L’oggetto interstellare 3I/ATLAS, terzo visitatore proveniente dall’esterno del Sistema Solare dopo ‘Oumuamua e Borisov, ha manifestato durante il passaggio al perielio dello scorso 29 ottobre un comportamento luminoso del tutto inatteso, che ha lasciato perplessa la comunità scientifica internazionale. Secondo uno studio pubblicato su arXiv da Qicheng Zhang del Lowell Observatory e Karl Battams del Laboratorio di Ricerca Navale degli Stati Uniti, la luminosità dell’oggetto è aumentata seguendo una relazione con la distanza eliocentrica secondo una scala r^-7.5±1.0, un valore che supera di gran lunga il tasso di incremento tipico delle comete provenienti dalla nube di Oort, che si attesta generalmente tra r^-2 e r^-4.
Gli autori dello studio hanno sottolineato come la ragione di questo rapido aumento di luminosità “rimanga poco chiara”, rappresentando un’anomalia rispetto al comportamento cometario convenzionale. La luminosità di 3I/ATLAS è aumentata di 181 volte al dimezzamento della distanza dal Sole, un fenomeno che potrebbe essere collegato all’emissione di gas piuttosto che alla semplice riflessione della luce solare da parte delle particelle di polvere. L’analisi è stata possibile grazie ai coronografi installati su diverse sonde spaziali che monitorano il Sole, tra cui STEREO-A con i suoi strumenti SECCHI HI1 e COR2, SOHO con il coronografo LASCO C3 e il satellite meteorologico GOES-19 con il coronografo compatto CCOR-1.
Particolarmente significativo è il fatto che 3I/ATLAS si trovava in congiunzione solare durante il perielio, risultando invisibile dai telescopi terrestri per oltre un mese ma perfettamente posizionato nel campo visivo dei coronografi spaziali. Il coronografo CCOR-1 di GOES-19 ha risolto l’oggetto come una sorgente estesa con una chioma apparente di circa 4 minuti d’arco di diametro, corrispondente a un’estensione di circa 300.000 chilometri, coerente con il pennacchio di anidride carbonica identificato in precedenza dal telescopio spaziale James Webb nell’agosto 2025.
Ma l’anomalia più sorprendente riguarda il colore. La fotometria a colori condotta con LASCO e CCOR-1 ha rivelato che 3I/ATLAS appare “distintamente più blu del Sole”, un fenomeno considerato del tutto inatteso per un oggetto cometario. Le misurazioni hanno mostrato che l’oggetto risulta 0,7 magnitudini più luminoso nel filtro blu (440-520 nm) e 0,4 magnitudini più luminoso nel filtro arancione (550-630 nm) rispetto al filtro chiaro, senza rilevazioni significative nelle bande più rosse dello spettro. Questo colore bluastro contrasta nettamente con l’apparenza rossastra che l’oggetto mostrava nelle osservazioni precedenti al perielio, quando era ancora distante dal Sole.
Gli scienziati interpretano questo cambiamento cromatico come prova che l’emissione di gas eccitati sta contribuendo in modo sostanziale alla luminosità visibile vicino al perielio. Il colore blu è compatibile con l’emissione delle bande Swan del radicale C₂ nella regione blu dello spettro e dell’NH₂ nella regione arancione, con una possibile deplezione del C₂ che enfatizzerebbe il ruolo dell’NH₂. In condizioni normali, le particelle di polvere nelle comete tendono a disperdere la luce solare conferendo loro un colore rossastro, mentre in questo caso la sublimazione esponenziale dei volatili sotto l’intenso riscaldamento solare sembra produrre più gas che polvere.
Le osservazioni spettroscopiche condotte precedentemente con il James Webb Space Telescope avevano già rivelato che la chioma di 3I/ATLAS è dominata dall’anidride carbonica, con un rapporto CO₂/H₂O di circa 8 a 1, tra i più alti mai osservati in una cometa, superiore perfino a quello delle comete di lungo periodo e della famiglia gioviana. Questa peculiare composizione chimica potrebbe indicare che l’oggetto si sia formato nel sistema planetario di origine in prossimità della linea di formazione del ghiaccio di anidride carbonica, molto distante dalla propria stella madre.
Le analisi spettroscopiche condotte con il Very Large Telescope dell’ESO e con il telescopio Keck II hanno inoltre rilevato la presenza di cianogeno e nichel atomico nella chioma, con un rapporto nichel/cianogeno più alto rispetto a 2I/Borisov e di ordini di grandezza superiore alla mediana delle comete del Sistema Solare. La presenza di nichel senza tracce rilevabili di ferro rappresenta un’ulteriore anomalia che ha alimentato speculazioni sulla natura dell’oggetto.
Le simulazioni cinematiche suggeriscono che 3I/ATLAS provenga dal disco spesso della Via Lattea, una regione che contiene circa il 10% delle stelle della galassia, la maggior parte delle quali ha più di 10 miliardi di anni. Questo renderebbe l’oggetto potenzialmente più antico del Sistema Solare di oltre tre miliardi di anni, offrendo un’opportunità unica per studiare materiali primordiali formatisi in condizioni chimico-fisiche radicalmente diverse da quelle del nostro sistema.
Durante il passaggio al perielio del 29 ottobre 2025, 3I/ATLAS si è trovato a circa 203 milioni di chilometri dal Sole, appena all’interno dell’orbita di Marte, viaggiando a una velocità massima di 77 chilometri al secondo. L’oggetto è rimasto invisibile dalla Terra per tutto il mese di ottobre a causa della congiunzione solare, ma è previsto che ritorni osservabile dai telescopi terrestri a partire dalla fine di novembre 2025, quando riapparirà nel cielo mattutino nella costellazione della Vergine, nelle vicinanze del pianeta Venere e della stella Spica. Il massimo avvicinamento alla Terra avverrà il 19 dicembre 2025, quando l’oggetto si troverà a circa 270 milioni di chilometri dal nostro pianeta, con una magnitudine stimata intorno alla 14, visibile quindi solo attraverso telescopi di media apertura.
L’eccezionale aumento di luminosità registrato durante il perielio lascia presagire che l’oggetto possa riemergere dalla congiunzione solare significativamente più brillante di quanto non fosse al momento dell’ingresso, potenzialmente grazie alla prominente emissione di gas visibili. Gli astronomi di tutto il mondo si preparano dunque a riprendere le osservazioni nei prossimi mesi, con l’obiettivo di chiarire i meccanismi fisici responsabili di questo comportamento anomalo e di raccogliere ulteriori dati sulla composizione chimica di questo raro messaggero interstellare che trasporta informazioni su sistemi planetari lontani e su epoche cosmiche remote. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
 
  
  
  
  
  
  
  
  
 