Londra si prepara a varare una delle più radicali revisioni della politica d’asilo degli ultimi decenni, in un contesto segnato da pressioni crescenti sul sistema migratorio britannico. Il governo laburista, guidato da Keir Starmer, ha annunciato ufficialmente un pacchetto di misure che rivede profondamente lo status dei rifugiati nel Regno Unito, segnando una svolta netta rispetto al recente passato. La mossa arriva in risposta a un anno record di richieste di asilo – oltre 111mila fino a giugno 2025 – e al continuo afflusso di migranti attraverso la Manica, con più di 39mila arrivi irregolari da gennaio.
Al centro della riforma, illustrata dal ministro dell’Interno Shabana Mahmood, c’è la riduzione della durata dello status di rifugiato da cinque anni a trenta mesi, soggetti a revisione periodica. Un cambiamento che intende porre fine, nelle parole della ministra, al cosiddetto “golden ticket” per chi ottiene asilo. La nuova impostazione non solo accorcia la protezione temporanea, ma introduce un controllo più serrato sulla permanenza: chi proviene da Paesi ritenuti successivamente sicuri sarà tenuto a fare ritorno, senza automatismi verso la residenza permanente. Proprio questa, d’altronde, è l’altra svolta di peso: per ottenere il permesso di soggiorno a tempo indeterminato serviranno vent’anni, non più cinque, rendendo più lontano l’accesso alla cittadinanza.
La revisione, ispirata esplicitamente al modello danese, rompe con un impianto che negli ultimi anni aveva garantito percorsi di integrazione stabili, ma sempre più criticati da una parte dell’opinione pubblica e da settori politici preoccupati per la sostenibilità del sistema. L’imitazione della linea di Copenaghen – uno dei Paesi europei più restrittivi in materia – rappresenta un messaggio chiaro: la protezione sarà garantita solo finché necessaria, e non sarà più considerata un preludio automatico alla permanenza.
Non si tratta solo di una questione tecnica. La decisione del governo arriva in un momento politicamente sensibile. La pressione migratoria ha alimentato la risalita nei sondaggi del partito nazionalista guidato da Nigel Farage, che da mesi supera i laburisti nei sondaggi con margini a doppia cifra, capitalizzando il malcontento di una parte dell’elettorato che ritiene troppo morbida la gestione delle frontiere. Il rischio politico per Starmer è evidente, e la svolta in materia di asilo va letta anche come un tentativo di riconquistare la fiducia di un elettorato disilluso, soprattutto nei distretti dove l’immigrazione è percepita come una minaccia all’ordine e al benessere sociale.
Pur prevedendo inevitabili reazioni critiche da parte di ong e associazioni per i diritti umani, il governo sembra deciso a difendere la sua scelta come atto di responsabilità: non si mette in discussione il diritto all’asilo, ma se ne ridefiniscono le condizioni, riportando la protezione a una logica di temporaneità legata alla contingenza. Il Parlamento discuterà il pacchetto completo lunedì, ma il messaggio è già stato lanciato con forza: il Regno Unito non sarà più terra di approdo permanente per chi fugge, ma solo un rifugio temporaneo finché necessario. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
