Nel cuore della costellazione dei Gemelli, a circa 18,2 anni luce dalla Terra, è stato scoperto un nuovo e affascinante esopianeta: GJ 251 c. Si tratta di una “super Terra”, un tipo di pianeta roccioso più grande del nostro ma con caratteristiche che potrebbero renderlo potenzialmente abitabile. Secondo il team internazionale che lo ha individuato, guidato dall’Università della California di Irvine in collaborazione con istituti europei e statunitensi, GJ 251 c si trova nella cosiddetta “zona abitabile” della sua stella madre, un’area orbitale in cui le condizioni potrebbero consentire la presenza di acqua liquida in superficie, elemento indispensabile alla vita come la conosciamo.
La scoperta è stata possibile grazie alla tecnica della velocità radiale, che misura le oscillazioni della stella causate dalla gravità di un pianeta in orbita. Lo strumento utilizzato è lo spettrografo Habitable-Zone Planet Finder (HPF), installato presso il McDonald Observatory in Texas, progettato appositamente per identificare pianeti nelle zone abitabili di stelle simili al nostro Sole. Nel caso specifico, la stella GJ 251 (nota anche come Gliese 251) è una nana rossa di tipo M, più piccola e più instabile del nostro Sole, ma comunque abbastanza comune nella nostra galassia.
GJ 251 c ha una massa stimata circa quattro volte quella terrestre e compie un’orbita completa attorno alla sua stella ogni 54 giorni. La sua posizione nella zona temperata suggerisce che le temperature superficiali non siano estreme, e se dotato di un’atmosfera adeguata, potrebbe mantenere acqua allo stato liquido. Tuttavia, la presenza stessa di un’atmosfera è ancora da confermare: per farlo sarà necessario ricorrere a telescopi di nuova generazione come l’ELT (Extremely Large Telescope) dell’ESO, attualmente in costruzione in Cile, e il TMT (Thirty Meter Telescope) delle Hawaii.
Ciò che rende particolarmente intrigante questa scoperta, oltre alla potenziale abitabilità, è la relativa vicinanza del pianeta. In termini astronomici, 18 anni luce rappresentano una distanza modesta. Nella vastità della Via Lattea, GJ 251 c è praticamente “dietro l’angolo”. Questo ne fa non solo un candidato ideale per la ricerca di vita extraterrestre, ma anche uno dei pochi mondi finora scoperti che, in un futuro remoto, potrebbero essere presi in considerazione come possibile rifugio per l’umanità. Non è un’ipotesi fantascientifica: il nostro Sole, tra circa 5 miliardi di anni, esaurirà il combustibile nucleare, trasformandosi in una gigante rossa e rendendo la Terra inabitabile.
Ma a oggi, raggiungere un pianeta come GJ 251 c resta fuori portata. La distanza, equivalente a più di 170 trilioni di chilometri, è insormontabile con le attuali tecnologie. Basti pensare che la Parker Solar Probe – l’oggetto più veloce mai costruito dall’uomo – viaggerebbe per quasi 28.000 anni prima di arrivarci. La sonda Voyager 1 impiegherebbe circa 330.000 anni, mentre una navetta come lo Space Shuttle supererebbe i 700.000 anni di viaggio. È evidente che, al momento, missioni verso esopianeti di questo tipo appartengono più al dominio della teoria che a quello della pratica. Progetti sperimentali basati sulla fusione nucleare o su motori a propulsione fotonica potrebbero, in futuro, ridurre drasticamente questi tempi, ma si tratta ancora di concetti allo stadio embrionale.
GJ 251 c rappresenta quindi un obiettivo strategico per l’astrobiologia e l’esplorazione spaziale, una pietra miliare nella mappa degli esopianeti potenzialmente abitabili. Ma anche un monito concreto: se vogliamo davvero esplorare nuovi mondi e garantirci un futuro tra le stelle, servirà un progresso tecnologico che vada ben oltre ciò che oggi riteniamo possibile. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
