Il Successo degli ITS, l’84% dei Diplomati Lavora Entro un Anno

L’ultimo monitoraggio INDIRE 2025 evidenzia il successo occupazionale degli Istituti Tecnici Superiori italiani, con l’84% dei diplomati che trova lavoro entro un anno e il 93% in settori coerenti con il percorso formativo.
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I dati parlano chiaro: l’istruzione tecnica superiore rappresenta oggi una delle strade più efficaci per entrare rapidamente nel mondo del lavoro. Secondo l’ultimo monitoraggio INDIRE 2025, l’84% dei diplomati ITS Academy trova occupazione entro un anno dal conseguimento del titolo, con un ulteriore dato significativo: il 93% di questi svolge un’attività pienamente coerente con il percorso formativo intrapreso. Un risultato che conferma la concretezza di questi istituti nel preparare figure professionali immediatamente operative e rispondenti alle esigenze del sistema produttivo italiano.

La rilevazione, che ha coinvolto 450 percorsi terminati nel 2023 realizzati da 109 Fondazioni ITS Academy, ha registrato 11.834 iscritti e 8.588 diplomati, con un tasso di completamento del 72,6%. I dati evidenziano una crescita costante del sistema negli ultimi dieci anni, con un incremento significativo dei percorsi attivi, passati da 63 nel 2013 a 450 nel 2023, con un aumento del 28,9% solo nell’ultimo anno.

L’occupabilità degli ITS si mantiene su livelli elevati nel tempo, confermando un trend positivo già emerso nelle precedenti rilevazioni. Nel 2023, l’indagine mostrava che l’86,5% dei diplomati ITS aveva trovato lavoro entro un anno, percentuale che si attestava all’87% nella rilevazione del 2022 e all’80% in quella del 2021. Questi dati riflettono una straordinaria capacità di adattamento degli ITS anche durante periodi complessi come quello della pandemia, quando molti percorsi formativi si sono svolti necessariamente in DAD.

Il successo occupazionale degli ITS Academy si distingue nettamente rispetto a quello dei diplomati di scuola secondaria superiore. Secondo i dati AlmaDiploma, ad un anno dal conseguimento del diploma di scuola superiore trova lavoro solo il 33% degli intervistati, con differenze significative tra i diversi indirizzi: lavora il 25% dei liceali, il 42% dei diplomati tecnici e il 48% dei diplomati professionali. Cifre che crescono a tre anni dal diploma (44% in media) e a cinque anni (53%), ma che restano comunque notevolmente inferiori rispetto alle performance degli ITS.

Un elemento particolarmente interessante emerge dall’analisi dei settori più performanti: l’area della mobilità sostenibile e il sistema meccanica registrano le migliori percentuali occupazionali, rispettivamente con l’85,7% e l’84,7%. Dati che rispecchiano la forte domanda del mercato per figure tecniche specializzate in questi ambiti. Non sorprende quindi che i percorsi premiati, che ricevono il 30% del contributo nazionale in più, siano il 57,8% del totale, con il settore della meccanica in testa (86,1%).

La tipologia contrattuale degli occupati ITS mostra un quadro articolato: a un anno dal diploma, circa il 46% trova impiego con contratto a tempo determinato o lavoro autonomo in regime agevolato, il 29,5% viene assunto con contratto a tempo indeterminato o lavoro autonomo in regime ordinario, mentre il 24,3% con contratto di apprendistato di terzo livello. Dati che testimoniano una buona qualità dell’inserimento lavorativo, con una significativa percentuale di contratti stabili già nel primo anno.

Ma cosa accade agli studenti che non rientrano nella percentuale degli occupati? Il monitoraggio del 2025 rivela che il restante 16% dei diplomati è così suddiviso: il 7,8% non ha trovato occupazione né avviato altri percorsi, il 4% ha proseguito con l’università, l’1,8% svolge un tirocinio extracurriculare, mentre il 2,5% è risultato irreperibile. Un dato che conferma come la disoccupazione reale tra i diplomati ITS sia relativamente contenuta.

Il successo degli ITS rispetto ai percorsi universitari tradizionali si basa su alcuni elementi distintivi fondamentali. In primo luogo, la durata biennale (contro i 3-5 anni dell’università) permette un ingresso più rapido nel mondo del lavoro. In secondo luogo, la forte connessione con il sistema produttivo: il 52% dei partner sono imprese o associazioni di imprese, con una crescita significativa delle collaborazioni con aziende fuori regione o all’estero (dal 17% al 37,7% in un solo anno).

Ulteriore elemento caratterizzante è la presenza di docenti provenienti per il 71% dal mondo del lavoro, che garantiscono un insegnamento pragmatico e aggiornato sulle più recenti tecnologie utilizzate nelle aziende. Il 41,3% delle ore dei percorsi ITS è realizzato in stage mentre il 27% delle ore di teoria è svolto in laboratori di impresa e di ricerca, assicurando una formazione fortemente orientata alla pratica.

I dati sul profilo degli iscritti mostrano che gli ITS attirano principalmente giovani: il 37,9% sono neodiplomati (18-19 anni), il 41,9% ha tra i 20 e i 24 anni, mentre gli over 25 rappresentano il 20,2%. Prevale la componente maschile (72,4%), un dato che suggerisce l’opportunità di promuovere maggiormente questi percorsi anche tra le studentesse.

L’attuale sistema produttivo italiano conferma una forte preferenza per i diplomati di tipo professionalizzante. L’elemento che accomuna le imprese manifatturiere e quelle dei servizi è la predilezione per i diplomati tecnici e professionali: rappresentano l’84% delle assunzioni nella manifattura a fronte del 16% dei diplomi a contenuto generalista rilasciati dai licei. In particolare, la manifattura mostra una spiccata preferenza per i diplomati tecnici (2 dipendenti su 3), mentre i servizi manifestano anche un apprezzamento per i liceali (27%).

Secondo il sistema informativo Excelsior 2024, oltre un terzo del totale delle assunzioni previste dei diplomati risulta destinato alle professioni commerciali e in generale all’ambito dei servizi. Seguono le professioni tecniche che, con circa 296mila segnalazioni, superano solo di mille unità il gruppo degli impiegati. Gli operai specializzati (186.500) e i conduttori di impianti (96mila), se sommati, portano a una cifra molto consistente, pari a oltre 282mila unità, a dimostrazione della grande richiesta di diplomati tecnici e professionali.

Un elemento critico da sottolineare è la difficoltà delle aziende nel reperire alcune figure professionali specializzate. Le professioni tecniche della salute (infermieri, fisioterapisti, logopedisti, operatori sociosanitari e radiologi) risultano quasi introvabili, con una difficoltà di reperimento superiore al 95%. Altre figure molto richieste ma difficili da trovare sono i tecnici delle costruzioni civili (74,7%), gli agenti assicurativi (74%), i tecnici della produzione alimentare (72,3%) e i tecnici della gestione dei cantieri edili (64,5%).

L’analisi storica evidenzia un legame significativo tra la formazione tecnica e lo sviluppo industriale del Paese. La quota di diplomati di tipo professionalizzante sul totale dei diplomati era il 60% negli anni Cinquanta e ha toccato il punto di massimo assoluto (77,5%) durante il boom economico degli anni Settanta, quando l’incidenza dell’industria raggiunse il picco del 44% in termini di quota di addetti. Un legame misurabile con un coefficiente di correlazione pari a 0,9, che dimostra quanto la formazione tecnica abbia accompagnato e sostenuto lo sviluppo economico italiano.

I dati presentati dimostrano come gli ITS rappresentino oggi una risposta concreta al mismatch tra domanda e offerta di lavoro. Con l’84% di occupati entro un anno, questi istituti offrono una formazione efficace e orientata alle reali esigenze del sistema produttivo. Non si tratta quindi semplicemente di percorsi alternativi all’università, ma di un modello formativo complementare che risponde a precise esigenze del mercato del lavoro italiano, dove la componente tecnica e professionale continua a rappresentare un asset fondamentale per la competitività delle imprese.

L’investimento sugli ITS Academy, al centro anche del PNRR, si configura quindi come una strategia essenziale per consentire al sistema Paese di rispondere alle sfide dell’innovazione tecnologica e per offrire ai giovani italiani un percorso formativo che garantisca elevate probabilità di un inserimento lavorativo rapido, qualificato e coerente con gli studi svolti.