Conclave, la Chiesa Tedesca sull’Orlo dello Scisma: ecco cosa sta accadendo

La morte di Papa Francesco ha esacerbato le tensioni tra l’ala progressista della Chiesa tedesca, guidata dallo ZdK di Irme Stetter-Karp, e i conservatori come il cardinale Müller, portando timori concreti di uno scisma in caso di elezione di un pontefice tradizionalista.

La Chiesa cattolica tedesca, una delle più influenti e ricche al mondo per donazioni e finanziamenti, si trova oggi in un momento cruciale della sua storia recente. La scomparsa di Papa Francesco ha infatti acuito tensioni che covavano da anni, portando alla superficie una profonda crisi identitaria e dottrinale che potrebbe sfociare in uno scisma, termine che nella storia ecclesiastica si pronuncia sempre con estrema cautela. Da un lato un fronte progressista che chiede riforme sostanziali, dall’altro i difensori dell’ortodossia che temono derive dottrinali: lo scontro è ormai aperto e pubblico, con dichiarazioni sempre più nette da entrambe le parti.

In questo clima di crescente polarizzazione, il Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK), organismo di rappresentanza dei laici guidato da Irme Stetter-Karp, ha espresso una posizione chiara in vista del prossimo Conclave. La presidente Stetter-Karp ha dichiarato senza mezzi termini che il successore di Francesco dovrebbe “continuare a percorrere la strada di apertura iniziata da Francesco”, sottolineando la necessità di una leadership “che sia al passo con le sfide del XXI secolo”. Nelle sue dichiarazioni, la leader dei laici cattolici tedeschi ha anche lanciato un chiaro avvertimento sui rischi che comporterebbe l’elezione di un pontefice di orientamento conservatore, affermando che ciò “potrebbe diventare una sfida importante” per la Chiesa cattolica in Germania.

La Stetter-Karp, sociologa di formazione e figura di spicco del cattolicesimo tedesco, ha assunto la guida dello ZdK nel novembre 2021, diventando la seconda donna a ricoprire questo ruolo dopo Rita Waschbüsch. Nel suo discorso di candidatura aveva già definito il processo sinodale “indispensabile” per risolvere quello che considera un “ritardo nelle riforme di almeno 50 anni”. La sua elezione alla presidenza dello ZdK è avvenuta con un’ampia maggioranza (149 voti su 190), segnalando un forte sostegno alle sue posizioni riformiste all’interno dell’organismo laicale.

Il cosiddetto “Cammino sinodale” tedesco, avviato nel 2019 come risposta agli scandali legati alla pedofilia, si è progressivamente trasformato in un’ampia piattaforma per riforme che toccano aspetti fondamentali della dottrina e della struttura ecclesiastica. Inizialmente concepito come un percorso di riflessione e rinnovamento per affrontare la crisi degli abusi sessuali, ha rapidamente ampliato il suo raggio d’azione, includendo temi come la parità di genere nella Chiesa, l’ordinazione sacerdotale femminile, l’inclusione delle minoranze sessuali e una maggiore partecipazione dei fedeli nei processi decisionali ecclesiastici. Numerosi sondaggi indicano che queste posizioni riformiste trovano ampio consenso tra i cattolici tedeschi, molti dei quali chiedono maggiori diritti per le donne e un atteggiamento più aperto in tema di morale sessuale.

Il percorso sinodale ha portato all’approvazione di quindici risoluzioni con effetti concreti, come l’impossibilità di licenziare dipendenti di istituzioni religiose per stili di vita non conformi alla dottrina tradizionale (ad esempio, persone omosessuali sposate o divorziati risposati). Si è inoltre aperta la strada alla benedizione delle coppie omosessuali, al riconoscimento delle questioni di genere e all’ammissione delle donne alla predicazione, mentre rimangono oggetto di discussione temi come il celibato sacerdotale e l’ordinazione diaconale femminile.

Ma queste aperture hanno provocato reazioni decise da parte della Santa Sede. Papa Francesco, pur inizialmente simpatico alle istanze del Cammino sinodale, aveva espresso preoccupazioni crescenti negli ultimi tempi. Nel 2022, durante il volo di ritorno dal Bahrein, aveva avvertito: “La Germania ha una grande Chiesa protestante, ma non ne voglio un’altra perché non sarebbe una buona cosa”. Il Vaticano è intervenuto formalmente più volte per frenare le ambizioni riformiste tedesche, sottolineando come il Cammino sinodale non abbia autorità per imporre ai vescovi e ai fedeli nuove forme di leadership o orientamenti dottrinali e morali.

La situazione si è ulteriormente complicata quando, nell’ottobre scorso, Francesco aveva scritto una lettera in cui manifestava preoccupazione “per gli ormai numerosi passi concreti con cui grandi porzioni di questa Chiesa locale continuano a minacciare di allontanarsi sempre più dal cammino comune della Chiesa universale”. Il Pontefice aveva anche bocciato l’istituzione di un Consiglio sinodale, ritenendolo “non conciliabile con l’istituzione sacramentale struttura della Chiesa Cattolica”. Nonostante ciò, la presidente dello ZdK Stetter-Karp aveva dichiarato di non avere “alcun interesse a lasciare” Roma, ma allo stesso tempo di dover “riconoscere il bisogno del nostro Paese e affrontarlo”.

Sul fronte opposto si colloca il cardinale Gerhard Ludwig Müller, esponente dell’ala conservatrice del collegio cardinalizio e prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede. In una recente intervista a Repubblica, Müller ha chiarito che “ogni Papa non è un successore del suo predecessore ma un successore di Pietro”, suggerendo che il prossimo Pontefice non dovrà necessariamente seguire la linea di Francesco. Pur riconoscendo l’apprezzamento unanime per l’impegno di Bergoglio con migranti e poveri, Müller ha criticato alcune sue “ambiguità”, contrapponendole alla “chiarezza teologica perfetta” di Benedetto XVI.

Particolarmente nette le posizioni del cardinale tedesco su temi controversi come la benedizione delle coppie omosessuali, affermando che “non si deve relativizzare la dottrina cattolica del matrimonio”. Müller ha anche respinto l’idea che Francesco abbia trasformato la Chiesa “da autocrazia a democrazia”, sottolineando che “la premessa sbagliata è confondere la Chiesa con un’organizzazione politica, come il World economic forum o l’Onu”. In un’intervista al Times ripresa dal Catholic Herald, l’ex prefetto ha lanciato un allarme sul rischio di scisma, affermando che il dibattito non è tra conservatorismo e progressismo, ma tra “ortodossia ed eresia”, e invocando lo Spirito Santo affinché illumini i cardinali elettori.

In questo scenario complesso, i cardinali elettori tedeschi – Reinhard Marx (di orientamento progressista), Rainer Maria Woelki e Gerhard Ludwig Müller (entrambi conservatori) – si troveranno a partecipare a un Conclave che potrebbe risultare determinante per il futuro della Chiesa tedesca e universale. Tra i papabili menzionati dagli osservatori figurano, sul fronte conservatore, nomi come Timothy Dolan (USA), Kurt Koch (Svizzera), Marc Ouellet (Canada) e Robert Sarah (Guinea), mentre sul fronte progressista emergono figure come Jean-Claude Hollerich (Lussemburgo) e Michael Czerny (Canada). Non mancano candidati considerati di mediazione, come il filippino Luis Antonio Tagle, il francese Jean-Marc Aveline o il portoghese José Tolentino de Mendonça.

La Chiesa cattolica tedesca si trova dunque a un bivio storico: da un lato la pressione per riforme sostanziali che potrebbero allontanarla dalla dottrina tradizionale, dall’altro il rischio che un’elezione conservatrice al soglio pontificio possa acuire tensioni già evidenti fino a provocare una rottura definitiva. Una situazione che ricorda le parole pronunciate da Francesco nel 2019, quando avvertiva che “uno scisma è contro la volontà di Gesù”. Parole che oggi, alla vigilia di un Conclave che si preannuncia complesso e divisivo, risuonano con particolare urgenza e drammaticità.