Le ultime proiezioni del modello ECMWF delineano un quadro meteorologico dinamico ma coerente con le caratteristiche tipiche del tardo autunno. A partire dalla terza decade di novembre e proseguendo nella prima parte di dicembre, l’atmosfera sull’Europa centro-meridionale e sull’Italia tenderà a diventare progressivamente più mobile, con l’alternanza di impulsi atlantici e irruzioni fredde di matrice artica. Non si tratta, almeno per ora, di vere e proprie ondate di gelo, ma di afflussi freddi capaci di determinare contrasti termici e un abbassamento temporaneo delle temperature, in particolare al Nord e lungo l’Appennino centrale.
Il contesto atteso è quello di una variabilità accentuata: perturbazioni atlantiche in ingresso da ovest e nord-ovest si alterneranno a fasi più asciutte ma anche più fredde, soprattutto in concomitanza con afflussi di aria artica. Le masse d’aria in arrivo non saranno estremamente fredde, ma sufficienti a generare condizioni favorevoli per nevicate a quote relativamente basse nei settori alpini, prealpini e lungo l’Appennino, in particolare durante i post-fronti più asciutti e nei casi in cui si instauri un cuscinetto freddo nei bassi strati, come spesso accade sulla Val Padana centro-occidentale.
Nel dettaglio, le Alpi e le Prealpi si troveranno spesso coinvolte in fasi umide legate a correnti da W e WNW, con nevicate che potranno scendere temporaneamente fin verso i 700–900 metri nelle valli interne, anche se generalmente resteranno comprese tra i 1100 e i 1500 metri. Particolarmente esposte le Alpi occidentali e centrali, dove sono attese cumulate nevose significative, soprattutto tra Valle d’Aosta, alto Piemonte e alta Lombardia. Anche Dolomiti e Carnia beneficeranno del flusso nord-occidentale, con buone probabilità di accumuli in quota.
Più altalenante lo scenario prealpino, con quota neve in media tra i 900 e i 1200 metri, ma in grado di abbassarsi temporaneamente sotto i 900 metri in presenza di rovesci intensi o di aria fredda nei bassi strati. Anche l’Appennino vedrà fasi interessanti: nel settore settentrionale, in particolare su Ligure-Emiliano e crinali tosco-emiliani, le nevicate potranno scendere a 700–900 metri in retrogressioni fredde. Sul versante centrale (Gran Sasso, Sibillini, Terminillo), la quota neve oscillerà tra 1200 e 1500 metri, ma potrà scendere fino a 900–1100 metri in caso di irruzioni nord-orientali. Al Sud, fiocchi attesi su Matese, Sila, Pollino e Aspromonte generalmente oltre i 1300–1600 metri, con possibili cali localizzati sotto i 1200 metri in presenza di aria balcanica fredda.
Anche i rilievi delle Isole Maggiori faranno registrare i primi episodi invernali. Sul Gennargentu si attende neve sopra i 1200–1400 metri, con possibili eventi intorno ai 1000–1200 metri durante i passaggi più freddi. In Sicilia, l’Etna si presenterà frequentemente innevato, mentre Madonie e Nebrodi potranno vedere precipitazioni nevose oltre i 1300–1600 metri, con rare incursioni più in basso.
Dal punto di vista pluviometrico, gli accumuli previsti fino al 12 dicembre variano in funzione dell’esposizione orografica e delle traiettorie dei minimi barici. Il Nord-Ovest, in particolare Liguria, Piemonte e alta Lombardia, potrà ricevere tra i 60 e i 150 mm, con punte più elevate sui versanti esposti allo stau ligure. Valori compresi tra 30 e 90 mm attesi sul Nord-Est, con massimi su Prealpi venete e Dolomiti. Le aree tirreniche centrali (Toscana, Lazio, nord Sardegna) saranno interessate da 30–80 mm, mentre le adriatiche centrali (Marche, Abruzzo) oscilleranno tra i 25 e i 70 mm. Al Sud e sulle isole i valori saranno mediamente più contenuti, con accumuli irregolari tra 20 e 70 mm, ma con locali picchi di 80–100 mm sui rilievi tirrenici calabresi e fino a 120 mm sulla Sardegna orientale per effetto dell’orografia in presenza di flussi da W o NW.
Sul fronte termico, le prime gelate faranno la loro comparsa in modo più strutturato nelle valli e pianure interne del Centro-Nord. In Pianura Padana, specie nel settore centro-orientale (bassa Lombardia, Veneto, Emilia e pianure friulane), le notti serene potranno favorire minime sotto lo zero, più probabili lontano dalle aree urbane. Gelate deboli o localmente moderate si attendono anche nelle conche umbre e toscane (Val di Chiana, Casentino) e sugli altopiani abruzzesi e molisani. Episodi più sporadici ma non esclusi anche nelle aree interne di Sardegna ed entroterra siciliano.
Infine, la probabilità di eventi nevosi in pianura resta piuttosto bassa ma non nulla. Le possibilità più alte si registrano su Torino (30–40%) grazie al microclima favorevole e all’omotermia padana. Milano, Bergamo, Brescia e Verona presentano una probabilità del 20–30%, mentre Bologna si attesta tra il 15 e il 25%, con chance superiori nelle prime periferie e nelle aree pedecollinari. Più modeste le probabilità per Venezia (10–20%) e Trieste (10–15%), mentre su Firenze, Roma, Napoli, Catania e Palermo restano molto basse (<5%), ad eccezione delle rispettive colline e rilievi immediatamente circostanti.
I segnali invernali cominciano a emergere con più decisione, anche se le dinamiche restano incerte e legate a variabili sinottiche complesse. Non è previsto un ingresso gelido di grande portata, ma una fase meteorologica attiva e potenzialmente interessante per l’inizio della stagione sciistica e per i primi episodi invernali a bassa quota, in particolare sul Nord Italia e lungo l’Appennino.
Le previsioni meteo vengono elaborate a partire dai dati forniti dai modelli internazionali ECMWF e GFS, successivamente verificati e interpretati dalla redazione di www.newsroomitalia.it - Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
