La rivoluzione delle bottiglie di plastica prosegue con una nuova trasformazione che andrà oltre il controverso tappo attaccato al contenitore. Dal primo gennaio 2025, una direttiva dell’Unione Europea stabilisce che tutte le bottiglie in PET fino a tre litri di capacità devono contenere almeno il 25% di plastica riciclata, una percentuale destinata a salire al 30% entro il 2030. La misura rappresenta un tassello fondamentale della Direttiva SUP (Single Use Plastic), che mira a trasformare radicalmente l’industria degli imballaggi monouso per ridurre l’impatto ambientale e promuovere l’economia circolare.
Il cambiamento più evidente riguarderà l’aspetto delle bottiglie, che potranno presentare colorazioni più scure o tendenti al giallastro rispetto alla trasparenza cristallina a cui i consumatori sono abituati. Questo fenomeno, del tutto normale e previsto dalla normativa, deriva direttamente dall’utilizzo di materiale riciclato nella produzione. Le bottiglie mantengono tuttavia le stesse caratteristiche di resistenza, sicurezza e igiene dei contenitori tradizionali, garantendo la medesima qualità del prodotto contenuto.
La normativa europea si inserisce in un contesto ambientale sempre più preoccupante, dove la produzione annuale di plastica ha raggiunto livelli record. In Italia vengono prodotte circa 13 miliardi di bottiglie di plastica ogni anno, contribuendo significativamente all’accumulo di rifiuti plastici che si stima raggiungerà i 12 miliardi di tonnellate entro il 2050. L’obiettivo della direttiva è duplice: ridurre la produzione di nuova plastica e incentivare il riutilizzo di materiale già esistente, contribuendo così alla diminuzione delle microplastiche disperse nell’ambiente.
Il settore industriale si sta adeguando rapidamente alle nuove prescrizioni, con le maggiori aziende produttrici che hanno già avviato processi di trasformazione dei loro impianti. Alcune nazioni nordeuropee, come la Norvegia, hanno anticipato i tempi utilizzando già oggi fino all’980% di plastica riciclata nelle loro bottiglie, dimostrando la fattibilità tecnica ed economica di percentuali ancora più elevate di quelle richieste dalla normativa europea.
La trasformazione non si limita alla composizione delle bottiglie. La direttiva SUP stabilisce obiettivi ambiziosi per la raccolta differenziata, imponendo agli Stati membri di raggiungere il 77% di raccolta delle bottiglie di plastica monouso entro il 2025 e il 90% entro il 2029. Questo aspetto risulta cruciale per garantire un adeguato approvvigionamento di materiale riciclato alle industrie, creando un circolo virtuoso che sostiene l’economia circolare.
Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha fornito chiarimenti specifici sull’implementazione della normativa, stabilendo che ciascun operatore economico deve garantire l’utilizzo della quota minima del 25% di R-PET sul peso totale delle bottiglie immesse al consumo sul territorio nazionale. Il calcolo viene effettuato come media per tutte le bottiglie in PET commercializzate, permettendo una certa flessibilità operativa alle aziende.
L’industria italiana del riciclo sta investendo significativamente per rispondere alla crescente domanda di materiale rigenerato. Il consorzio Coripet ha registrato una crescita del 100% nella raccolta selettiva nel 2023, con oltre 141 milioni di bottiglie riciclate attraverso 1206 ecocompattatori installati sul territorio. L’obiettivo è raggiungere 5000 macchine per incrementare ulteriormente la percentuale di materiale recuperato.
La produzione di RPET comporta vantaggi ambientali significativi rispetto alla plastica vergine. Una bottiglia in materiale riciclato consuma fino al 75% di energia in meno durante la produzione, riducendo contestualmente le emissioni di CO2. Il processo non richiede l’utilizzo di petrolio greggio, diminuendo la pressione sulle risorse naturali e contribuendo alla riduzione dell’impronta carbonica dell’industria degli imballaggi.
Le microplastiche rappresentano una delle principali minacce ambientali contemporanee, con circa 171mila miliardi di frammenti che galleggiano attualmente negli oceani. Questi frammenti, definiti come particelle di dimensioni inferiori ai 5 millimetri, si infiltrano nella catena alimentare causando danni agli ecosistemi marini e potenziali rischi per la salute umana. La riduzione della produzione di nuova plastica attraverso l’utilizzo di materiale riciclato rappresenta una strategia fondamentale per limitare il rilascio di nuove microparticelle nell’ambiente.
Il settore alimentare e delle bevande si prepara a una fase di transizione che richiederà investimenti tecnologici e adeguamenti dei processi produttivi. Le aziende dovranno garantire che il materiale riciclato utilizzato mantenga gli standard di sicurezza alimentare, utilizzando prevalentemente PET post-industriale per questioni di igiene e qualità. La sfida consiste nel bilanciare sostenibilità ambientale e sicurezza del prodotto, mantenendo costi competitivi per i consumatori.
Parallelamente all’obbligo del contenuto riciclato, l’Unione Europea ha recentemente raggiunto un accordo per un nuovo regolamento contro la dispersione dei pellet di plastica, che costituiscono la terza fonte di inquinamento da microplastiche dopo vernici e pneumatici. Il provvedimento introduce obblighi specifici per le operazioni di bonifica in caso di dispersioni accidentali e piani di gestione dei rischi per gli impianti che manipolano questi granuli.
La trasformazione del settore rappresenta un esempio concreto di come le politiche ambientali europee stiano guidando l’innovazione industriale verso modelli più sostenibili. Il successo dell’iniziativa dipenderà dalla capacità di coordinamento tra istituzioni, industrie e cittadini nel garantire un’efficace raccolta differenziata e nel sostenere la domanda di prodotti realizzati con materiali riciclati, creando le condizioni per una vera economia circolare nel settore degli imballaggi. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!