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La Manovra cambia l’Isee, dalla prima casa ai controlli: ecco le novità nel 2026

La Legge di Bilancio 2026 modifica profondamente l’Isee: franchigia prima casa, nuove scale per famiglie numerose, Dsu precompilata e molto altro.

La Legge di Bilancio 2026 introduce modifiche sostanziali all’Indicatore della Situazione Economica Equivalente, ridisegnando i criteri di accesso alle prestazioni sociali per milioni di famiglie italiane. Il testo, approvato dal Senato e atteso al voto finale della Camera entro fine anno, interviene su più fronti con l’obiettivo dichiarato di rendere l’indicatore più equo e di contrastare le false dichiarazioni.

L’intervento normativo muove su un doppio binario: da un lato alleggerisce il peso della prima casa e riconosce maggiore peso alle famiglie numerose, dall’altro inasprisce i controlli per individuare i cosiddetti “furbetti” che tentano di abbassare artificialmente l’Isee attraverso false residenze o patrimoni occultati. Le modifiche riguarderanno quasi la metà delle famiglie italiane, con un impatto stimato dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio che coinvolge oltre il 55 per cento dei proprietari di immobili.

La franchigia sulla prima casa quasi raddoppia

Il cambiamento più rilevante riguarda il trattamento dell’abitazione principale nel calcolo patrimoniale dell’Isee. La franchigia standard, ossia la quota di valore catastale della casa di residenza esclusa dal computo, passa dagli attuali 52.500 euro a 91.500 euro. Si tratta di un innalzamento del 74 per cento che riduce drasticamente l’impatto della proprietà immobiliare sull’indicatore finale, permettendo a numerosi nuclei di rientrare nelle soglie previste per bonus e agevolazioni.

La norma introduce inoltre un incremento ulteriore di 2.500 euro per ogni figlio convivente successivo al primo, modificando il meccanismo precedente che prevedeva l’aumento solo dal terzo figlio in poi. In concreto, una famiglia con tre figli che possiede un’abitazione con valore catastale di 110.000 euro vedrà esclusi dal calcolo Isee ben 96.500 euro, ossia 91.500 euro di base più 2.500 euro per il secondo figlio e altri 2.500 euro per il terzo. Con le regole attuali, la franchigia si fermerebbe a 57.500 euro, generando una differenza di quasi 40.000 euro che può determinare l’accesso o meno a prestazioni agevolate.

Per i nuclei familiari residenti nei comuni capoluogo delle quattordici città metropolitane il legislatore ha previsto un trattamento ancora più favorevole, elevando la soglia di esclusione fino a 200.000 euro. Le città interessate sono Roma Capitale, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli, Reggio Calabria, Cagliari, Catania, Messina, Palermo e Sassari. La misura risponde alle difficoltà dei nuclei che vivono nelle grandi aree urbane, dove anche appartamenti di edilizia convenzionata possono superare i 100.000 euro di valore catastale. Secondo le simulazioni, una famiglia milanese con un immobile da 200.000 euro di valore catastale, redditi da lavoro dipendente di 40.000 euro annui e nessun altro patrimonio significativo potrebbe registrare una riduzione dell’Isee compresa tra 8.000 e 12.000 euro, a seconda della composizione del nucleo.

Nuove scale di equivalenza per le famiglie con figli

La Manovra interviene anche sui coefficienti della scala di equivalenza, ossia i parametri che rapportano il reddito e il patrimonio complessivo al numero dei componenti del nucleo familiare. L’obiettivo è evitare che situazioni economiche sostanzialmente diverse vengano equiparate solo in base a un reddito nominale simile, riconoscendo che ogni figlio rappresenta un carico economico significativo.

Le maggiorazioni vengono aumentate in modo progressivo per i nuclei con almeno due figli. Nel dettaglio, la scala di equivalenza viene maggiorata di 0,1 punti per le famiglie con due figli, di 0,25 punti in caso di tre figli, di 0,40 punti per quattro figli e di 0,55 punti per i nuclei con almeno cinque figli. Le nuove maggiorazioni si applicano ai beneficiari di assegno di inclusione, supporto formazione e lavoro, assegno unico universale, bonus nido, bonus nuovi nati e supporto domiciliare per bambini con meno di tre anni e patologie croniche.

L’innalzamento dei coefficienti comporta che l’Indicatore della Situazione Economica, diviso per un denominatore maggiore, produca un Isee finale più basso a parità di reddito e patrimonio. La riforma favorisce in particolare le famiglie numerose e monoreddito con figli a carico, che oggi si trovano spesso escluse da prestazioni come bonus asilo nido, borse di studio universitarie o agevolazioni sulle rette scolastiche per pochi euro di differenza rispetto alle soglie previste.

La Dsu precompilata diventa prioritaria

A decorrere dal primo gennaio 2026 la Dichiarazione Sostitutiva Unica precompilata diventa la modalità ordinaria per richiedere l’Isee. La norma si applica anche ai cittadini che si rivolgono ai Centri di assistenza fiscale, che dovranno utilizzare prioritariamente il sistema precompilato dell’Inps. L’idea alla base dell’intervento è ridurre gli errori sui saldi dei conti correnti e sui patrimoni mobiliari, accelerando i tempi di rilascio dell’attestazione che oggi possono superare le due settimane.

L’Inps potrà accedere ai dati del Pubblico Registro Automobilistico gestito dall’Aci, ampliando il perimetro delle informazioni utilizzate per la compilazione automatica della dichiarazione. Il decreto attuativo del Ministero del Lavoro, previo assenso del Garante per la Privacy, definirà le nuove regole operative e tecniche per l’invio dell’Isee precompilato anche tramite intermediari. Tuttavia, fonti tecniche segnalano le difficoltà nell’attuare la misura già da gennaio 2026, considerando gli ulteriori passaggi necessari dopo la pubblicazione della legge in Gazzetta Ufficiale e la cooperazione richiesta tra Inps, Ministero dell’Interno e Aci.

Stretta sui controlli e nuove verifiche incrociate

Sul fronte dei controlli, la Legge di Bilancio introduce verifiche incrociate automatiche più stringenti per contrastare le false dichiarazioni. Dal 2026 i controlli sull’Isee saranno incrociati con la banca dati dell’Anagrafe nazionale della popolazione residente per individuare i finti cambi di residenza oppure i nuclei familiari divisi in modo artificiale con lo scopo di abbassare l’indicatore.

L’Inps potrà inoltre accedere al Registro Automobilistico dell’Aci, verificando se i beneficiari delle prestazioni abbiano automobili, moto e imbarcazioni intestate e non dichiarate. La norma mira a stanare i falsi bisognosi che dichiarano situazioni di indigenza pur possedendo veicoli di lusso o natanti, sottraendosi illegittimamente al computo patrimoniale.

Altra novità rilevante riguarda il patrimonio detenuto all’estero. Dal 2026 nel calcolo dell’Isee andranno considerate anche le giacenze e gli investimenti in valuta all’estero e quelli in criptovalute. L’inclusione delle criptovalute nel patrimonio mobiliare ai fini Isee è stata approvata e prevede un periodo transitorio: entro sessanta giorni dall’entrata in vigore verranno apportate le modifiche al regolamento Isee, e gli enti locali avranno ulteriori novanta giorni per adeguare i propri sistemi. Le prestazioni in corso di erogazione restano salve fino all’adeguamento.

Le sanzioni per chi presenta un Isee errato, difforme o con omissioni sono state confermate. Si va dalle sanzioni amministrative da 5.164 a 25.822 euro, fino al triplo dell’importo dell’agevolazione ricevuta, alla revoca dei benefici ottenuti con obbligo di restituzione delle somme. Nei casi più gravi, quando l’indebita percezione supera i 3.999,96 euro, scatta il procedimento penale con pena da tre mesi a sei anni di reclusione.

Assegno unico e prestazioni sociali: gli effetti della riforma

Le modifiche introdotte dalla Manovra avranno ripercussioni dirette su numerose prestazioni sociali agevolate, a partire dall’Assegno Unico Universale. Nel 2026 l’assegno sarà rivalutato dell’1,4 per cento per effetto dell’adeguamento all’inflazione. La prima fascia reddituale si estenderà fino a 17.468,51 euro, mentre nel 2025 il limite massimo era fermo a 17.227,33 euro. Al vertice opposto, il tetto oltre cui viene riconosciuta la cifra minima salirà a 46.582,71 euro contro i 45.939,56 euro del 2025.

Secondo le proiezioni, l’importo massimo dell’assegno passerà dagli attuali 199,40 euro a circa 202-204 euro per figlio, mentre l’importo minimo salirà da 57 euro a circa 58-59 euro. La modifica del calcolo Isee dovrebbe coinvolgere 2,6 milioni di figli, con un aumento medio di circa dieci euro mensili per ogni beneficiario. Il costo aggiuntivo per lo Stato nel 2026 ammonta a 324 milioni di euro. Per ricevere l’importo corretto è necessario presentare la nuova Dichiarazione Sostitutiva Unica entro il 28 febbraio 2026. Senza aggiornamento, da marzo 2026 l’Inps corrisponderà automaticamente il valore minimo. Presentando la Dsu entro il 30 giugno 2026 si mantiene il diritto agli arretrati, mentre oltre tale data si perde la possibilità di recuperarli integralmente.

Tra le altre prestazioni interessate figurano l’Assegno di Inclusione, il cui ricalcolo comporterà un impatto stimato di 119,3 milioni di euro nel 2026, il Supporto Formazione e Lavoro, il Bonus Asilo Nido con rimborsi fino a 3.000 euro annui per le famiglie con Isee inferiore a 25.000 euro, e il Bonus Nuovi Nati da 1.000 euro per i nuclei con Isee sotto i 40.000 euro, soglia che viene innalzata a 46.000 euro. Anche i bonus sociali per le bollette di luce, gas e acqua, destinati ai nuclei con Isee fino a 9.530 euro, che sale a 20.000 euro per le famiglie con almeno quattro figli a carico, beneficeranno della riforma.

Nel complesso la revisione dell’Isee comporterà minori entrate e maggiori spese per 465 milioni di euro nel 2026, secondo le stime della relazione tecnica che accompagna la Manovra. L’obiettivo dichiarato è ampliare la platea di coloro che possono accedere a queste misure, visto che dipendono strettamente dalla soglia Isee.

Chi beneficia maggiormente della riforma

Le simulazioni indicano che i benefici maggiori si concentreranno tra i proprietari di abitazioni di valore medio-alto nelle grandi città e tra le famiglie numerose con reddito medio-basso. Un nucleo che possiede una casa di medie dimensioni potrebbe vedere scendere il proprio Isee di oltre 3.000 euro, favorendo lo spostamento in una fascia di reddito più bassa e quindi più generosa per l’Assegno Unico e per l’accesso a bonus e prestazioni sociali agevolate. Per le abitazioni con valore catastale di 100.000 euro, la riduzione sarà proporzionalmente minore ma comunque significativa, tra 5.000 e 8.000 euro di Isee in meno, sempre in funzione del mutuo residuo e delle altre variabili patrimoniali.

Le famiglie con figli piccoli beneficeranno di un accesso facilitato al bonus asilo nido, alle agevolazioni sulle rette comunali, ai bonus bollette e ai contributi per l’acquisto di libri scolastici, prestazioni spesso vincolate a soglie Isee tra 15.000 e 25.000 euro. Sul fronte sanitario, l’Isee determina l’accesso a prestazioni socio-sanitarie come l’assistenza domiciliare, i ricoveri in Rsa con tariffe agevolate, le protesi e gli ausili per persone con disabilità. Per le famiglie che assistono anziani o persone fragili, la riduzione dell’indicatore può alleggerire significativamente il carico economico.

Al contrario, i nuclei che non possiedono la prima casa o che risiedono in immobili con valori catastali contenuti non registreranno variazioni sostanziali rispetto al passato, così come le famiglie senza figli vedranno un impatto limitato dalle nuove scale di equivalenza. La riforma si configura quindi come uno strumento mirato a sostenere il ceto medio proprietario e le famiglie numerose, categorie che negli ultimi anni hanno sperimentato difficoltà crescenti nell’accedere alle agevolazioni pubbliche a causa di indicatori che non rispecchiavano pienamente la loro effettiva capacità di spesa.

Tempistiche e incertezze operative

L’Isee 2025 scade automaticamente il 31 dicembre a mezzanotte, senza eccezioni. Per continuare ad accedere ai bonus 2026 è necessario rinnovarlo dal primo gennaio 2026, preferibilmente entro fine mese per evitare interruzioni nei pagamenti. Tuttavia, permangono dubbi sulla piena operatività delle nuove regole fin dall’inizio dell’anno. Alcune fonti tecniche segnalano le difficoltà nell’attuare le misure già da gennaio 2026, considerando gli ulteriori passaggi normativi necessari dopo la pubblicazione della legge in Gazzetta Ufficiale.

In particolare, la Dsu precompilata e l’inclusione delle criptovalute nel patrimonio mobiliare richiedono decreti attuativi del Ministero del Lavoro e la cooperazione tra diversi enti, processi che storicamente hanno richiesto tempi lunghi. L’esclusione dei Titoli di Stato dal calcolo Isee, introdotta nel 2025, ha dimostrato che l’attesa può non essere breve prima che le novità normative diventino pienamente operative. Le prestazioni già in corso di erogazione restano comunque salve fino all’adeguamento dei sistemi, evitando interruzioni immediate per i beneficiari. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!