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Tempesta geomagnetica G4 in corso, cosa sta accadendo sulla Terra e quali sono i rischi

Una tempesta geomagnetica severa di livello G4 ha colpito la Terra nella notte tra l’11 e il 12 novembre 2025, causando spettacolari aurore boreali visibili fino al Nord Italia e disturbi alle infrastrutture tecnologiche.

Nelle prime ore del 12 novembre 2025, alle 02:20 ora italiana, il campo magnetico terrestre ha raggiunto livelli di disturbo classificati come G4, ovvero tempesta geomagnetica severa. Lo Space Weather Prediction Center della NOAA ha confermato il raggiungimento di questo livello di intensità, il secondo più alto su una scala che va da G1 a G5, dopo che due espulsioni di massa coronale provenienti dal Sole hanno raggiunto la Terra nella notte tra l’11 e il 12 novembre, anticipando leggermente le previsioni elaborate nei giorni precedenti.

L’evento ha prodotto conseguenze spettacolari e potenzialmente critiche. Da un lato, lo spettacolo straordinario delle aurore boreali, visibili nella notte fino a latitudini insolitamente basse, comprese vaste aree del Nord Italia, con avvistamenti documentati in Piemonte, Valle d’Aosta, Veneto e lungo l’intero arco alpino. Dall’altro, effetti concreti sulle infrastrutture tecnologiche, con disturbi alle comunicazioni radio, possibili anomalie nei sistemi di navigazione satellitare e rischi per le reti elettriche ad alta tensione, sebbene al momento non siano stati segnalati blackout significativi sul territorio italiano.

La tempesta geomagnetica attualmente in corso rappresenta uno degli eventi più intensi dell’attuale ciclo solare, il numero 25, che ha raggiunto la sua fase di massima attività proprio nel corso del 2025. L’indice Kp, parametro fondamentale per misurare l’intensità delle perturbazioni geomagnetiche globali, ha toccato quota 8, valore che corrisponde appunto alla classificazione G4 e che statisticamente si verifica in media circa cento volte per ogni ciclo solare undecennale, equivalenti a circa sessanta giorni distribuiti nell’arco del ciclo stesso.

L’origine dell’evento va ricercata nell’intensa attività registrata sulla regione solare attiva identificata con la sigla AR4274, una macchia solare di dimensioni considerevoli e caratterizzata da un’instabilità magnetica particolarmente accentuata. Questa regione ha generato nei giorni precedenti una serie di brillamenti solari di classe X, ovvero i più energetici nella classificazione utilizzata dagli scienziati. Il primo brillamento, di classe X1.8, si è verificato il 9 novembre, seguito da un secondo evento di classe X1.2 il 10 novembre. Entrambi hanno prodotto espulsioni di massa coronale dirette verso la Terra, nubi di plasma magnetizzato lanciate nello spazio a velocità fino a 20.000 chilometri al secondo.

Ma l’evento che ha contribuito in modo determinante all’intensificazione della tempesta geomagnetica è stato il brillamento solare di classe X5.1 registrato l’11 novembre alle 11:04 ora italiana. Si tratta di uno degli eventi più potenti dell’intero ciclo solare 25, superato soltanto dal brillamento X9.0 registrato nell’ottobre 2024. Questo terzo brillamento ha generato un’espulsione di massa coronale particolarmente rapida e densa, che secondo i modelli elaborati dalla NOAA si è fusa con le precedenti espulsioni poco prima di raggiungere la Terra, dando origine a quello che gli esperti definiscono una tempesta solare cannibale.

Il fenomeno della tempesta cannibale si verifica quando un’espulsione di massa coronale più veloce raggiunge e ingloba una precedente, ancora in viaggio verso la Terra. La fusione dei due flussi di plasma e campi magnetici amplifica notevolmente l’energia complessiva dell’evento, rendendo più intenso il disturbo geomagnetico quando l’onda d’urto combinata colpisce la magnetosfera terrestre. Secondo l’astrofisico Tony Phillips, esperto di meteorologia spaziale, questa dinamica ha giustificato l’innalzamento dell’allerta da G3 a G4 per il 12 e 13 novembre.

Una tempesta geomagnetica di livello G4 comporta rischi concreti per diverse categorie di infrastrutture tecnologiche. Il campo magnetico terrestre, quando viene perturbato in modo così significativo, genera correnti elettriche indotte nelle lunghe linee di trasmissione dell’energia, le cosiddette correnti geomagneticamente indotte. Queste correnti possono sovraccaricare i trasformatori ad alta tensione, componenti critici della rete elettrica, causando surriscaldamento e potenzialmente danneggiandoli in modo permanente. In casi estremi, come verificatosi in Canada nel marzo 1989 durante una tempesta di livello simile, l’intera regione del Québec, con oltre sei milioni di abitanti, rimase priva di energia elettrica per diverse ore.

I sistemi di navigazione satellitare rappresentano un’altra categoria di tecnologie particolarmente vulnerabili. Durante tempeste di intensità G4, le perturbazioni della ionosfera terrestre possono introdurre errori significativi nel calcolo della posizione, con scostamenti potenziali di diversi metri rispetto alla localizzazione reale. Settori come il trasporto aereo, marittimo, i servizi di emergenza e le applicazioni agricole di precisione basate su GPS possono subire interruzioni o malfunzionamenti temporanei. I satelliti stessi, sia in orbita bassa che geostazionaria, sono esposti a rischi multipli: accumulo di cariche elettriche sulla superficie, che possono causare scariche elettrostatiche e danneggiare i componenti elettronici, disturbi nei sistemi di orientamento e aumento del drag atmosferico per i satelliti in orbita bassa, fenomeno che ne riduce progressivamente l’altitudine orbitale.

Le comunicazioni radio ad alta frequenza hanno subito disturbi significativi durante il brillamento X5.1 dell’11 novembre. L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha confermato blackout delle comunicazioni radio HF su vaste aree dell’Europa centrale, del Mediterraneo e del Nord Africa, con interferenze alle comunicazioni aeronautiche e marittime. Questi disturbi, classificati dalla NOAA come evento R3 forte, rappresentano una conseguenza diretta dell’intensa radiazione elettromagnetica emessa durante il brillamento solare, che ha ionizzato gli strati superiori dell’atmosfera terrestre modificando temporaneamente le proprietà di riflessione delle onde radio.

Nonostante la severità dell’evento, le autorità scientifiche e i gestori delle infrastrutture critiche hanno ribadito che non vi sono motivi di allarme generalizzato per la popolazione. Le moderne reti elettriche, almeno nei paesi tecnologicamente avanzati, sono dotate di sistemi di monitoraggio continuo e protocolli di intervento rapido che permettono di isolare le aree a rischio e ridurre gli effetti a cascata. Durante la tempesta geomagnetica attuale, i gestori della rete elettrica hanno attivato procedure di riduzione preventiva del carico e di riconfigurazione della distribuzione dell’energia, misure che permettono di proteggere i trasformatori più esposti dalle correnti geomagneticamente indotte.

Lo Space Weather Prediction Center della NOAA ha confermato che le condizioni di tempesta geomagnetica sono attese proseguire anche nelle ore successive al raggiungimento del livello G4, con possibile ulteriore intensificazione qualora il campo magnetico trasportato dall’espulsione di massa coronale risulti orientato in direzione opposta a quello terrestre, condizione che massimizza l’accoppiamento energetico e quindi il disturbo geomagnetico. Le previsioni indicano che la fase più intensa della tempesta dovrebbe gradualmente attenuarsi nel corso del 13 novembre, quando è attesa una riduzione al livello G1, classificato come tempesta minore.

L’aspetto più suggestivo dell’evento è stato indubbiamente lo spettacolo delle aurore boreali, visibili nella notte tra l’11 e il 12 novembre in aree del Nord Italia dove il fenomeno si manifesta soltanto in occasioni eccezionali. Le aurore si formano quando le particelle cariche provenienti dal vento solare, incanalate lungo le linee del campo magnetico terrestre verso i poli magnetici, collidono con gli atomi di ossigeno e azoto presenti negli strati superiori dell’atmosfera. L’energia rilasciata in queste collisioni viene emessa sotto forma di luce, creando i caratteristici bagliori e archi luminosi che danzano nel cielo notturno.

Durante tempeste geomagnetiche particolarmente intense come quella attualmente in corso, l’ovale aurorale, la regione dove normalmente si manifestano le aurore, si espande notevolmente verso latitudini più basse. Con un indice Kp pari a 8, le aurore diventano teoricamente visibili fino a latitudini di circa 50 gradi, che corrispondono grossomodo al Nord Italia. Le fotografie pervenute nella notte del 12 novembre documentano avvistamenti in località come Vernante, Lanzo Torinese, Prascorsano in Piemonte e diverse zone del Veneto, con il caratteristico colore rossastro dominante.

Il colore rosso delle aurore osservate alle nostre latitudini rappresenta una peculiarità fisica significativa. Mentre alle alte latitudini artiche le aurore appaiono tipicamente di colore verde, dovuto all’interazione con l’ossigeno atomico presente a circa 100 chilometri di altitudine, il colore rosso indica che le particelle solari stanno interagendo con l’ossigeno molecolare presente a quote molto più elevate, tra i 400 e gli 800 chilometri. Questa differenza rivela l’intensità dell’evento: soltanto durante tempeste geomagnetiche particolarmente energetiche le particelle solari riescono a penetrare così in profondità nella magnetosfera terrestre da eccitare gli atomi a queste altitudini estreme.

L’evento attuale si inserisce in un contesto di attività solare particolarmente intensa che caratterizza il 2025. Il ciclo solare numero 25, iniziato ufficialmente nel dicembre 2019, ha raggiunto la sua fase di massimo proprio nel corso dell’anno in corso, periodo durante il quale la frequenza e l’intensità dei brillamenti solari e delle espulsioni di massa coronale aumentano significativamente. Secondo le previsioni della NOAA e della NASA, questa fase di massima attività dovrebbe protrarsi almeno fino alla metà del 2026, prima che il Sole inizi gradualmente la fase di declino verso il successivo minimo solare.

La macchia solare AR4274, responsabile degli eventi di questi giorni, ha attirato l’attenzione particolare degli scienziati per una caratteristica magnetica anomala. Il campo magnetico della regione risulta ruotato di novanta gradi rispetto alla configurazione normale definita dalla legge di Hale, che stabilisce la corretta disposizione dei poli magnetici delle macchie solari. Questa peculiarità rende la macchia particolarmente instabile e imprevedibile, aumentando la probabilità di brillamenti intensi e espulsioni di massa coronale. La regione è stata tenuta sotto costante osservazione dal Solar Dynamics Observatory della NASA e dai satelliti GOES della NOAA, che monitorano continuamente l’attività solare fornendo i dati necessari per le previsioni di meteorologia spaziale.

Il confronto con eventi storici di grande intensità permette di contestualizzare meglio la severità della tempesta attuale. L’evento di Carrington del settembre 1859 rimane la più intensa tempesta geomagnetica mai registrata nella storia documentata, con un indice DST stimato in meno 900 nanotesla, valore che indica una compressione estrema della magnetosfera terrestre. Quella tempesta generò aurore visibili fino a Roma, Cuba e Hawaii, e mandò completamente in tilt le linee telegrafiche dell’epoca, all’epoca unica tecnologia elettrica diffusa su scala globale. Se un evento di intensità paragonabile colpisse la Terra oggi, gli effetti sarebbero devastanti per le infrastrutture tecnologiche moderne, con stime di danni economici nell’ordine di centinaia di miliardi di dollari e tempi di recupero potenzialmente di anni per il ripristino completo della funzionalità dei sistemi danneggiati.

La tempesta geomagnetica del maggio 2024 rappresenta un precedente recente di intensità paragonabile a quella attuale. In quell’occasione, il livello G5 estremo venne raggiunto per la prima volta dal 2003, generando aurore spettacolari visibili in tutta Italia, comprese le regioni centrali e meridionali. Anche in quel caso, l’origine fu una serie di potenti espulsioni di massa coronale da una regione solare particolarmente attiva, e gli effetti sulle infrastrutture furono limitati proprio grazie ai sistemi di monitoraggio avanzati e ai protocolli di risposta rapida implementati negli ultimi decenni.

I sistemi di monitoraggio e previsione delle tempeste solari rappresentano oggi una componente essenziale della protezione delle infrastrutture critiche. Satelliti come DSCOVR, posizionato a circa 1,5 milioni di chilometri dalla Terra nel punto di Lagrange L1, forniscono misurazioni in tempo reale del vento solare e del campo magnetico interplanetario circa un’ora prima che questi raggiungano la Terra. Questi dati permettono di affinare le previsioni e di emettere allerte con maggiore precisione temporale, consentendo ai gestori delle reti elettriche, ai controllori del traffico aereo e agli operatori satellitari di mettere in atto le misure di protezione necessarie.

Le agenzie spaziali europea e statunitense stanno sviluppando sistemi ancora più avanzati per il monitoraggio del meteo spaziale. La missione ESA Vigil, che sarà posizionata nel punto di Lagrange L5, a circa 150 milioni di chilometri dalla Terra in una posizione che permette di osservare il lato del Sole non visibile dalla Terra, fornirà un anticipo fino a quattro o cinque giorni sull’arrivo di espulsioni di massa coronale particolarmente intense. La missione NASA PUNCH, recentemente lanciata, sta fornendo per la prima volta immagini tridimensionali della corona solare e del vento solare utilizzando la polarizzazione della luce, permettendo previsioni più dettagliate dell’evoluzione delle perturbazioni mentre si propagano verso la Terra.

La durata prevista della tempesta geomagnetica attuale dipende principalmente dall’orientamento e dalla struttura del campo magnetico trasportato dall’espulsione di massa coronale. Le condizioni più intense si verificano quando il campo magnetico della nube di plasma è orientato verso sud, direzione opposta al campo magnetico terrestre. In questa configurazione, il fenomeno della riconnessione magnetica permette un trasferimento efficiente di energia dal vento solare alla magnetosfera terrestre, intensificando il disturbo geomagnetico. Secondo i modelli della NOAA, questa condizione favorevole per l’intensificazione della tempesta potrebbe persistere per diverse ore, mantenendo livelli di attività geomagnetica elevati anche nel corso della giornata del 12 novembre.

Per la popolazione generale, una tempesta geomagnetica anche di intensità severa come quella attuale non rappresenta rischi diretti per la salute o la sicurezza personale. L’atmosfera terrestre e il campo magnetico forniscono una protezione efficace contro le particelle cariche e la radiazione associata agli eventi solari. Gli unici soggetti potenzialmente esposti a livelli di radiazione superiori alla norma sono gli astronauti presenti sulla Stazione Spaziale Internazionale e gli equipaggi dei voli commerciali che operano ad altitudini di crociera elevate su rotte polari, dove la schermatura atmosferica è minore. In questi casi, protocolli operativi specifici prevedono la possibilità di ridurre temporaneamente l’altitudine di volo o di modificare le rotte per minimizzare l’esposizione.

Le raccomandazioni per i cittadini durante tempeste geomagnetiche di questo livello si limitano essenzialmente a mantenere un livello di preparazione di base analogo a quello consigliato per altri eventi che potrebbero causare interruzioni temporanee dei servizi. Disporre di una torcia elettrica, batterie di riserva, una radio a batterie per rimanere informati e una scorta minima di acqua e alimenti non deperibili rappresenta una misura prudenziale applicabile a varie tipologie di emergenze, non soltanto alle tempeste solari. Per chi utilizza apparecchiature elettroniche sensibili o sistemi di comunicazione critici, l’utilizzo di dispositivi di protezione contro le sovratensioni può offrire una salvaguardia aggiuntiva contro eventuali picchi nella rete elettrica.

L’evento in corso rappresenta un promemoria significativo della stretta connessione tra l’attività della nostra stella e il funzionamento delle tecnologie su cui la società moderna fa affidamento quotidianamente. La crescente dipendenza da sistemi satellitari per comunicazioni, navigazione, osservazione della Terra e servizi finanziari, unita alla complessità e all’interconnessione delle reti elettriche moderne, rende la comprensione e la previsione del meteo spaziale una priorità sempre maggiore per la sicurezza delle infrastrutture critiche. Investimenti continui nei sistemi di monitoraggio, nella ricerca scientifica e nello sviluppo di protocolli di risposta coordinati a livello internazionale rappresentano elementi essenziali per garantire la resilienza della società tecnologica di fronte alle manifestazioni più intense dell’attività solare.

Mentre la tempesta geomagnetica prosegue il suo corso, gli scienziati e i tecnici dei centri di monitoraggio continueranno a seguire l’evoluzione della situazione, aggiornando le previsioni sulla base dei dati forniti dai satelliti di osservazione e dalle stazioni di misura distribuite sul pianeta. La comunità internazionale della meteorologia spaziale rimane in stato di allerta, pronta a diramare eventuali aggiornamenti qualora le condizioni dovessero intensificarsi ulteriormente o, al contrario, mostrare segni di attenuazione più rapida del previsto. Per gli appassionati di fenomeni naturali spettacolari, le prossime ore potrebbero ancora riservare opportunità di osservazione delle aurore boreali, sempre che le condizioni meteorologiche locali lo permettano e ci si trovi in zone sufficientemente distanti dall’inquinamento luminoso urbano. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!