La morte di Papa Francesco ha avviato uno dei rituali più antichi e affascinanti della Chiesa cattolica: il conclave, l’assemblea che porterà all’elezione del nuovo pontefice. Si tratta di un processo millenario, circondato da rigide norme di segretezza, che ha subito pochi cambiamenti nel corso dei secoli e che ancora oggi conserva intatto il suo fascino e la sua solennità. L’etimologia stessa della parola rivela molto sul carattere dell’evento: conclave deriva dal latino “cum clave”, letteralmente “chiuso a chiave”, a sottolineare l’isolamento totale al quale sono sottoposti i cardinali elettori durante questo periodo cruciale per la Chiesa.
La sede e i preparativi del conclave
Il conclave si svolge tradizionalmente all’interno della Cappella Sistina, nel cuore del Vaticano, un luogo che unisce alla sua straordinaria bellezza artistica un profondo significato spirituale. In preparazione di questo evento, la Sistina viene completamente trasformata: viene installato un pavimento di legno sopraelevato, allineato con il secondo gradino dell’altare, creando una separazione fisica tra i cardinali e il mondo esterno. Questo dettaglio non è puramente simbolico, ma rappresenta concretamente il distacco temporaneo dal mondo che i porporati devono vivere durante il processo elettivo. Le finestre vengono sigillate e l’intero ambiente viene accuratamente perquisito e bonificato da qualsiasi sistema di trasmissione sonora e visiva, a garanzia dell’assoluta segretezza che caratterizza questa assemblea.
Nella zona corale vengono allestiti i banchi per la votazione, mentre oltre la cancellata marmorea del presbiterio viene montata la celebre stufa, destinata a produrre i segnali di fumo che comunicheranno al mondo l’esito delle votazioni. Durante questo periodo, i cardinali elettori alloggiano nella residenza di Santa Marta, da cui vengono condotti nella Cappella Sistina per le votazioni. Si tratta di un sistema che coniuga la tradizione secolare con alcuni elementi di modernità, garantendo condizioni più confortevoli rispetto ai conclavi di secoli fa, quando i cardinali dovevano vivere in condizioni estremamente spartane per sollecitare una rapida decisione.
I tempi e i partecipanti al conclave
Secondo le norme attualmente in vigore, il conclave deve iniziare tra il quindicesimo e il ventesimo giorno dalla morte del Papa, un periodo che consente ai cardinali elettori provenienti da ogni parte del mondo di raggiungere Roma. La convocazione ufficiale è compito del cardinale decano, che invita formalmente tutti i porporati aventi diritto di voto a presentarsi a Roma per questo storico appuntamento. Questo intervallo di tempo serve anche per organizzare le solenni esequie del pontefice defunto e per le congregazioni generali, durante le quali i cardinali iniziano a confrontarsi sulla situazione della Chiesa.
Non tutti i cardinali possono partecipare all’elezione del nuovo Papa. Il diritto di voto è riservato esclusivamente ai cardinali che non hanno compiuto 80 anni al momento della morte del pontefice. Attualmente, su un totale di circa 250 membri del Collegio cardinalizio, solo 138 sono cardinali elettori. Va precisato che la Costituzione apostolica “Universi Dominici Gregis”, pubblicata nel 1996 da Giovanni Paolo II e successivamente aggiornata da Benedetto XVI, stabilisce un tetto massimo di 120 cardinali votanti. I cardinali arrivati dopo l’inizio del conclave possono comunque essere ammessi, mentre chi lascia l’assemblea per motivi di salute può essere riammesso in un secondo momento.
Il cerimoniale e le procedure di voto
L’apertura ufficiale del conclave è segnata da un momento di grande solennità: la celebrazione della messa “Pro eligendo Romano Pontifice” nella Basilica di San Pietro, a cui partecipano tutti i cardinali elettori. Nel pomeriggio dello stesso giorno, i porporati, rivestiti dell’abito corale, si radunano nella Cappella Paolina e, cantando le litanie dei santi e l’inno Veni Creator Spiritus, si avviano in processione verso la Cappella Sistina. Questa processione rappresenta un momento di grande intensità spirituale, che sottolinea la dimensione sacra dell’elezione papale.
Una volta che tutti i cardinali hanno prestato giuramento, il maestro delle celebrazioni pontificie pronuncia la formula latina “Extra omnes” (“fuori tutti”), intimando a chi non ha diritto di voto di lasciare la Cappella. Da questo momento, nessun cardinale, salvo gravi motivi di salute, potrà lasciare il conclave fino all’avvenuta elezione del nuovo pontefice. Le votazioni avvengono in forma rigorosamente segreta: ogni cardinale scrive il nome del candidato scelto su una scheda appositamente predisposta, che viene poi raccolta in un’urna speciale. Durante il conclave si tengono al massimo quattro scrutini al giorno: due al mattino e due al pomeriggio.
Le fumate: un linguaggio simbolico universale
Uno degli aspetti più noti e seguiti del conclave è certamente quello delle fumate. Al termine di ogni scrutinio, le schede utilizzate vengono bruciate in una stufa appositamente installata nella Cappella Sistina. Se l’elezione non è avvenuta, dal comignolo della Sistina esce fumo nero; quando invece viene raggiunta la maggioranza qualificata dei due terzi dei voti necessaria per l’elezione, il fumo che si leva è bianco, segnalando al mondo che la Chiesa ha un nuovo Papa. Per garantire il colore delle fumate vengono utilizzati speciali fumogeni: perclorato di potassio, antracene e zolfo per il fumo nero; clorato di potassio, lattosio e colofonia per quello bianco.
Dal 2005, su disposizione di Giovanni Paolo II, la fumata bianca è accompagnata anche dal suono festoso delle campane della Basilica di San Pietro, per rendere inequivocabile l’annuncio dell’avvenuta elezione, soprattutto nei casi in cui il colore del fumo possa risultare di difficile interpretazione. Un sistema di due stufe separate è utilizzato per questo scopo: una, di forma cilindrica e in ghisa, serve esclusivamente per bruciare le schede ed è la stessa utilizzata dal 1939, sulla cui calotta superiore sono riportati, mediante punzonatura, le date di elezione e i nomi degli ultimi pontefici da Pio XII a Papa Francesco; l’altra ha la funzione di produrre i segnali di fumo per l’esterno.
La segretezza e le sanzioni
Un aspetto fondamentale del conclave è l’assoluta segretezza che lo circonda. Per tutta la durata dell’assemblea, ai cardinali, ai pochi assistenti ammessi e a tutto il personale presente è fatto divieto di rivelare qualsiasi informazione, anche minima, in merito all’elezione, di conversare con persone esterne o di comunicare con qualsiasi mezzo. Ai porporati non è permesso l’uso della televisione né la lettura di giornali. La violazione del segreto da parte del personale ammesso alle incombenze del conclave è considerata un reato gravissimo, punibile con la scomunica latae sententiae. Ai cardinali è inoltre imposto, gravando sulla loro coscienza, di mantenere il segreto su qualunque informazione riguardante il conclave, anche dopo la sua conclusione.
Tuttavia, nonostante questa rigida segretezza, talvolta alcune informazioni riescono a trapelare. Ad esempio, è noto che quando Benedetto XVI rinunciò al soglio pontificio, nelle prime votazioni del conclave che portò all’elezione di Francesco non fu Bergoglio ad essere in vantaggio, ma il cardinale italiano Angelo Scola. Questo tipo di indiscrezioni, per quanto rare, offre uno spiraglio su un processo che altrimenti rimarrebbe completamente avvolto nel mistero.
Curiosità storiche sul conclave
La storia del conclave è ricca di aneddoti e curiosità. Il primo vero conclave, inteso come riunione di cardinali isolati dal mondo esterno fino all’elezione del nuovo pontefice, si tenne nel 1270 a Viterbo. In quell’occasione, gli abitanti della città, esasperati da anni di indecisione da parte dei cardinali, decisero di chiuderli a chiave nella sala grande del Palazzo Papale, costringendoli a trovare rapidamente un accordo. Fu così eletto Gregorio X. Tuttavia, già nel 1118 era stato eletto il primo pontefice “cum clave”, Gelasio II, quando i cardinali scelsero di chiudersi in un luogo segreto per evitare interferenze esterne sulla loro decisione.
Un’altra curiosità riguarda le severe condizioni di vita imposte ai cardinali durante i conclavi del passato: una sola portata a pranzo e a cena, vita comunitaria all’interno di un unico salone. Queste norme, sebbene alleggerite con il passare dei secoli, conservano ancora oggi lo spirito originario di austerità che deve caratterizzare questo momento cruciale per la vita della Chiesa. Fino al 2005, prima dell’inizio del conclave, veniva effettuata una fumata gialla di prova, per verificare il corretto funzionamento del sistema, una pratica poi abbandonata nei conclavi più recenti.
L’annuncio al mondo: “Habemus Papam”
Il momento culminante del conclave è senza dubbio l’annuncio dell’avvenuta elezione. Una volta che un cardinale ha ottenuto i due terzi dei voti, il decano del Collegio gli chiede se accetta l’elezione a Sommo Pontefice. Dopo l’accettazione, il nuovo eletto viene vestito con l’abito papale e guidato alla Loggia delle Benedizioni, che si affaccia su Piazza San Pietro. Qui il cardinale protodiacono si presenta alla folla pronunciando la famosa formula: “Habemus Papam”, annunciando a tutti il nome e il nuovo titolo pontificio del Papa eletto. Questo momento, atteso con trepidazione dai fedeli riuniti in piazza e seguito in diretta da milioni di persone in tutto il mondo, segna ufficialmente l’inizio di un nuovo pontificato e l’avvio di una nuova fase nella storia bimillenaria della Chiesa cattolica.