Dopo la scomparsa di Papa Francesco, il Vaticano si prepara al Conclave che eleggerà il nuovo Pontefice. I cardinali elettori saranno 135, con la stragrande maggioranza nominata proprio da Bergoglio durante il suo pontificato. Il collegio cardinalizio riflette la visione di una Chiesa sempre più universale e meno eurocentrica, con rappresentanti da tutti i continenti pronti a votare per determinare il futuro della Santa Sede.
Il Conclave si aprirà tra il 5 e il 10 maggio, seguendo la tradizione che prevede la chiusura delle porte della Cappella Sistina tra il 15° e il 20° giorno dopo la morte del Pontefice. A partire da quella data inizieranno le votazioni che richiederanno una maggioranza qualificata dei due terzi per l’elezione del nuovo Papa, con i fedeli in attesa della tradizionale fumata bianca che annuncerà l’avvenuta scelta del successore di Bergoglio.
La composizione del collegio cardinalizio è stata profondamente ridisegnata durante gli anni di pontificato di Francesco. Su 135 cardinali elettori, ben 108 sono stati creati da Bergoglio, mentre 22 provengono dalle nomine di Benedetto XVI e appena 5 risalgono al pontificato di Giovanni Paolo II. Questa predominanza di cardinali bergogliani non significa necessariamente che il prossimo Papa seguirà la stessa linea del predecessore, dato che le dinamiche del Conclave sono complesse e le visioni teologiche e pastorali all’interno del collegio rimangono diversificate.
La distribuzione geografica dei cardinali elettori evidenzia il progressivo allontanamento da un’impostazione eurocentrica della Chiesa. Dall’Europa arriveranno 59 cardinali, di cui 19 italiani, un numero significativamente inferiore rispetto al passato. Le Americhe saranno rappresentate da 37 porporati, con una forte presenza sudamericana (17 cardinali). L’Asia contribuirà con 20 cardinali, l’Africa con 16 e l’Oceania con 3, completando un Conclave che sarà il più internazionale della storia della Chiesa.
In bilico c’è solo la posizione del cardinale spagnolo Carlos Osoro Sierra, che compirà 80 anni il prossimo 16 maggio, età limite per partecipare al Conclave. Se l’elezione dovesse avvenire dopo questa data, Sierra non potrebbe prendere parte alle votazioni, riducendo il numero degli elettori. Tra i cardinali che parteciperanno al Conclave, il più giovane sarà l’ucraino Mykola Byčok, che ha compiuto 45 anni lo scorso 13 febbraio.
Tra i favoriti per la successione spiccano diversi nomi italiani. Il cardinale Pietro Parolin, attuale Segretario di Stato vaticano, è considerato uno dei papabili più accreditati. Con una lunga esperienza diplomatica e ottime relazioni con leader mondiali, Parolin rappresenterebbe una scelta di continuità e stabilità. La sua abilità nel campo delle relazioni internazionali potrebbe risultare preziosa in un periodo caratterizzato da numerose crisi geopolitiche. Va ricordato il suo ruolo chiave nel miglioramento dei rapporti tra Vaticano e Cina, culminato nell’Accordo Provvisorio del 2018 sulla nomina dei vescovi cinesi.
Altro nome italiano di peso è quello del cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Proveniente dalla Comunità di Sant’Egidio, Zuppi è noto per il suo impegno pastorale e la vicinanza agli ultimi. La sua esperienza come inviato speciale di pace per l’Ucraina e il suo decennale impegno in favore dei più bisognosi lo rendono una figura popolare e in linea con la visione di Chiesa promossa da Francesco.
Completano il trio di papabili italiani il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme, e Claudio Gugerotti, che ha prestato servizio come nunzio apostolico in numerosi paesi. La loro conoscenza delle dinamiche internazionali e delle sfide che la Chiesa affronta in contesti complessi potrebbe risultare determinante nell’orientare le preferenze dei cardinali elettori.
Tra i candidati non italiani, emerge la figura del cardinale filippino Luis Antonio Gokim Tagle, prefetto del Dicastero dei Vescovi e presidente di Caritas Internationalis. La sua elezione rappresenterebbe una svolta storica con il primo Papa asiatico della storia moderna. Il cardinale congolese Fridolin Ambongo Besungu è considerato il principale candidato africano, noto per il suo impegno nella giustizia sociale e la difesa dell’ambiente.
Sul fronte conservatore spicca la figura del cardinale guineano Robert Sarah, prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino, mentre per l’area sudamericana vengono menzionati il brasiliano Leonardo Ulrich Steiner, arcivescovo di Manaus, e Sérgio da Rocha, arcivescovo di San Salvador de Bahia.
Da non sottovalutare anche i cardinali europei non italiani, come l’ungherese Peter Erdo, il francese Jean-Marc Aveline e l’olandese Willem J. Eijk, tutti profili di alto livello che potrebbero raccogliere consensi trasversali all’interno del collegio cardinalizio.
Un elemento significativo del prossimo Conclave sarà la presenza di 34 rappresentanti degli ordini religiosi: cinque Salesiani, quattro Gesuiti (l’ordine di provenienza di Bergoglio), un Frate cappuccino, quattro Francescani, tre Francescani conventuali, due Domenicani, due Vincenziani, due Redentoristi, due Verbiti e altri appartenenti a congregazioni diverse. Questa componente porterà all’interno del Conclave sensibilità e carismi diversificati, arricchendo ulteriormente il dibattito sulla direzione futura della Chiesa.
Nonostante l’apparente predominanza di cardinali nominati da Francesco, il collegio cardinalizio non rappresenta un gruppo omogeneo. Basti pensare che tra i porporati creati da Bergoglio figura anche il tedesco Gerhard Ludwig Mueller, prefetto della Dottrina della fede durante il pontificato di Benedetto XVI e noto critico di diverse posizioni di Francesco. Analogamente, numerosi cardinali africani mantengono posizioni più tradizionali su temi etici e morali, distanziandosi dall’approccio più pastorale promosso dal pontificato appena concluso.
Il prossimo Conclave dovrà affrontare questioni cruciali come il rapporto della Chiesa con un mondo in rapida trasformazione, le sfide poste dai conflitti armati che insanguinano diverse regioni del pianeta, e l’evoluzione delle relazioni con la politica internazionale. La scelta del successore di Francesco determinerà non solo la guida spirituale della Chiesa cattolica, ma anche la sua posizione rispetto alle grandi questioni globali come la giustizia sociale, la difesa dell’ambiente e la promozione della pace.