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Quando Inizia l’Autunno? La Differenza tra Autunno Meteorologico e Astronomico

L’autunno inizia secondo due criteri distinti: quello meteorologico il primo settembre e quello astronomico con l’equinozio del 22 settembre 2025.

Nell’attuale panorama scientifico, la questione relativa all’effettivo inizio dell’autunno rappresenta una delle discussioni più frequenti tra meteorologi e astronomi, generando spesso confusione tra il grande pubblico

Due approcci metodologici distinti regolano infatti la suddivisione stagionale, ciascuno basato su criteri scientifici specifici e finalità operative differenti. Da un lato troviamo l’autunno meteorologico, che ha preso avvio l’1 settembre 2025, dall’altro l’autunno astronomico, la cui data d’inizio è fissata per lunedì 22 settembre 2025 alle ore 20:19 secondo il fuso orario italiano.

La stagione meteorologica risponde principalmente a esigenze statistiche e operative della comunità scientifica internazionale. Questa suddivisione divide l’anno solare in quattro trimestri perfettamente omogenei dal punto di vista temporale, facilitando notevolmente l’elaborazione di dati climatici e il confronto statistico tra periodi differenti. L’autunno meteorologico comprende invariabilmente i mesi di settembre, ottobre e novembre, seguito dall’inverno che interessa dicembre, gennaio e febbraio, dalla primavera che abbraccia marzo, aprile e maggio, e dall’estate che si estende su giugno, luglio e agosto.

Questa metodologia presenta indubbi vantaggi pratici per meteorologi e climatologi, consentendo analisi comparative più immediate e fornendo un quadro di riferimento costante per la raccolta e l’interpretazione dei dati atmosferici. La scelta del primo settembre come data d’inizio dell’autunno meteorologico si basa su osservazioni statistiche che evidenziano come, mediamente, le condizioni atmosferiche tipicamente autunnali si manifestino con circa due o tre settimane di anticipo rispetto agli eventi astronomici che caratterizzano l’equinozio.

Per quanto riguarda l’autunno astronomico, questo coincide con l’equinozio d’autunno, fenomeno celeste che si verifica quando il Sole si posiziona esattamente allo zenit dell’equatore terrestre. Il termine deriva dal latino “aequa nox”, che significa letteralmente “notte uguale al giorno”, riferendosi al fatto che durante questo evento astronomico la durata del periodo diurno equivale quasi perfettamente a quella del periodo notturno in tutto il pianeta, raggiungendo le canoniche dodici ore ciascuno.

L’equinozio d’autunno del 2025 si verificherà precisamente lunedì 22 settembre alle ore 20:19 secondo il fuso orario italiano. Durante questo momento astronomico, i raggi solari raggiungeranno perpendicolarmente l’asse di rotazione terrestre, determinando una condizione di equilibrio luminoso che si ripete soltanto due volte nell’anno solare: all’equinozio di primavera, generalmente compreso tra il 19 e il 21 marzo, e a quello d’autunno, che oscilla tra il 21 e il 24 settembre.

La variabilità delle date relative agli eventi astronomici deriva dalla peculiarità del moto di rivoluzione terrestre, che non impiega esattamente 365 giorni per completare un’orbita attorno al Sole, ma precisamente 365,256 giorni. Questa discrepanza rispetto ai 365 giorni del calendario gregoriano comporta inevitabilmente uno slittamento temporale che viene compensato attraverso l’introduzione degli anni bisestili ogni quattro anni, aggiungendo il 29 febbraio per ristabilire l’allineamento temporale.

Nel corso del ventunesimo secolo, l’equinozio d’autunno nell’emisfero settentrionale si verificherà più frequentemente il 22 settembre, per un totale di settantasei occorrenze, mentre soltanto due volte cadrà il 21 settembre e ventidue volte il 23 settembre. Una curiosità astronomica riguarda il fatto che il prossimo equinozio del 24 settembre non si verificherà prima del 2303, rendendo questo evento estremamente raro nella prospettiva temporale umana.

Un aspetto particolarmente interessante riguarda il fenomeno della rifrazione atmosferica, che influenza la percezione della durata effettiva del giorno durante l’equinozio. Nonostante teoricamente il periodo diurno dovrebbe equivalere esattamente a quello notturno, la rifrazione della luce solare determinata dall’atmosfera terrestre prolunga visivamente la presenza del disco solare anche quando questo si trova già sotto la linea dell’orizzonte. Questo fenomeno ottico comporta che l’illuminazione solare si protragga per circa dodici ore e undici minuti, mentre la vera condizione di “equiluce”, con durata perfettamente identica tra ore di luce e ore di buio, si verifica alcuni giorni dopo l’equinozio stesso.

Dal giorno successivo all’equinozio d’autunno, nell’emisfero settentrionale le ore di luce iniziano a diminuire progressivamente con un ritmo medio di quattro minuti al giorno, continuando questo declino fino al raggiungimento del solstizio d’inverno del 21 dicembre, quando si registrerà la giornata più breve dell’anno. Contemporaneamente, nell’emisfero australe si verifica il fenomeno opposto, con l’incremento graduale delle ore di luce che segna l’approssimarsi della stagione estiva.

Le implicazioni pratiche di questa doppia metodologia di calcolo stagionale si riflettono in diversi ambiti della società contemporanea. Il sistema meteorologico viene utilizzato principalmente per scopi statistici, previsioni climatiche a lungo termine, pianificazione agricola e analisi comparative dei dati atmosferici raccolti nel corso degli anni. La comunità scientifica internazionale preferisce questo approccio per la sua stabilità temporale e la facilità di elaborazione dei dati, elementi fondamentali per costruire modelli climatici affidabili e previsioni meteorologiche accurate.

Al contrario, l’approccio astronomico mantiene un’importanza culturale e simbolica profonda, legata alle tradizioni millenarie dell’umanità nell’osservazione dei fenomeni celesti. Numerose civiltà hanno storicamente utilizzato equinozi e solstizi come punti di riferimento per la pianificazione delle attività agricole, le celebrazioni religiose e l’organizzazione sociale, conferendo a questi eventi una valenza che trascende la mera misurazione temporale per assumere significati antropologici e culturali più ampi.

I cambiamenti climatici in atto stanno tuttavia influenzando la percezione tradizionale delle stagioni, con fenomeni meteorologici che sembrano anticipare o posticipare le caratteristiche tipiche di ciascun periodo dell’anno. Nonostante queste variazioni, la suddivisione meteorologica mantiene la sua validità scientifica e operativa, fornendo un quadro di riferimento costante per il monitoraggio delle tendenze climatiche a lungo termine e l’identificazione di eventuali anomalie rispetto ai pattern storici consolidati.

In definitiva, entrambi i sistemi di classificazione stagionale possiedono validità scientifica e utilità pratica specifiche, rispondendo a esigenze diverse ma complementari nell’ambito della ricerca meteorologica, climatologica e astronomica. La comprensione di questa dualità metodologica risulta fondamentale per interpretare correttamente le informazioni relative ai cambiamenti stagionali e per apprezzare la complessità dei meccanismi che regolano i cicli naturali del nostro pianeta.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!