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Guerra in Ucraina e aiuti a Kiev, ecco quanto ha speso l’Italia fino ad oggi

L’Italia si posiziona al 21° posto in Europa per i finanziamenti all’Ucraina. Il contributo italiano complessivo raggiunge i 2-3 miliardi di euro annui.

Nel solco del dibattito riaccesosi sulla necessità di intensificare gli aiuti militari verso Kiev, emerge una realtà sconfortante per il nostro Paese: l’Italia occupa una posizione tutt’altro che preminente nel panorama europeo degli stanziamenti destinati alla resistenza ucraina. Con soli 28 euro pro capite destinati ad armamenti dal febbraio 2022 ad oggi, la Repubblica italiana si colloca sensibilmente al di sotto della media europea, tracciando un quadro che rivela, più che una inadeguatezza ordinaria, un vero e proprio scollamento rispetto agli sforzi profusi dalle nazioni che hanno assunto un ruolo guida nel sostegno militare a Zelensky.

Il confronto con altri partner europei, nello specifico, risulta persino imbarazzante. La Danimarca, pur essendo una nazione dalla popolazione di modeste dimensioni, ha impegnato 1.526,5 euro per cittadino, 44 volte superiore alla dotazione pro capite italiana. Medesima sproporzione caratterizza i Paesi nordici e baltici nel loro insieme: Svezia, Norvegia, Estonia, Lituania, Lettonia e Islanda, quando considerati collettivamente, hanno erogato cifre equivalenti a 485 euro pro capite, quasi 17 volte l’impegno medio che spetta a ciascun italiano in relazione al finanziamento della difesa ucraina. All’interno di questa gerarchia di responsabilità continentale, la Germania rimane il maggiore contributore europeo in termini assoluti, con 21 miliardi e 290 milioni di euro complessivamente stornati verso Kiev. Il Regno Unito lo segue con 18 miliardi e 601 milioni, mentre i Paesi Bassi hanno provveduto a indirizzare 10 miliardi e 890 milioni di euro.

La domanda che sorge naturale è: quale sia stato effettivamente il costo dell’impegno italiano verso l’Ucraina dal marzo 2022 fino a questo dicembre 2025. Stando ai dati ufficiali forniti dalle istituzioni, il nostro Paese ha allocato uno stanziamento di aiuti militari pari a circa 970 milioni di euro a titolo di cessioni dirette, secondo le rilevazioni del Kiel Institute for the World Economy, il principale osservatorio internazionale dei flussi di assistenza verso Kiev. Tuttavia, se si allarga lo sguardo all’integralità della spesa governativa destinata all’Ucraina, considerando non soltanto i rifornimenti bellici ma anche i contributi finanziari, gli aiuti umanitari e le partecipazioni ai fondi europei comuni, la cifra si amplia sino a raggiungere una forbice compresa tra 2 e 3 miliardi di euro all’anno, secondo alcune stime di fonte accademica.

Una significativa porzione di questo finanziamento transita attraverso strumenti e meccanismi di coordinamento europeo piuttosto che tramite iniziative bilaterali dirette. L’Italia, ad esempio, contribuisce al cosiddetto Strumento europeo per la pace, un fondo fuori bilancio destinato a coordinare gli aiuti militari dei Paesi dell’Unione nel supporto alla difesa ucraina. Il nostro Paese, in virtù della sua quota di reddito nazionale lordo all’interno dell’architettura finanziaria dell’Ue, versa una propria parte di tale contribuzione comunitaria, ammontante a circa 460 milioni di euro complessivi per il quinquennio 2025–2028, suddivisi tra 461 milioni nel 2025 e cifre leggermente superiori negli esercizi successivi. In precedenti ripartizioni, il contributo italiano al fondo comune aveva assunto contorni ancora più significativi, toccando la soglia di 1 miliardo e 400 milioni di euro sul totale di 11 miliardi e 100 milioni raccolti finora dall’Ue a scopo di finanziamento della difesa ucraina.

Ciò nonostante, le valutazioni riguardanti il ruolo italiano nel contesto europeo evidenziano una evidente marginalità. L’Italia, stando ai dati più recenti, occupa il 21º posto su 27 Stati membri dell’Ue in termini di supporto bilaterale diretto a Kiev, stanziando lo 0,14% del proprio prodotto interno lordo a tale scopo dal 2022 in poi. Tale cifra, quantunque possa risultare superficialmente ragionevole, si rivela inferiore all’impegno profuso dalla stragrande maggioranza delle altre nazioni continentali, in primo luogo da quelle geograficamente prossime alla zona di conflitto o maggiormente esposte alla minaccia russa.

Il panorama degli aiuti globali getta tuttavia in rilievo il ruolo dominante che, pur con le attuali difficoltà, continuano a rivestire gli Stati Uniti nel sostentamento della resistenza ucraina. Washington ha provveduto a destinare il totale di 111 miliardi e 28 milioni di euro verso Kiev tra il febbraio 2022 e l’agosto 2025, cifra che rappresenta il 37% dell’assistenza mondiale complessiva. Di tale importo, il segmento militare ha assorbito 64 miliardi e 310 milioni di euro. Tuttavia, dalla conclusione dell’amministrazione Biden in gennaio, il volume degli aiuti americani ha subìto una contrazione drammatica a causa della decisione dell’amministrazione Trump di ricalibrare le priorità della politica estera nei riguardi del conflitto ucraino.

Nel medesimo arco temporale, il contributo europeo collettivo, inteso nella sua accezione più estesa quale sommatoria dei meccanismi di finanziamento dell’Ue e dei singoli contributi degli Stati membri, ha raggiunto complessivamente il livello di 308 miliardi di euro secondo l’ultimo aggiornamento del Kiel Institute disponibile al mese di agosto. L’Unione europea, considerata isolatamente nei suoi strumenti finanziari propri, ha provveduto a vincolare risorse equivalenti a circa 46 miliardi e 600 milioni di euro in sostegno finanziario e aiuti di natura umanitaria, cui si sommano i 45 miliardi e 100 milioni circa destinati a finanziamenti militari attraverso i propri meccanismi di coordinamento e i contributi degli Stati membri tramite agenzie europee. Tale evoluzione ha determinato, per la prima volta da giugno 2022, il sorpasso dell’Europa nei riguardi degli Stati Uniti sia in termini di impegni totali sia in termini di erogazioni concrete di assistenza militare secondo le metriche calcolate dal think tank tedesco.

La composizione dell’aiuto italiano, tuttavia, si caratterizza per una persistente disomogeneità dovuta tanto alle difficoltà nel reperire risorse autonome quanto alle limitazioni imposte dalle capacità produttive del comparto nazionale della difesa. Pur avendo il Governo italiano approvato 8 consistenti pacchetti di sostegno militare nei riguardi di Kiev dal termine del 2022, gli equipaggiamenti forniti si caratterizzano per una dotazione di matériel prevalentemente preesistente piuttosto che frutto di nuove produzioni. L’Agenzia Industrie Difesa ha ricevuto margini di finanziamento straordinario, pari a 14 milioni e mezzo di euro, affinché provvedesse al reintegro delle munizioni cedute all’Ucraina senza comportare uno svuotamento eccessivo delle riserve nazionali; tuttavia tale misura rappresenta un palliativo temporaneo più che una soluzione strutturale. La questione riguardante il modo in cui le cessioni verso Kiev impattino sulla programmazione generale degli acquisti di armamenti e sulla ricostituzione dei magazzini nazionali rimane, secondo le valutazioni della Corte dei Conti italiana, portatrice di una significativa opacità amministrativa.

Nel contesto della negoziazione che sta prendendo forma attorno ai fabbisogni finanziari europei per il 2026, il dibattito relativo all’incremento degli aiuti verso l’Ucraina si configura quale uno dei principali punti di contesa tra le capitali continentali. La Commissione europea ha proposto una dotazione accelerata pari a 25 miliardi di euro da reperire tramite le ordinarie linee di bilancio comunitario, una cifra che tuttavia rimane considerevolmente inferiore rispetto al fabbisogno stimato da Kiev medesima e dai partner atlantici occidentali in termini di necessità materiale per la prosecuzione della resistenza. Qualora la richiesta europea dovesse trovare accoglienza, l’Italia si troverebbe tenuta al versamento di una quota proporzionata al suo grado di partecipazione nell’architettura finanziaria dell’Ue, una circostanza che avrebbe l’effetto di incrementare ulteriormente il costo del nostro Paese rispetto all’obiettivo della difesa ucraina, senza tuttavia mutare significativamente la collocazione relativa del nostro Stato entro il ranking continentale della solidarietà verso Kiev. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!