L’ondata di maltempo che sta colpendo l’Italia in queste ore ha messo nuovamente in evidenza un problema strutturale che affligge i centri urbani del nostro Paese: gli allagamenti non sono soltanto il risultato di precipitazioni eccezionali, ma spesso la conseguenza diretta di una manutenzione inadeguata delle infrastrutture di drenaggio urbano. La questione della mancata pulizia di tombini e caditoie rappresenta uno dei nodi critici del sistema di gestione delle acque meteoriche urbane.
Secondo la giurisprudenza consolidata, la responsabilità della manutenzione di questi elementi fondamentali del drenaggio urbano ricade direttamente sui Comuni, come stabilito dall’articolo 14 del Codice della strada che impone agli enti proprietari delle strade la loro manutenzione, controllo, gestione e pulizia. Il Tribunale di Napoli con sentenza 14990/2014 ha chiarito definitivamente che quando un guasto dei sistemi di drenaggio dipende da un difetto delle caditoie, ovvero i dispositivi che servono a smaltire le acque piovane, viene esclusa del tutto l’imprevedibilità del difetto, obbligando l’amministrazione pubblica a risarcire eventuali danni.
La problematica assume dimensioni ancora più preoccupanti se si considera che la maggior parte delle reti fognarie italiane è di tipo misto, ovvero raccoglie sia le acque nere che quelle bianche meteoriche. Durante eventi piovosi intensi, questi sistemi subiscono un sovraccarico che può portare a rigurgiti nelle strade e negli edifici, con conseguenti danni economici e rischi sanitari per la popolazione. I dati dell’Associazione Nazionale degli Enti d’Ambito evidenziano che molti soggetti istituzionali lamentano malfunzionamenti delle reti fognarie derivanti da rigurgiti durante i periodi di pioggia, generalmente dovuti a due fattori principali: la mancanza di pulizia periodica dei singoli manufatti della rete e il dimensionamento non adeguato delle tubazioni.
Il problema dell’impermeabilizzazione progressiva dei suoli urbani aggrava ulteriormente la situazione. L’espansione delle superfici asfaltate e cementificate ha drasticamente ridotto la capacità naturale del terreno di assorbire l’acqua piovana, generando deflussi superficiali eccessivi che convergono verso sistemi di drenaggio spesso inadeguati o mal mantenuti. Questo fenomeno, combinato con l’intensificazione degli eventi meteorici estremi dovuti ai cambiamenti climatici, crea una combinazione esplosiva che mette a dura prova le infrastrutture urbane esistenti.
Le conseguenze di questa negligenza manutentiva sono molteplici e gravi. Oltre ai danni materiali a edifici privati e infrastrutture pubbliche, si registrano frequentemente situazioni di pericolo per la circolazione stradale e pedonale, con il rischio concreto di incidenti dovuti alla presenza di pozze d’acqua o tombini malfunzionanti. Il Codacons ha più volte sottolineato come ogni volta che si verificano precipitazioni, anche di modesta entità, lo scenario sia sempre il medesimo: una città in ginocchio perché tombini e caditoie risultano ostruiti da foglie, rifiuti d’ogni genere e terriccio accumulatosi nel tempo.
La responsabilità giuridica in materia è ben definita dalla normativa italiana. L’articolo 2051 del Codice civile stabilisce la responsabilità oggettiva del custode per i danni cagionati dalla cosa in custodia, e la Cassazione ha più volte chiarito che gli impianti fognari, da chiunque realizzati, una volta inseriti nel sistema delle fognature comunali, rientrano nella sfera di controllo dell’ente pubblico che risponde dei danni eziologicamente collegati, salva la prova del fortuito. Questo significa che i Comuni non possono sottrarsi alla loro responsabilità adducendo l’imprevedibilità degli eventi meteorici quando questi si verificano su sistemi di drenaggio non adeguatamente mantenuti.
La manutenzione delle reti fognarie richiede interventi sistematici e programmati che comprendono la pulizia periodica dei manufatti, la rimozione dei detriti dai collettori, la manutenzione delle vasche di prima pioggia e il controllo degli impianti di sollevamento. Tuttavia, molte amministrazioni locali tendono a rimandare questi interventi per ragioni di bilancio, creando un circolo vizioso in cui i costi di emergenza superano di gran lunga quelli della prevenzione. I professionisti del settore stimano che una manutenzione regolare con cadenza semestrale o annuale delle caditoie e dei tombini possa prevenire la maggior parte degli allagamenti urbani, riducendo drasticamente i costi sociali ed economici delle emergenze.
L’insufficienza idraulica delle reti più vecchie rappresenta un ulteriore elemento critico. Molte infrastrutture fognarie sono state progettate decenni fa su parametri dimensionali e temporali che non tengono conto dell’attuale grado di urbanizzazione e dei nuovi regimi pluviometrici. L’aumento delle superfici impermeabili e l’intensificazione degli eventi meteorici impongono una revisione sostanziale dell’approccio progettuale, con l’adozione di sistemi di drenaggio urbano sostenibile che possano integrare le infrastrutture tradizionali con soluzioni innovative di gestione delle acque meteoriche.
Gli sfioratori di piena rappresentano un elemento particolarmente problematico del sistema fognario misto italiano. Questi dispositivi, progettati per scaricare l’eccesso d’acqua durante eventi piovosi intensi, spesso si attivano prematuramente a causa della mancata manutenzione, scaricando acque inquinate nei corsi d’acqua o creando allagamenti urbani quando i fiumi sono in piena. L’Italia registra i maggiori volumi di acque derivanti dagli sfioratori di piena riversati nei corpi idrici superficiali in Europa, seguito da Francia e Germania, evidenziando una criticità sistemica che richiede interventi strutturali urgenti.
Le soluzioni disponibili spaziano dalla manutenzione preventiva sistematica all’adozione di tecnologie innovative per il drenaggio urbano sostenibile. I sistemi SuDS (Sustainable Urban Drainage Systems) rappresentano una risposta moderna al problema, integrando soluzioni naturali e artificiali per la gestione delle acque meteoriche che riducono il carico sulle reti tradizionali. Tuttavia, l’implementazione di queste tecnologie richiede una pianificazione integrata che coinvolga non soltanto gli aspetti tecnici, ma anche quelli normativi, economici e gestionali, superando la frammentazione delle competenze che caratterizza attualmente il settore.
La questione degli allagamenti urbani non può essere ridotta a una mera conseguenza del maltempo, ma deve essere inquadrata come il risultato di scelte politiche e gestionali che privilegiano l’intervento emergenziale rispetto alla prevenzione. La mancata manutenzione di tombini e impianti fognari rappresenta una forma di miopia amministrativa che produce costi economici, sociali e ambientali enormemente superiori a quelli che comporterebbe una gestione ordinaria e programmata delle infrastrutture urbane. Solo attraverso un approccio integrato che combini investimenti infrastrutturali, manutenzione preventiva e innovazione tecnologica sarà possibile garantire alle città italiane la resilienza necessaria per affrontare le sfide climatiche del futuro.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!