Meteo, Neve Abbondante in Arrivo: Ecco Dove Cadrà e gli Accumuli Previsti

Eccezionali nevicate previste sulle Alpi con accumuli oltre i 2 metri a quote elevate. Il picco tra il 16 e 17 aprile porterà anche il fenomeno della neve rossa causata dalla sabbia sahariana. Massima allerta valanghe e benefici per ghiacciai e risorse idriche.
snowstorm, poor visibility,slick roads and lots of traffic

Le condizioni meteorologiche sull’Italia settentrionale stanno subendo un drastico cambiamento con l’arrivo di una serie di perturbazioni atlantiche che porteranno abbondanti precipitazioni nevose sulle Alpi. La fase cruciale di questo intenso peggioramento è prevista tra mercoledì 16 e giovedì 17 aprile, quando una profonda depressione si approfondirà sul Mar Tirreno settentrionale, raggiungendo un valore minimo di pressione stimato intorno ai 999 hPa, indice di una configurazione barica particolarmente severa. I modelli previsionali indicano accumuli straordinari che potrebbero superare i due metri di altezza sui settori più esposti dell’arco alpino centro-occidentale, trasformando il paesaggio montano in uno scenario di eccezionale portata.

Secondo gli aggiornamenti più recenti dei principali centri meteorologici, le nevicate risulteranno particolarmente copiose su Piemonte e Valle d’Aosta, dove le località di Sestriere, Pragelato e numerose stazioni sciistiche vedranno precipitazioni ininterrotte che potrebbero depositare fino a due metri di neve fresca oltre i 2000 metri. Situazione analoga in Lombardia, con aree come Macugnaga e Madesimo che registreranno accumuli imponenti. Il limite delle nevicate inizialmente si attesterà intorno ai 1400-1500 metri, ma durante le fasi più intense dell’evento è previsto un temporaneo abbassamento della quota neve che potrebbe spingersi fino a 1200 metri sui settori occidentali. Le Alpi centro-orientali, dalla Lombardia fino al Friuli Venezia Giulia, subiranno ugualmente l’impatto di questo evento eccezionale, con accumuli iniziali stimati intorno ai 20 centimetri oltre i 2000 metri nella giornata di oggi, destinati ad aumentare significativamente nelle successive 48 ore.

I motivi di questo fenomeno meteorologico di portata straordinaria sono da ricercarsi nell’azione congiunta del Vortice Polare, che ha iniziato a spingere aria fredda verso sud, e del cosiddetto “Fiume Atmosferico”, una gigantesca corrente umida in grado di trasportare enormi quantità di vapore acqueo dall’Oceano Atlantico fino all’Europa. Questa interazione tra masse d’aria di diversa natura e temperatura genera contrasti termici ideali per precipitazioni particolarmente intense e persistenti, amplificando l’effetto orografico sui rilievi alpini. La perturbazione prevista rappresenta probabilmente l’evento nevoso più rilevante dell’intera stagione invernale 2024-2025, benché si verifichi in un periodo avanzato della primavera, quando normalmente le precipitazioni nevose tendono a diminuire drasticamente di intensità.

Parallelamente alle eccezionali nevicate, si prevede un fenomeno meteorologico particolare e suggestivo: la “neve rossa”. Questo evento, non del tutto raro sulle montagne europee, si verifica quando le correnti meridionali associate alla perturbazione trasportano sabbia e polveri sottili provenienti dal deserto del Sahara fino alle Alpi. La sabbia, depositandosi sulla neve fresca, conferisce al manto nevoso una colorazione che varia dal giallo al rosso-arancione, a seconda della concentrazione del pulviscolo desertico. Il picco di questo fenomeno è previsto nella giornata di mercoledì 16 aprile, quando una elevata concentrazione di particelle sahariane raggiungerà l’Italia settentrionale. Oltre all’impatto estetico, che trasforma i paesaggi alpini in scenari quasi marziani, la presenza di sabbia sulla neve ha conseguenze significative: il manto nevoso tende a sciogliersi più rapidamente poiché le particelle scure aumentano l’assorbimento della radiazione solare, riducendo l’albedo (capacità riflettente) della superficie innevata.

Sebbene questi eventi rappresentino uno spettacolo naturale affascinante, le autorità competenti sottolineano l’elevato rischio valanghe che ne conseguirà. L’abbondante precipitazione in tempi relativamente brevi, associata alle temperature primaverili e alla possibile instabilità degli strati nevosi preesistenti, creerà condizioni potenzialmente pericolose sui pendii montani. I bollettini valanghe regionali segnalano già un incremento del pericolo, che raggiungerà livelli critici nei giorni immediatamente successivi alle nevicate. Le raccomandazioni sono categoriche: evitare assolutamente tutte le attività al di fuori delle piste da sci battute, compresi escursioni, ciaspolate, scalate su cascate di ghiaccio e salite su canali nevosi, specialmente oltre i 1800 metri di quota. Il rischio di distacchi spontanei o provocati di masse nevose instabili sarà eccezionalmente elevato, paragonabile a quello registrato durante gli eventi più significativi degli ultimi anni.

Nonostante i potenziali pericoli associati, questa eccezionale ondata di maltempo rappresenta una risorsa di inestimabile valore per l’ecosistema alpino. L’abbondante innevamento contribuirà significativamente al rifornimento delle riserve idriche montane, fondamentali per l’approvvigionamento estivo di fiumi e bacini. I ghiacciai alpini, che negli ultimi decenni hanno subito una drammatica riduzione a causa dei cambiamenti climatici, beneficeranno di questo apporto tardivo, rallentando parzialmente il loro ritiro. Le nevicate primaverili, spesso più dense e ricche d’acqua rispetto a quelle invernali, garantiscono inoltre una persistenza maggiore del manto nevoso, prolungando l’effetto positivo sulle risorse idriche ben oltre la stagione di fusione.

Il comparto turistico montano accoglie con entusiasmo questa tardiva abbondanza di neve, che permetterà di estendere la stagione sciistica in numerose località alpine. Diverse stazioni che avevano programmato la chiusura degli impianti stanno rivedendo i propri calendari, considerando la possibilità di prolungare l’attività fino alla fine di aprile, offrendo condizioni di innevamento eccellenti in un periodo solitamente caratterizzato da copertura nevosa limitata o assente. Questa opportunità rappresenta un inatteso impulso economico per le comunità montane, duramente provate negli ultimi anni dall’irregolarità delle precipitazioni invernali e dalle crescenti difficoltà legate al riscaldamento globale.

L’evento meteorologico attualmente in corso si inserisce in un quadro climatico primaverile particolarmente dinamico, con rapidi passaggi da condizioni anticicloniche a fasi perturbate intense. La settimana di Pasqua, caratterizzata da una prima fase di maltempo, sta evolvendo verso questo nuovo e più intenso peggioramento, destinato a influenzare le condizioni meteorologiche sull’intero territorio nazionale. Mentre al Nord le precipitazioni si presenteranno sotto forma di intense nevicate in montagna e piogge abbondanti in pianura, al Centro-Sud si prevedono temporali localmente intensi e raffiche di vento significative, associate al transito di correnti meridionali cariche di umidità. L’evoluzione successiva resta ancora incerta, con alcuni modelli previsionali che ipotizzano un miglioramento temporaneo tra venerdì 18 e sabato 19 aprile, seguito da possibili nuove perturbazioni in vista del fine settimana.

Le autorità di protezione civile raccomandano la massima prudenza, soprattutto nelle aree montane e pedemontane, dove il rischio idrogeologico si somma a quello valanghivo. Le precipitazioni abbondanti, unite al rapido scioglimento della neve alle quote più basse, potrebbero determinare criticità sui corsi d’acqua secondari e generare fenomeni di dissesto localizzati. I bollettini meteo e i comunicati ufficiali devono essere costantemente monitorati nei prossimi giorni, in particolare da chi risiede o si trova a transitare nelle zone maggiormente esposte ai fenomeni più intensi. L’eccezionalità dell’evento meteo previsto richiede un’attenzione proporzionata, nella consapevolezza che fenomeni di questa portata, seppur non inediti nella storia climatica alpina, tendono a manifestarsi con frequenza sempre minore nel contesto del riscaldamento globale in corso.