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Bologna, il Comune distribuirà gratuitamente pipe per il crack: scoppia la polemica

Il Comune di Bologna distribuirà gratuitamente pipe per crack scatenando dure polemiche politiche con l’opposizione che annuncia denunce per istigazione a delinquere.

Il Comune di Bologna si trova al centro di una accesa polemica politica dopo l’annuncio della distribuzione gratuita di pipe per il consumo di crack, nell’ambito di una sperimentazione volta alla riduzione del danno sanitario. La misura, che prevede la consegna di trecento pipe in alluminio per un costo complessivo di 3.500 euro, è stata presentata dall’amministrazione guidata dal sindaco Matteo Lepore come un intervento sanitario necessario per contrastare l’aumento dei consumatori di crack nella città, ma ha immediatamente scatenato le reazioni dell’opposizione che parla di “incentivo al consumo di droghe” e di “comune spacciatore”.

La sperimentazione, già avviata in forma pilota nel 2024, entrerà ora nella fase operativa con la distribuzione delle pipe sterili da parte degli operatori di strada dell’Azienda Sanitaria Locale e presso gli spazi del progetto “Fuori binario” in via Carracci. Secondo i dati forniti dall’Azienda USL di Bologna, i tossicodipendenti in carico per il consumo di crack sono aumentati da 353 nel 2023 a 456 nel 2024, per raggiungere quota 518 al 30 giugno 2025, di cui 134 nuovi casi, configurando un incremento del venticinque per cento rispetto all’anno precedente che ha reso necessario un intervento strutturato secondo l’amministrazione comunale.

L’assessora al Welfare, Salute, Sicurezza urbana e Protezione civile Matilde Madrid ha illustrato le motivazioni scientifiche dell’iniziativa, spiegando come la distribuzione di strumenti sterili per il consumo rappresenti un approccio consolidato nella riduzione del danno, paragonabile alla distribuzione di siringhe sterili per i consumatori di eroina introdotta negli anni Novanta. Madrid ha sottolineato che “il cinquantacinque per cento dei consumatori sono cittadini italiani” e che l’utilizzo di pipe sterili consente di ridurre significativamente le patologie secondarie associate al consumo della sostanza, quali sanguinamenti, tracheiti e infezioni causate dall’uso di materiali improvvisati come bottigliette di plastica, lattine e altri oggetti inadeguati che, una volta surriscaldati, peggiorano ulteriormente gli effetti dannosi sulla salute respiratoria.

L’approccio adottato dal Comune di Bologna si inserisce nel quadro delle politiche europee di riduzione del danno, un insieme di interventi, programmi e politiche che cercano di ridurre i danni sanitari, sociali ed economici provocati dal consumo di droga a persone e comunità, come definito dall’Osservatorio Europeo delle Droghe e delle Tossicodipendenze. Questa strategia, che ha come priorità principale mantenere in vita le persone che usano droghe e tutelarne la salute, si caratterizza per l’erogazione incondizionata di servizi ai consumatori di stupefacenti senza giudicare, forzare o discriminare, né imporre che smettano di assumere droghe come precondizione per il supporto.

La misura bolognese prevede inoltre la distribuzione di kit per il drug checking, che consentono ai consumatori di analizzare le sostanze prima dell’assunzione per verificarne composizione e purezza, riducendo ulteriormente i rischi per la salute. Per le persone che si rivolgeranno al servizio di via Carracci saranno disponibili anche spazi di decompressione, pasti, cineforum e laboratori, con l’obiettivo di costruire una relazione di fiducia con l’utente per accompagnarlo lungo eventuali percorsi di cura. Bologna, in qualità di capofila della Rete Elide, un network di enti locali per l’innovazione nel campo del consumo nato nel 2023, porterà alla Conferenza nazionale sulle dipendenze di novembre la richiesta di legalizzare le stanze del consumo, una realtà già presente in oltre cento città europee.

La reazione dell’opposizione è stata immediata e durissima. Fratelli d’Italia, attraverso il senatore Marco Lisei, ha annunciato l’intenzione di presentare una denuncia contro il sindaco Lepore e la giunta comunale per istigazione a delinquere, definendo l’iniziativa “una follia” e accusando il Comune di essere diventato un “comune spacciatore” che “tiene i tossicodipendenti nella gabbia della droga”. Lisei ha inoltre annunciato la presentazione di un’interrogazione parlamentare nel merito, sostenendo che dopo “la promozione della cannabis in più occasioni da parte della sinistra bolognese e le ripetute battaglie per la legalizzazione delle droghe, la sinistra adesso ha deciso di fare il passo successivo e di agevolarne addirittura direttamente il consumo”.

Anche l’europarlamentare di Fratelli d’Italia Stefano Cavedagna ha definito la misura “inaccettabile e oltre ogni scelta assennata”, mentre i consiglieri regionali del partito, la capogruppo Marta Evangelisti e Francesco Sassone, hanno contestato con forza le politiche messe in campo dal Comune, chiedendo che la Regione Emilia-Romagna, con il presidente Michele de Pascale, prenda le distanze da queste scelte, affermando che “non farlo vorrebbe dire essere complice” di una strategia che “facilita l’uso della droga invece di contrastarla”.

La Lega si è schierata sulla stessa linea, con il capogruppo a Palazzo d’Accursio Matteo Di Benedetto e l’europarlamentare Anna Cisint che hanno definito l’iniziativa “una follia dal punto di vista umano e politico”, sostenendo che si tratta di uno spreco di soldi pubblici per distribuire strumenti che servono a consumare droghe pesanti e che “può costituire di fatto una facilitazione per chi consuma queste droghe o vuole consumarle”. Il commissario provinciale della Lega a Bologna, il deputato Davide Bergamini, ha accusato la giunta del Partito Democratico di “decidere di agevolare il consumo invece di combattere la droga”, definendo Bologna “sempre più nelle mani della microcriminalità e dell’illegalità diffuse”.

Non da meno Forza Italia, con il presidente dei senatori Maurizio Gasparri che ha definito la decisione “una vergogna” e ha accusato il Comune di “mettersi a fare l’aiutante degli spacciatori”. Il responsabile nazionale Forza Italia Giovani Daniele Aiello ha sottolineato come l’iniziativa possa “sembrare una barzelletta oppure il sogno di tutti gli spacciatori”, mentre il capogruppo di Forza Italia in Consiglio comunale Nicola Stanzani ha espresso perplessità sulla reale efficacia della riduzione del danno, chiedendosi “cosa hanno da proporre i nostri servizi sociali a queste persone una volta intercettate”.

Anche i gruppi civici hanno espresso forte contrarietà, con Elena Ugolini, capogruppo di “Rete Civica” ed ex candidata alle elezioni regionali, che ha accusato l’assessora Madrid di “utilizzare risorse pubbliche per coltivare le dipendenze” invece di investire in prevenzione, educazione e percorsi per aiutare le persone a liberarsi dalla dipendenza. I consiglieri Gian Marco De Biase e Samuela Quercioli hanno sollevato dubbi sulla costituzionalità della misura, sostenendo che “distribuire pipe non significa contenere i danni, ma normalizzare l’uso di una sostanza devastante” e che “le dipendenze non si combattono rendendo più semplice l’assunzione, bensì affrontando le cause sociali e sanitarie che le generano”.

Dal mondo scientifico arrivano però anche voci di sostegno all’approccio della riduzione del danno, seppure con alcune riserve sull’efficacia di interventi isolati. Massimo Barra, fondatore di Villa Maraini-Cri, ha definito la misura bolognese “una misura spot che serve ai comuni per fare bella figura o per far vedere che sono sensibili ai problemi dei tossicomani, ma servono a poco”, sottolineando che “è perfettamente inutile distribuire le pipe se poi a valle non hai la possibilità di curare la gente, di incontrarla quotidianamente e di ridurre globalmente il danno dell’assunzione”. Secondo Barra, ai tossicodipendenti “serve la cura, che è una cosa seria, che va fatta giorno dopo giorno, con le porte aperte, in posti che siano accoglienti”, e l’efficacia degli interventi dipende dall’esistenza di “una strategia complessiva di riduzione del danno”.

L’iniziativa del Comune di Bologna si inserisce in un contesto europeo in cui la riduzione del danno rappresenta una componente consolidata delle politiche sulle droghe, come previsto dalla Strategia europea sulle droghe 2021-2025 che ha elevato la riduzione del danno dalla tradizionale ancillarità alla “riduzione della domanda” facendone un asse strategico autonomo. Tuttavia, secondo il rapporto 2022 di Correlation (European Harm Reduction Network), i servizi di riduzione del danno risultano numericamente insufficienti pressoché in tutta Europa, e la limitatezza e discontinuità dei finanziamenti costituisce una delle problematiche principali che le équipe operanti nel settore si trovano a fronteggiare.

Il dibattito che si è aperto attorno alla sperimentazione bolognese riflette una più ampia tensione politica e culturale sulle strategie di contrasto alle tossicodipendenze, tra chi sostiene la necessità di approcci pragmatici volti alla tutela della salute pubblica e alla riduzione dei danni collaterali del consumo di sostanze, e chi ritiene che tali misure possano rappresentare una forma di legittimazione implicita del consumo di droghe. Mentre l’assessora Madrid ha ribadito che l’obiettivo della misura è “intercettare i consumatori” per costruire percorsi di assistenza e possibili cure, l’opposizione continua a denunciare quella che considera una resa dello Stato di fronte al fenomeno della tossicodipendenza e una scelta che rischia di normalizzare comportamenti illegali e dannosi per la salute individuale e collettiva.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!