Sta scuotendo Westminster e affollando gli scaffali delle librerie britanniche il nuovo saggio firmato da Norman Baker, ex ministro e navigato conoscitore delle dinamiche finanziarie del Regno Unito. Il libro, dal titolo “Royal Mint, National Debt”, promette – e mantiene – una ricostruzione minuziosa e implacabile delle finanze della Famiglia Reale, rivelando aspetti finora celati dietro l’aura di rispetto e tradizione che da secoli circonda Buckingham Palace.
Baker non si limita a elencare cifre: con l’occhio dell’esperto e la penna del cronista navigato, guida il lettore lungo un percorso che parte da un dato storico poco noto – nel 1760 la monarchia inglese era sostanzialmente in bancarotta – e arriva fino alla situazione odierna, in cui la Royal Family, pur ufficialmente finanziata con denaro pubblico, si è trasformata in una delle entità più ricche del Paese. Secondo l’autore, il costo annuo della monarchia per i contribuenti britannici sfiorerebbe i 150 milioni di euro: una cifra che spicca per dimensione e che solleva inevitabili domande sull’equilibrio tra simbolo nazionale e onere economico.
Il libro entra nel cuore delle spese della Corona, documentando il modo in cui i Windsor abbiano capitalizzato sullo status istituzionale per ottenere agevolazioni fiscali, vantaggi legislativi e la possibilità di trattenere per sé doni ufficiali e donazioni. Particolare attenzione è rivolta alla gestione del Ducato di Cornovaglia, storicamente legato all’erede al trono, che oggi rappresenta una delle fonti di reddito più redditizie per la Famiglia Reale. Baker denuncia come i terreni del Ducato vengano affittati a tariffe esorbitanti anche a enti come il Servizio Sanitario Nazionale, chiese e organizzazioni benefiche, con ricavi che alimentano direttamente il patrimonio personale del principe di Galles.
Non mancano nel saggio capitoli dal tono più esplosivo. L’autore dedica spazio al discusso passato del principe Andrea, la cui frequentazione di personaggi controversi ha lasciato strascichi profondi sull’immagine pubblica della monarchia. Ma il vero nucleo della critica di Baker non è l’individuo, bensì il sistema: una macchina consolidata che, a dispetto del ruolo pubblico, opera secondo logiche private, più vicine a quelle di una multinazionale che di un’istituzione statale.
La monarchia britannica, sostiene Baker, è diventata un brand globale, capace di attrarre milioni di turisti, catalizzare eventi, influenzare moda e costume. Questo peso culturale e simbolico viene spesso utilizzato come argomento per giustificare le spese pubbliche che la sostengono. Ma “Royal Mint, National Debt” chiede apertamente: è ancora sostenibile che un’istituzione ereditaria goda di simili privilegi economici senza una trasparenza comparabile a quella richiesta a qualunque altra entità finanziata dallo Stato?
Il successo del libro, già bestseller nel Regno Unito, dimostra che il tema tocca una corda sensibile nell’opinione pubblica. Le rivelazioni di Baker non solo offrono uno spaccato inedito sulle finanze reali, ma alimentano un dibattito più ampio sul ruolo della monarchia nella democrazia contemporanea, soprattutto in un’epoca in cui i cittadini chiedono accountability, sobrietà e giustizia fiscale a tutte le istituzioni. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
