In Italia, quando si parla di “118”, si pensa subito alle ambulanze che sfrecciano per le strade, ai volontari con le divise arancioni, alle associazioni come Croce Rossa, Croce Bianca, Misericordia o ANPAS. È un sistema che si regge su una collaborazione tra pubblico e volontariato, una rete capillare che unisce passione, dedizione e senso civico. Ma nel resto d’Europa, chi risponde quando si chiama l’equivalente del 118? In realtà, il modello italiano è piuttosto unico, perché nella maggior parte dei Paesi europei il soccorso sanitario è gestito in modo prevalentemente professionale e pubblico.
In Francia, ad esempio, il sistema si chiama SAMU ed è interamente ospedaliero: le centrali operative, raggiungibili al numero 15 o al 112, inviano ambulanze medicalizzate, le SMUR, con medico, infermiere e autista-soccorritore a bordo. Tutto è pubblico e il volontariato praticamente non esiste nel soccorso d’emergenza. In Germania il Rettungsdienst è gestito a livello dei Länder e può essere affidato a enti pubblici, organizzazioni storiche come la Croce Rossa Tedesca o a società private convenzionate. Gli equipaggi sono composti da paramedici professionisti, affiancati, nei casi più gravi, da un medico d’urgenza. Il volontariato esiste, ma rappresenta una quota minore di un sistema altamente professionale.
Nel Regno Unito il National Health Service gestisce direttamente tutto il servizio d’emergenza, con equipaggi formati da paramedici e tecnici professionisti. Le organizzazioni volontarie, come la St John Ambulance, svolgono funzioni di supporto e formazione, ma non partecipano al soccorso diretto. Anche in Spagna la gestione è pubblica e varia da regione a regione: gli operatori sono tecnici d’emergenza e infermieri, mentre la Croce Rossa Spagnola si concentra sul trasporto non urgente e la protezione civile. In Svizzera il sistema è cantonale, con ambulanze di ospedali, Croce Rossa o aziende private e personale completamente professionale.
L’Austria rappresenta invece un caso particolare, molto vicino al modello italiano: la Croce Rossa Austriaca e altre organizzazioni come i Malteser o il Samariterbund coprono gran parte del territorio con un mix di personale volontario e stipendiato, mantenendo viva la tradizione del servizio civile e del soccorso solidale. Nei Paesi del Nord Europa e nei Paesi Bassi il servizio è invece interamente pubblico, gestito da paramedici professionisti e supportato da una forte organizzazione statale.
In sintesi, l’Europa del soccorso sanitario viaggia su due binari: da una parte i Paesi del Nord e dell’Ovest, dove tutto è pubblico e professionalizzato; dall’altra quelli del Sud e del Centro, dove il volontariato resta una risorsa essenziale. E proprio in questo contesto l’Italia si distingue per la forza del suo volontariato, vero motore del sistema di emergenza. Migliaia di uomini e donne garantiscono ogni giorno la presenza sul territorio, spesso là dove lo Stato fatica ad arrivare. È un modello che rappresenta un patrimonio umano e sociale straordinario, ma che oggi, in un’ottica di efficientamento e razionalizzazione delle risorse, merita di essere ripensato.
Come dovrebbe accadere anche per la Protezione Civile, il sistema del soccorso sanitario dovrebbe evolvere verso una struttura più coordinata e moderna, capace di valorizzare il volontariato ma al tempo stesso di garantire uniformità e efficienza. L’idea di far confluire tutte le associazioni in un unico grande organismo — il “Dipartimento Nazionale dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile” — rappresenterebbe una svolta epocale e strategica. Una struttura centralizzata consentirebbe una gestione più omogenea su tutto il territorio nazionale, assicurando standard formativi comuni, mezzi adeguati e risposte coordinate in caso di emergenza.
Questo nuovo modello libererebbe il volontariato da interferenze politiche e da molte delle incombenze amministrative e finanziarie che oggi gravano sulle organizzazioni, permettendo ai volontari di concentrarsi esclusivamente su ciò che conta davvero: la professionalità, la formazione continua e l’impegno concreto nelle situazioni di emergenza reale. Sarebbe un modo per restituire dignità e valore a chi dedica il proprio tempo per salvare vite, rendendo il sistema del soccorso italiano più efficiente, più sicuro e finalmente all’altezza delle migliori esperienze europee, senza però rinunciare alla sua anima più autentica: quella del volontariato. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
