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Iliad e WindTre verso la fusione, l’operazione creerebbe il primo operatore mobile italiano

WindTre e Iliad trattano una fusione che ridurrebbe la concorrenza da quattro a tre player, creando un colosso da oltre il 34% del mercato mobile, ma con rischi concreti di tariffe più alte per i consumatori italiani.

Il mercato italiano delle telecomunicazioni si trova nuovamente al centro di indiscrezioni che potrebbero ridefinire l’intero settore. Secondo quanto rivelato da Reuters a fine ottobre, CK Hutchison Holdings, il conglomerato di Hong Kong proprietario di WindTre, avrebbe avviato discussioni preliminari con il gruppo francese Iliad per studiare una possibile fusione delle rispettive attività italiane di telefonia mobile. Un’operazione che, se confermata, ridurrebbe il numero di operatori mobili nel paese da quattro a tre, creando un nuovo colosso capace di sfidare direttamente TIM e il nuovo polo Fastweb+Vodafone.

Entrambe le società hanno opposto un secco no comment alle richieste di conferma, ma il mercato ha già dimostrato di prendere molto sul serio l’indiscrezione. Alla diffusione della notizia, il titolo di Telecom Italia ha registrato un immediato balzo in borsa del 5,8%, segno che gli investitori vedono positivamente una riduzione della concorrenza nel settore. La prospettiva di un mercato con meno operatori significherebbe infatti una minore guerra dei prezzi e una struttura più stabile dal punto di vista finanziario, elementi che da anni gli analisti considerano necessari per la sostenibilità del comparto.

Secondo le fonti citate da Reuters, l’unità italiana di Iliad potrebbe essere valutata oltre tre miliardi di euro su base autonoma. Le strade percorribili sarebbero essenzialmente due. Nel primo scenario, Iliad entrerebbe in una joint venture con WindTre, creando potenzialmente un colosso in grado di competere alla pari con TIM, soprattutto sugli investimenti nel 5G e nelle infrastrutture di rete. Nel secondo, più articolato, CK Hutchison potrebbe inglobare le attività italiane di Iliad all’interno di una nuova holding europea quotata, dove confluiranno tutte le sue controllate di telecomunicazioni del continente. In cambio, il proprietario di Iliad, il miliardario francese Xavier Niel, riceverebbe azioni della nuova società, il cui valore complessivo è stimato tra dieci e quindici miliardi di sterline.

I numeri dell’operazione appaiono significativi. Secondo gli ultimi dati forniti dall’AgCom, WindTre è il terzo operatore di rete mobile in Italia con una quota di mercato del 23,8%, mentre Iliad si posiziona al quarto posto con il 10,9%. Una loro unione creerebbe il primo operatore mobile davanti a Fastweb+Vodafone, che detiene il 30% del mercato, e davanti a TIM, ferma al 26,6%. Insieme, WindTre e Iliad supererebbero il 34% delle quote di mercato, con una massa critica che consentirebbe economie di scala significative e un maggiore potere negoziale sugli investimenti infrastrutturali.

Tuttavia, la strada verso la fusione appare irta di ostacoli. Il principale riguarda i vincoli regolatori imposti dalla Commissione Europea. Quando nel 2016 Bruxelles autorizzò la fusione tra Wind e Tre Italia, impose condizioni severe per preservare la concorrenza, vietando di fatto a WindTre qualsiasi operazione di acquisizione di Iliad almeno fino al 2026. L’ingresso di Iliad nel mercato italiano nel maggio 2018 rappresentava proprio uno dei rimedi imposti dall’Antitrust agli effetti anticoncorrenziali della fusione Wind-Tre, con l’obiettivo di mantenere quattro player sul mercato e garantire la concorrenzialità. Pertanto, qualsiasi operazione tra i due operatori non potrebbe concretizzarsi prima del prossimo anno, e richiederebbe comunque un attento scrutinio da parte delle autorità antitrust europee e nazionali.

Il timing dell’operazione non appare casuale. CK Hutchison valuta da mesi la separazione e quotazione delle attività di telecomunicazioni europee, e un accordo in Italia aiuterebbe a razionalizzare il perimetro prima del listino. Sullo sfondo, vi è la crescente pressione dell’Unione Europea sul tema delle concentrazioni da quattro a tre operatori, un modello che finora Bruxelles ha ostacolato per preservare la concorrenza, ma che potrebbe subire una revisione strategica alla luce delle necessità di investimento nel 5G e nelle infrastrutture digitali.

Per Iliad, l’eventuale fusione rappresenterebbe un cambio di rotta significativo rispetto alle dichiarazioni passate. L’amministratore delegato del gruppo, Thomas Reynaud, aveva infatti più volte ribadito che il consolidamento rappresentava un’opportunità e non una necessità, sottolineando l’intenzione di continuare a crescere in modo indipendente. Ad agosto scorso, Reynaud aveva definitivamente chiuso la porta alle trattative con TIM, affermando che le discussioni si erano interrotte ad aprile e non sarebbero ripartite, e che lo scenario più realistico restava quello di un mercato a quattro operatori. Tuttavia, nel contesto europeo più ampio, il manager aveva anche dichiarato di aver avuto colloqui preliminari con la concorrente francese SFR per una potenziale aggregazione, suggerendo che l’operatore francese non esclude a priori operazioni di consolidamento, purché abbiano senso in termini di creazione di valore.

Dal punto di vista industriale, una fusione tra WindTre e Iliad offrirebbe sinergie significative. I due operatori già collaborano attraverso la joint venture paritetica Zefiro, un’esperienza pressoché unica nel panorama europeo di condivisione di infrastrutture di telecomunicazione, non solo passive ma anche attive, per efficientare il servizio in tutte le aree del paese a bassa densità abitativa. Unendo le reti e le risorse, il nuovo operatore potrebbe garantire una copertura più ampia, una maggiore qualità del servizio e una gestione più efficiente delle infrastrutture, soprattutto per lo sviluppo del 5G e della connettività nelle aree rurali. Sul fronte della convergenza fisso-mobile, entrambe le società potrebbero puntare su nuove sinergie, considerando che Iliad ha sviluppato una presenza crescente nel fisso, raggiungendo il 2% del mercato ultrabroadband e il 6,3% delle linee in fibra FTTH, mentre WindTre detiene il 14,4% del mercato broadband e il 16,5% delle linee in fibra.

Tuttavia, per i consumatori italiani la prospettiva appare decisamente meno rosea. Una fusione che riduce il numero di operatori da quattro a tre potrebbe portare tariffe più alte e meno offerte low cost. La riduzione della concorrenza porta con sé un rischio evidente: gli utenti potrebbero trovarsi a pagare di più per servizi simili o a perdere la varietà di offerte cui erano abituati. Dal punto di vista del mercato finanziario, ciò che penalizza l’utente spesso premia l’azionista. L’aumento delle tariffe o la riduzione delle promozioni si traducono in margini più ampi e bilanci più solidi. Dopo anni di deflazione tariffaria e di concorrenza esasperata, la prospettiva di una normalizzazione dei prezzi appare quasi salutare per la sopravvivenza industriale del settore, ma certamente non per le tasche dei consumatori.

La competizione sulle tariffe, avviata proprio con l’ingresso di Iliad nel 2018, aveva infatti portato benefici significativi agli utenti italiani. Il nuovo operatore francese aveva proposto da subito pacchetti voce e dati a prezzi molto bassi, costringendo gli operatori tradizionali a rivedere le proprie politiche commerciali e a eliminare i cosiddetti costi nascosti che neppure le sanzioni dell’Antitrust erano riuscite a debellare. Grazie a Iliad, l’Italia era diventata uno dei paesi dell’Europa occidentale con le tariffe più basse nel settore mobile. Tuttavia, questa guerra dei prezzi aveva portato conseguenze negative sui conti di operatori come TIM, che aveva una struttura di costi e un numero di dipendenti molto diverso dal nuovo entrante. La prospettiva di un ritorno a un mercato meno competitivo potrebbe quindi segnare la fine delle offerte ultra-economiche, spostando il focus sulla qualità e sui servizi a valore aggiunto piuttosto che sul prezzo.

L’esperienza della recente fusione tra Fastweb e Vodafone Italia, completata il trentuno dicembre 2024, offre alcuni elementi di riflessione. Da un lato, l’operazione ha dato vita al primo operatore mobile italiano con oltre venti milioni di linee mobili e oltre cinque milioni di linee fisse, promettendo economie di scala, una struttura dei costi più efficiente e sinergie per circa seicento milioni di euro l’anno a regime. Dall’altro, i consumatori hanno espresso timori riguardo a un possibile peggioramento delle attuali condizioni economiche dei contratti e a una riduzione della pressione competitiva sui prezzi. Le associazioni dei consumatori hanno sottolineato che la riduzione del numero di grandi competitor potrebbe portare a una diminuzione della pressione sui prezzi, rendendo essenziale un attento monitoraggio del mercato da parte delle autorità di regolamentazione.

Gli analisti finanziari appaiono invece favorevoli all’operazione. Secondo Equita, la combinazione Iliad-WindTre sarebbe positiva per il mercato nel suo complesso in quanto consoliderebbe la posizione dei player e rafforzerebbe la capacità di investimento nelle infrastrutture. Gli analisti di Mediobanca hanno sottolineato che le discussioni di merger restano attive nel Sud Europa, in particolare in Francia, Spagna e Italia, confermando che gli sforzi di consolidamento stanno facendo progressi anche nel mercato italiano. Intermonte ha evidenziato possibili impatti anche sulle tower company, considerando che una fusione porterebbe a una razionalizzazione delle infrastrutture passive.

L’operazione si inserisce in un contesto europeo più ampio di consolidamento del settore delle telecomunicazioni. In diversi paesi, il numero di operatori mobili è già stato ridotto da quattro a tre. Nel Regno Unito, Vodafone e Hutchison hanno unito le forze in una nuova società chiamata VodafoneThree. In Francia, l’operatore di Altice, SFR, potrebbe essere spartito tra Iliad, Orange e Bouygues. L’Europa presenta la maggiore frammentazione del settore a livello globale, con quarantuno operatori attivi con più di mezzo milione di clienti ciascuno nel 2024, un’anomalia rispetto a Stati Uniti, Cina, Giappone e Corea del Sud, dove il numero di player è molto inferiore. Questo mosaico di operatori locali, nato dalla volontà politica di preservare la concorrenza, ha garantito tariffe contenute ai consumatori, ma ha ridotto la capacità di investimento degli operatori.

Per quanto riguarda gli operatori virtuali (MVNO), che nel mercato mobile italiano detengono una quota superiore al tredici percento escludendo Fastweb, una fusione WindTre-Iliad potrebbe presentare sia opportunità che rischi. Il nuovo colosso risultante dalla fusione potrebbe decidere di rivedere i contratti di accesso alla rete, aumentando i costi per gli operatori virtuali o limitando la flessibilità nelle offerte. Tuttavia, se le autorità antitrust imponessero rimedi efficaci e garantissero l’accesso wholesale agli MVNO, il mercato potrebbe stabilizzarsi su qualità di rete e servizi piuttosto che solo sul prezzo.

In conclusione, l’eventuale fusione tra WindTre e Iliad rappresenterebbe un punto di svolta per il mercato italiano delle telecomunicazioni. Da un lato, offrirebbe vantaggi industriali in termini di sinergie, investimenti infrastrutturali e capacità competitiva a livello europeo. Dall’altro, solleverebbe interrogativi significativi sull’impatto per i consumatori, con il rischio concreto di tariffe più alte e meno offerte competitive. La sfida per le autorità regolatorie sarà quella di trovare un equilibrio tra la necessità di garantire la sostenibilità economica del settore e la tutela degli interessi dei consumatori. Per ora, le trattative restano in una fase preliminare e qualsiasi operazione non potrebbe concretizzarsi prima del 2026, quando decadranno i vincoli imposti dalla Commissione Europea. Tuttavia, se l’accordo dovesse andare in porto, il mercato mobile italiano non sarebbe più lo stesso, con conseguenze che ricadrebbero inevitabilmente sulle tasche degli utenti finali. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!