Scarica l'App NewsRoom.
Non perderti le ULTIME notizie e le ALLERTA METEO in tempo reale.

Scarica GRATIS

Juventus, esonerato Tudor e tutto lo staff: squadra affidata a Massimo Brambilla

Igor Tudor esonerato dalla Juventus dopo otto partite senza vittorie. Massimo Brambilla guiderà la squadra contro l’Udinese, mentre la dirigenza valuta Spalletti, Mancini e Palladino come possibili successori.
Credit © Juventus

La Juventus ha ufficialmente sollevato dall’incarico Igor Tudor, ponendo fine a un’avventura durata poco più di sette mesi che lascia dietro di sé una crisi sportiva senza precedenti nella storia recente del club. L’allenatore croato, giunto alla Continassa lo scorso 23 marzo per sostituire Thiago Motta, paga a caro prezzo un’ottava giornata consecutiva senza vittorie, una striscia che rappresenta il peggior momento attraversato dalla Vecchia Signora in termini di risultati. Insieme a Tudor, hanno lasciato la squadra anche tutti i membri del suo staff tecnico, incluso il vice Ivan Javorcic e i collaboratori che lo avevano affiancato in questa esperienza.

La decisione era nell’aria già da diversi giorni, ma la sconfitta per uno a zero rimediata all’Olimpico contro la Lazio di Maurizio Sarri ha rappresentato la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il gol di Basic al nono minuto, nato da un grave errore di David in fase di costruzione e reso letale da una deviazione sfortunata di Gatti, ha deciso una partita nella quale la Juventus ha dimostrato ancora una volta di essere completamente priva di idee offensive e di mordente agonistico. La prestazione della squadra bianconera è apparsa fiacca e disorganizzata, con il tecnico incapace di trovare soluzioni efficaci nonostante i cambi effettuati nel corso della gara.

I numeri raccontano senza mezzi termini la portata della crisi attraversata dalla formazione torinese sotto la gestione Tudor. Tre vittorie, cinque pareggi e tre sconfitte rappresentano il magro bottino raccolto in questa stagione tra Serie A e Champions League, per una media punti di appena un punto e cinquantotto a partita. Ma è soprattutto il dato offensivo a risultare impietoso: la Juventus non segna da ben quattrocentonovantasette minuti in competizioni ufficiali, una vera e propria eternità per una squadra che ambisce a competere ai massimi livelli. Quattro partite consecutive senza riuscire a gonfiare la rete avversaria hanno finito per svuotare di credibilità qualsiasi progetto tecnico e tattico del tecnico croato.

L’ultima vittoria della Juventus risale ormai a un’altra epoca, per quanto vicina nel calendario: era il 13 settembre, quando all’Allianz Stadium i bianconeri superarono l’Inter con un rocambolesco quattro a tre grazie alla rete al novantunesimo minuto del giovane Vasilije Adzic, capace di battere Sommer con un tiro dalla distanza che si insaccò all’incrocio dei pali. Una partita spettacolare, caratterizzata da sette reti complessive e da continui ribaltamenti di fronte, che sembrava aver inaugurato una stagione all’insegna dell’ottimismo e delle grandi prestazioni. Da quel momento in poi, tuttavia, è iniziato un lento ma inesorabile declino fatto di cinque pareggi consecutivi contro squadre sulla carta inferiori e di tre sconfitte che hanno definitivamente compromesso le ambizioni stagionali della Vecchia Signora.

Il rapporto tra Tudor e la dirigenza bianconera, in particolare con il direttore generale Damien Comolli, si era già deteriorato nelle settimane precedenti all’esonero. Secondo quanto emerso dalle cronache degli ultimi giorni, il tecnico croato avrebbe avuto un confronto molto acceso con Comolli e con gli altri vertici del club al rientro dalla trasferta di Como, dove i bianconeri erano stati sconfitti per due a zero subendo la prima sconfitta stagionale dopo una serie interminabile di pareggi. Le incomprensioni tra allenatore e società erano diventate evidenti anche nelle conferenze stampa, nelle quali Tudor aveva manifestato più volte il proprio disappunto per il mercato estivo condotto dalla dirigenza e per le scelte tecniche che gli erano state imposte dall’alto.

Particolarmente significativa era stata la conferenza stampa alla vigilia della sfida di Champions League contro il Real Madrid al Santiago Bernabeu, quando Tudor aveva dato vita a un’analisi della situazione che era apparsa ai più come le parole di un allenatore già consapevole del proprio destino. Il tecnico aveva infatti attribuito le difficoltà della squadra al sorteggio del calendario, sostenendo che senza gli errori arbitrali nella gara contro il Verona e con un calendario più favorevole la Juventus sarebbe stata al primo posto in classifica. Dichiarazioni che avevano lasciato increduli i dirigenti presenti in sala stampa, tra cui lo stesso Comolli, Francois Modesto e Giorgio Chiellini, i quali assistevano in prima fila a quello che è apparso come un vero e proprio autogol comunicativo del tecnico croato.

La classifica racconta di una Juventus ferma all’ottavo posto con dodici punti dopo otto giornate di campionato, alla pari con Atalanta e Udinese ma lontanissima dalle prime posizioni. Napoli e Roma guidano la graduatoria con diciotto punti, sei lunghezze di vantaggio sui bianconeri che si trovano già fuori dalla corsa scudetto a fine ottobre. Una situazione inaccettabile per una società che ha investito cifre importanti sul mercato e che nutriva ambizioni ben diverse per questa stagione. Anche in Champions League i risultati sono stati deludenti, con appena due punti raccolti nelle prime tre partite che collocano la Juventus al venticinquesimo posto della maxi classifica europea, al momento fuori persino dalla zona che garantirebbe l’accesso ai playoff.

In attesa di individuare il successore definitivo di Tudor, la società bianconera ha deciso di affidare la guida tecnica della prima squadra a Massimo Brambilla, attuale allenatore della Juventus Next Gen che milita nel girone C della Serie C. Il tecnico lombardo, nato a Vimercate il 4 marzo del millenovecentosettantatre, prenderà posto sulla panchina della squadra maggiore già mercoledì 29 ottobre alle ore diciotto e trenta, quando l’Allianz Stadium ospiterà l’Udinese nel turno infrasettimanale della nona giornata di campionato. Si tratta di una soluzione interna e provvisoria, dettata dalla necessità di non lasciare la squadra senza una guida tecnica in un momento così delicato della stagione.

Brambilla rappresenta una figura di grande esperienza nel settore giovanile e conosce perfettamente l’ambiente juventino, avendolo frequentato sia come calciatore che come allenatore. La sua carriera da giocatore lo ha visto militare in diverse squadre tra Serie A e Serie B, collezionando oltre quattrocento presenze da professionista con le maglie di club prestigiosi come Torino, Parma, Siena, Cagliari e Mantova. Centrocampista di equilibrio e di grande intelligenza tattica, Brambilla non è mai stato un giocatore dai numeri offensivi eclatanti ma ha sempre rappresentato un elemento prezioso per le squadre in cui ha militato grazie alla sua capacità di lettura delle situazioni di gioco.

Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo nel duemiladieci, Brambilla ha intrapreso immediatamente la carriera da allenatore, iniziando dal settore giovanile della Pergolettese e proseguendo poi con esperienze significative nelle giovanili del Novara e soprattutto dell’Atalanta. Con la formazione bergamasca ha ottenuto risultati straordinari, vincendo lo scudetto Primavera per due stagioni consecutive nel duemiladiciannove e nel duemilaventi, oltre a due Supercoppe di categoria. Sotto la sua guida sono cresciuti talenti come Dejan Kulusevski, Amad Diallo Traore, Jeremy Colley e Roberto Piccoli, dimostrando una particolare capacità nel valorizzare i giovani e nel plasmarli secondo i dettami del calcio moderno.

Nel giugno del duemilaventidue Brambilla è stato chiamato dalla Juventus per assumere la guida della Next Gen, la seconda squadra bianconera impegnata nel campionato professionistico di Serie C. Nella sua prima stagione ha condotto la formazione fino alla finale della Coppa Italia di categoria, mentre nella seconda ha centrato la qualificazione ai playoff. Dopo una breve parentesi al Foggia tra luglio e settembre del duemilaventiquattro, interrotta prematuramente per i risultati negativi, Brambilla è tornato alla base nel novembre dello scorso anno per sostituire Paolo Montero sulla panchina della Next Gen. Il suo lavoro è stato talmente apprezzato dalla dirigenza che lo scorso giugno gli è stato rinnovato il contratto fino al trenta giugno duemilaventisette, segno della fiducia riposta in lui dal club come formatore di giovani talenti.

Il compito di Brambilla sarà quello di traghettare la squadra in questo momento di emergenza, cercando di riportare serenità nell’ambiente e di ottenere risultati immediati che possano ridare fiducia a un gruppo apparso negli ultimi tempi completamente scarico dal punto di vista mentale. La partita contro l’Udinese assume quindi un’importanza capitale, non solo per provare a interrompere la striscia negativa di risultati ma anche per dimostrare che la squadra ha ancora carattere e voglia di lottare. I friulani, attualmente noni in classifica con dodici punti esattamente come la Juventus, arrivano all’appuntamento con il morale alto dopo la vittoria per tre a due ottenuta nell’ultimo turno contro il Lecce.

Nel frattempo, la dirigenza bianconera guidata da Damien Comolli e da Giorgio Chiellini è già al lavoro per individuare il sostituto definitivo di Tudor. Sono diversi i nomi che circolano nelle ultime ore come possibili successori del tecnico croato sulla panchina bianconera. Il profilo che sembra riscuotere maggiore consenso è quello di Luciano Spalletti, libero dopo aver lasciato la panchina della Nazionale italiana. L’allenatore toscano, reduce dal trionfo europeo del duemilaventuno, rappresenterebbe una scelta di grande esperienza e prestigio, capace di riportare autorevolezza e identità a una squadra che sembra aver smarrito completamente la propria strada. Spalletti avrebbe già fatto sapere di essere interessato al progetto juventino, rifiutando nelle scorse settimane offerte provenienti dalla Turchia e dall’Arabia Saudita proprio nell’attesa di una chiamata da Torino.

Altro nome caldo è quello di Roberto Mancini, anch’egli ex commissario tecnico della Nazionale italiana con cui ha vinto il campionato europeo. Mancini, che nelle ultime settimane ha rifiutato la corte del Nottingham Forest, avrebbe espresso la propria disponibilità a valutare con attenzione una eventuale proposta della Juventus, anche se le sue richieste economiche e la volontà di avere un progetto a lungo termine potrebbero rappresentare un ostacolo alla trattativa. Il tecnico jesino era già stato accostato alla panchina bianconera lo scorso marzo, quando la società aveva deciso di esonerare Thiago Motta, ma alla fine la scelta era ricaduta su Tudor per ragioni di tempi e di opportunità.

Più economico e maggiormente gradito al direttore tecnico Francois Modesto sarebbe invece il profilo di Raffaele Palladino, cresciuto calcisticamente proprio alla Juventus dove ha militato come giocatore e con il quale ha un legame particolare. Palladino, che ha lasciato la Fiorentina al termine della scorsa stagione dopo un’esperienza non particolarmente fortunata, rappresenterebbe una scelta di continuità e di vicinanza all’ambiente bianconero. Secondo le indiscrezioni degli ultimi giorni, Modesto avrebbe già avuto contatti con l’allenatore campano e Palladino si sarebbe detto disponibile ad accettare anche un contratto di un solo anno, lasciando poi alla società piena libertà di valutare a fine stagione se proseguire o meno il rapporto.

Non si escludono inoltre piste estere, legate ai contatti internazionali di Damien Comolli che nel corso della propria carriera dirigenziale ha lavorato in diverse leghe europee costruendosi una rete di conoscenze molto ampia. Tra i nomi che circolano ci sarebbe quello di Edin Terzic, ex allenatore del Borussia Dortmund con cui ha raggiunto la finale di Champions League nella scorsa stagione prima di lasciare la panchina giallonera in estate. Suggestione più remota sarebbe quella legata a Gareth Southgate, commissario tecnico dell’Inghilterra fino agli Europei di questa estate, mentre qualcuno ha rilanciato anche l’ipotesi di un clamoroso ritorno di Thiago Motta, ancora sotto contratto con la Juventus fino al duemilaventisette. Quest’ultima soluzione appare tuttavia altamente improbabile considerando la frattura che si è creata tra l’allenatore italo-brasiliano e l’ambiente juventino dopo l’esonero dello scorso marzo.

La situazione che si è venuta a creare alla Continassa rappresenta l’ennesimo capitolo di un’instabilità cronica che caratterizza la Juventus ormai da diverse stagioni. Dopo gli anni d’oro dell’era di Massimiliano Allegri, che aveva portato la squadra a dominare il campionato italiano per nove anni consecutivi e a raggiungere per due volte la finale di Champions League, il club bianconero sembra aver smarrito completamente la propria identità e la propria capacità di competere ai massimi livelli. I continui cambi di allenatore, le rivoluzioni tecniche mai completate, gli investimenti sul mercato non sempre azzeccati hanno finito per creare un ambiente confuso e incapace di esprimere il proprio potenziale.

Il caso Tudor rappresenta in modo emblematico questa situazione di difficoltà. L’allenatore croato era arrivato a Torino in corsa lo scorso marzo con il compito di salvare una stagione che sembrava compromessa e di centrare la qualificazione alla Champions League. Missione compiuta con qualche sofferenza nell’ultima giornata di campionato a Venezia, quando i bianconeri erano riusciti a strappare il risultato necessario per assicurarsi il quarto posto in classifica. La conferma di Tudor per la stagione successiva era arrivata più per necessità che per reale convinzione, considerando che il vero obiettivo della società era rappresentato da Antonio Conte, all’epoca sulla panchina del Napoli ma in rotta con il presidente De Laurentiis. Quando Conte aveva deciso di rinnovare con i partenopei, la Juventus si era trovata costretta a proseguire con Tudor, prolungandogli il contratto fino al duemilaventisette con uno stipendio di tre milioni di euro netti a stagione più bonus.

Già durante l’estate erano emerse le prime incomprensioni tra l’allenatore e la dirigenza riguardo alla campagna acquisti. Tudor si aspettava rinforzi di un certo livello per poter competere su tutti i fronti, mentre la società aveva optato per una linea più conservativa privilegiando operazioni a bilancio e giovani di prospettiva. Il Mondiale per Club disputato negli Stati Uniti nel mese di luglio aveva ulteriormente evidenziato i limiti della rosa a disposizione del tecnico, con prestazioni sottotono che avevano fatto emergere tutti i problemi di una squadra ancora incompiuta e priva di un’identità tattica definita. Secondo alcune indiscrezioni, Tudor avrebbe addirittura pensato di dimettersi già al termine della scorsa stagione, non convinto del progetto presentatogli da Comolli, ma sarebbe stato convinto a restare dall’allora direttore sportivo Cristiano Giuntoli, ormai in procinto di lasciare la società.

L’inizio di stagione aveva alimentato qualche speranza con le prime tre vittorie consecutive, culminate nel successo spettacolare contro l’Inter che aveva proiettato momentaneamente la Juventus in testa alla classifica. Da quel momento in poi, tuttavia, la squadra aveva iniziato a perdere smalto e convinzione, collezionando una serie infinita di pareggi contro avversari sulla carta alla portata e subendo poi tre sconfitte consecutive che hanno definitivamente minato la posizione dell’allenatore. Le continue variazioni tattiche operate da Tudor, passato dalla difesa a tre alla difesa a quattro senza mai trovare un assetto stabile, hanno finito per confondere ulteriormente le idee dei giocatori che sono apparsi sempre più smarriti e privi di riferimenti in campo.

Ora la Juventus si trova di fronte a un bivio cruciale della propria stagione. La scelta del nuovo allenatore sarà determinante non solo per provare a raddrizzare un’annata che rischia seriamente di trasformarsi in un fallimento totale, ma anche per gettare le basi di un progetto tecnico finalmente solido e di lungo periodo. La società non può più permettersi di sbagliare, pena la compromissione definitiva di una stagione nella quale erano state riposte aspettative importanti sia in Italia che in Europa. I tifosi bianconeri attendono segnali chiari e concreti da parte della dirigenza, stanchi di assistere a un declino che sembra non avere fine e che sta allontanando sempre di più la Juventus dai fasti del recente passato. La partita contro l’Udinese di mercoledì sera rappresenterà il primo banco di prova per capire se questa squadra ha ancora l’orgoglio e la voglia di reagire o se invece la crisi è destinata ad aggravarsi ulteriormente nelle prossime settimane. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!