La scomparsa di Giorgio Armani il 4 settembre scorso ha dato avvio a una delle successioni imprenditoriali più complesse e strategicamente pianificate del panorama industriale italiano. I due testamenti olografi dello stilista piacentino, redatti rispettivamente il 15 marzo e il 5 aprile 2025 e pubblicati dal notaio Elena Terrenghi il 9 settembre, hanno svelato un articolato meccanismo successorio che trasferisce l’intera proprietà della Giorgio Armani Spa alla Fondazione omonima, mentre affida al compagno e braccio destro Pantaleo Dell’Orco il controllo operativo dell’azienda con il 40% dei diritti di voto.
La struttura societaria delineata dal testamento prevede che la Fondazione Giorgio Armani detenga il 9,9% delle azioni in piena proprietà e il restante 90% in nuda proprietà, con l’usufrutto ripartito tra Dell’Orco, i nipoti dello stilista Silvana Armani e Andrea Camerana, e la sorella Rosanna Armani. Questa articolata configurazione giuridica consente alla Fondazione di mantenere la proprietà formale dell’impero da 2,3 miliardi di euro di fatturato, garantendo al contempo una governance operativa affidata alle persone di maggiore fiducia del defunto imprenditore.
Pantaleo Dell’Orco, settantaduenne originario di Bisceglie e storico collaboratore di Armani da oltre quarantacinque anni, assume così il ruolo di figura dominante nella gestione dell’azienda. La sua quota del 40% dei diritti di voto lo pone in posizione di controllo relativo, mentre la Fondazione mantiene il 30% e i nipoti Silvana Armani e Andrea Camerana detengono ciascuno il 15%. A Roberta Armani e Rosanna Armani sono state assegnate azioni prive di diritto di voto, configurando un assetto che privilegia la continuità gestionale rispetto alla frammentazione ereditaria.
L’aspetto più sorprendente del testamento emerge tuttavia dalle disposizioni relative alla futura evoluzione societaria. Armani ha infatti stabilito che la Fondazione dovrà procedere alla cessione del 15% del capitale sociale entro diciotto mesi dall’apertura della successione, con priorità accordata a tre colossi industriali specificamente individuati: il gruppo francese LVMH, la franco-italiana EssilorLuxottica e il gigante cosmetico francese L’Oréal. La vendita potrà essere perfezionata anche con altre società operanti nel settore della moda e del lusso di pari standing, purché già legate al gruppo Armani da rapporti di partnership.
Queste disposizioni testimoniano la lungimiranza strategica di Giorgio Armani, che aveva evidentemente compreso la necessità di aprire gradualmente il capitale a partner industriali di rilievo internazionale per garantire la competitività globale del marchio. La scelta dei potenziali acquirenti non appare casuale: LVMH rappresenta il più importante conglomerato del lusso mondiale, EssilorLuxottica vanta già un consolidato rapporto di partnership con Armani nell’eyewear dal 1988, mentre L’Oréal possiede competenze complementari nel settore beauty e fragranze.
La designazione di Dell’Orco come figura centrale della transizione appare naturale considerando il ruolo che ha ricoperto nell’organizzazione aziendale. Entrato nel gruppo nel 1977 inizialmente come modello, ha progressivamente acquisito responsabilità crescenti fino a diventare consigliere delegato e responsabile dell’ufficio stile uomo. La sua nomina a presidente della Pallacanestro Olimpia Milano nel 2019 aveva già segnalato la fiducia accordatagli da Armani nella gestione di asset strategici del gruppo.
Il patrimonio oggetto della successione supera i tredici miliardi di euro e comprende non soltanto la partecipazione nella Giorgio Armani Spa, ma anche un articolato portafoglio immobiliare internazionale. Tra gli asset più significativi figurano la villa di Pantelleria, la residenza di Forte dei Marmi, la storica dimora di via Borgonuovo a Milano, Villa Rosa nell’Oltrepò pavese e proprietà a Saint Moritz, Parigi e Saint-Tropez. Di particolare rilevanza simbolica risulta l’acquisizione della Capannina di Forte dei Marmi, perfezionata dallo stilista pochi giorni prima della morte e dove negli anni Sessanta aveva conosciuto Sergio Galeotti, il compagno di vita e di lavoro scomparso nel 1985.
La Fondazione Giorgio Armani, istituita nel 2016 con la missione di garantire continuità e indipendenza al gruppo, assume ora un ruolo centrale nella preservazione dei valori aziendali. La sua governance vede la presenza di Dell’Orco, del nipote Andrea Camerana e di Irving Bellotti, amministratore delegato di Rothschild Italia. Questo triumvirato dovrà bilanciare l’esigenza di mantenere l’identità stilistica del marchio con le necessità di sviluppo commerciale in un mercato del lusso sempre più competitivo e concentrato.
La successione Armani si distingue per la sua complessità giuridica e la chiarezza degli obiettivi strategici. L’assenza di eredi diretti ha consentito allo stilista di strutturare liberamente il passaggio generazionale, privilegiando competenza e fedeltà rispetto ai vincoli familiari. La previsione di una graduale apertura del capitale a partner industriali qualificati dimostra inoltre una visione imprenditoriale che trascende gli aspetti puramente successori per abbracciare le sfide future del settore.
I mercati finanziari osservano con attenzione l’evolversi della situazione, considerando che eventuali operazioni di consolidamento potrebbero ridisegnare gli equilibri del lusso europeo. LVMH, già protagonista di numerose acquisizioni strategiche, potrebbe trovare in Armani un complemento ideale al proprio portafoglio di marchi premium. EssilorLuxottica, forte della partnership esistente nell’eyewear, potrebbe invece valutare un’integrazione verticale che rafforzerebbe la sua presenza nel fashion luxury. L’Oréal, infine, potrebbe considerare l’operazione come un’opportunità di diversificazione verso l’abbigliamento di alta gamma.
La transizione operativa procede intanto secondo i piani prestabiliti. Le sfilate previste per la Milano Fashion Week di settembre sono state confermate: Emporio Armani il 25 settembre nell’Armani Teatro e Giorgio Armani il 28 settembre nella Pinacoteca di Brera, in concomitanza con la mostra celebrativa dei cinquant’anni della maison. Questi eventi rappresenteranno il primo banco di prova per la nuova gestione, chiamata a dimostrare la continuità creativa e organizzativa dell’azienda.
La città di Milano ha già annunciato l’iscrizione di Giorgio Armani al Famedio del Cimitero Monumentale, il pantheon dei milanesi illustri, mentre per l’intitolazione di una via sarà necessario attendere i dieci anni previsti dalla normativa. Il sindaco Giuseppe Sala ha proclamato il lutto cittadino per il giorno dei funerali, celebrati in forma strettamente privata l’otto settembre scorso.
La successione Armani rappresenta un caso di studio esemplare nella gestione del passaggio generazionale delle imprese familiari italiane. La combinazione di strumenti giuridici sofisticati, vision strategica e pragmatismo operativo delineata nei testamenti dello stilista potrebbe influenzare le future pianificazioni successorie di altri imprenditori del settore. Il successo di questa transizione dipenderà ora dalla capacità di Dell’Orco e della Fondazione di preservare l’unicità creativa del marchio Armani pur adattandolo alle dinamiche competitive del mercato globale del lusso.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!