridotto rispetto alle armi da fuoco.”
Secondo i dati forniti dal Viminale, nel corso del primo anno dall’introduzione l’impiego del taser ha superato le ventimila azioni su scala nazionale, con 48 casi documentati di lesioni gravi ma solo sei episodi in cui si sono registrati decessi, tutti sottoposti a inchiesta interna per accertare eventuali responsabilità e disfunzioni operative.
I rilievi critici delle associazioni per i diritti umani hanno evidenziato la necessità di potenziare la formazione degli agenti, in particolare sull’analisi preventiva dello stato di salute del soggetto e sull’applicazione di pratiche di monitoraggio medico istantaneo dopo la scarica elettrica. Diverse ong hanno chiesto l’abolizione definitiva dello strumento, ritenendolo un’arma di tortura in quanto provoca dolore intenso e palpitazioni incontrollate.
L’amministrazione penitenziaria, coinvolta per le normative relative all’uso del taser negli istituti di detenzione, ha precisato che il dispositivo può essere impiegato solo in casi di somma urgenza, mai a scopo intimidatorio o preventivo, e che ogni scarica viene registrata mediante body worn camera per garantire trasparenza.
Gli stessi protocolli prevedono l’obbligo di intervento immediato di personale sanitario in loco qualora il soggetto manifesti sintomi come difficoltà respiratorie o perdita di coscienza, ma critici indipendenti sostengono che le regole non vengano sempre seguite con rigore.
La ministra della Salute, pur riconoscendo il valore deterrente del taser, ha invitato a sviluppare un tavolo tecnico interministeriale per valutare l’introduzione di sensori biometrici integrati o defibrillatori portatili da utilizzare contemporaneamente alla scarica elettrica, con l’obiettivo di ridurre il rischio di esiti infausti.
L’opposizione, tra cui alcuni gruppi parlamentari di sinistra e ambientalisti, ha già annunciato la presentazione di un disegno di legge che vieti l’uso del taser nei centri urbani e nelle aree densamente popolate, sostenendo che gli agenti debbano affidarsi esclusivamente a metodi di contenimento fisico e a spray al peperoncino.
I sindacati di polizia, dal canto loro, hanno organizzato una manifestazione di solidarietà verso gli operatori, sottolineando che l’arma elettrica ha contribuito a una significativa diminuzione delle ferite da arma da fuoco nei confronti dei cittadini nel primo anno di utilizzo e che la sua rimozione indebolirebbe gravemente le misure di sicurezza.
Gli eventi degli ultimi giorni hanno dunque aperto un fronte di discussione tra esigenze di sicurezza pubblica, tutele dei diritti individuali e adeguatezza normativa. Mentre le inchieste ufficiali proseguono per stabilire eventuali responsabilità, il confronto politico e istituzionale rimane acceso, con il governo che punta a mantenere inalterata la legge istitutiva e le forze critiche che chiedono revisioni o addirittura la revoca dello strumento.
Nel frattempo, le famiglie delle vittime hanno annunciato l’intenzione di costituirsi parte civile davanti ai tribunali amministrativi e ordinari, auspicando che venga fatta piena luce sulle dinamiche dei decessi e che si adottino misure in grado di prevenire il ripetersi di tragedie simili.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!