Donald Trump riaccende lo scontro con i media americani, aprendo un nuovo e clamoroso fronte contro due delle principali emittenti televisive del Paese: Abc e Nbc. In un post pubblicato su Truth Social, la piattaforma che utilizza come canale diretto di comunicazione con la sua base, l’ex presidente ha accusato le due reti di essere “le peggiori e più faziose della storia”, sostenendo che trasmetterebbero il “97% di storie negative” sul suo conto. Una narrazione che, a detta del tycoon, sarebbe in netto contrasto con quella che definisce “una delle migliori performance presidenziali negli ultimi otto mesi”.
Trump, già in piena campagna per la corsa alla Casa Bianca del 2024, alza così i toni contro un’informazione che considera pregiudizialmente ostile. “Nonostante un’altissima popolarità – scrive – le fake news continuano a colpire”. Poi l’affondo più pesante: “Se queste reti si comportano come un braccio del Partito Democratico, secondo molti la Federal Communications Commission (FCC) dovrebbe revocare loro la licenza”. Una minaccia esplicita che, pur priva di potere esecutivo immediato – la FCC è un ente indipendente – agita lo spettro di un intervento politico sui media.
Il linguaggio di Trump rievoca battaglie già viste durante il suo primo mandato, quando definiva la stampa “nemica del popolo”. Ma in questa fase, con una polarizzazione sempre più marcata e un sistema informativo già sotto pressione, le sue parole assumono un peso nuovo, soprattutto per la loro portata intimidatoria. In democrazia, la libertà di stampa resta un pilastro irrinunciabile, e l’idea di legare la concessione delle licenze televisive al favore politico rappresenta un terreno pericoloso.
Il rischio, ancora una volta, è che l’informazione indipendente venga trasformata in un campo di battaglia ideologico. E che le parole di un leader con un vasto seguito possano alimentare un clima in cui il dissenso è visto non come un diritto, ma come un bersaglio.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
