In Vacanza Anche a Costo di Indebitarsi, Boom di Prestiti per Andare in Ferie

In un’Italia dalla produttività stagnante e dai salari da fame, è l’assurdo indebitarsi per staccare dalla realtà! Scopri i retroscena e le cifre shock. Un viaggio tra paradossi e speranze disattese.

È il 2025 e l’Italia, maglia nera (o quasi) in termini di produttività fra i Paesi europei, continua a trascinarsi in una spirale di salari miseri, proteste incessanti e sacrifici quotidiani. Eppure, paradossalmente, per molti connazionali l’unico modo per concedersi un’esilio temporaneo dallo stallo economico è… indebitarsi. A fronte di questa realtà grottesca emerge spontanea la domanda che Sergio Marchionne, gran bastian contrario, avrebbe rivolto con il suo inconfondibile cinismo da manager: “Ma in ferie da cosa?”

Il boom dei “prestiti vacanza”: oltre 100 milioni erogati in tre mesi

Un’analisi congiunta di Facile.it e Prestiti.it, resa nota il 29 aprile scorso, ha rivelato che tra gennaio e marzo 2025 le banche italiane hanno erogato oltre 100 milioni di euro di prestiti specificamente finalizzati alle spese di viaggio, con un incremento del +18% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Numeri che impressionano non tanto per il loro volume assoluto, ma per ciò che rivelano sullo stato di salute economica del Paese:

  • Fenomeno diffuso tra i giovani: quasi un terzo delle domande di prestito per vacanze sono state presentate da under 30; l’età media dei richiedenti si attesta a 37 anni, ben al di sotto dei 43 anni del richiedente medio di un qualsiasi prestito personale.
  • Disparità di genere: il 72% dei beneficiari è di sesso maschile, mentre solo il 28% è donna.
  • Taglio medio consistente: ogni prestito ha un importo medio di 5.719 euro, che tradotto in cifre significa circa 17-18 mila persone indebitate in sole dodici settimane.

Se questi dati riguardano esclusivamente il primo trimestre, è facile prevedere che l’andamento non potrà che peggiorare con l’avvicinarsi della primavera e dei ponti di aprile e maggio, senza dimenticare il picco di domanda per l’estate.

“Notriphobia”: la sindrome del “senza vacanze non vivo”

A strangolare ulteriormente il buon senso degli italiani contribuisce un neologismo tanto inquietante quanto efficace: notriphobia, la “paura di non avere alcun viaggio in programma”. Secondo i dati diffusi lo scorso anno dall’Osservatorio PiratinViaggio, questa ansia anti-stanziale colpirebbe il 40% degli italiani, arrivando al 53% tra i giovanissimi della Generazione Z. In un contesto in cui:

  1. Il potere d’acquisto è in caduta libera;
  2. Il costo della vita supera ogni ragionevole misura;
  3. Le prospettive lavorative e i salari restano stagnanti;

trovarsi a dover richiedere un prestito bancario solo per assicurarsi qualche giorno lontano da casa è diventata consuetudine. Un paradosso amaro, che fa da contraltare al mito consolidato delle “ferie sacre” in Italia.

Produttività bassa, salari da fame: il sistema che ci condanna

L’Italia è da anni tra i fanalini di coda dell’Unione Europea quanto a produttività per ora lavorata. Non è un caso che, mentre la media UE si attesta attorno ai 65-70 euro di valore aggiunto per ora, in Italia quel numero fatica a superare i 55 euro. Eppure, nonostante questo gap evidente, il costo del lavoro non è diminuito, i prezzi al consumo sono volati e l’inflazione ha eroso salari già risicati. Di fronte a un tale quadro, è assurdo che:

  • Ogni giorno si levino voci di protesta per chiedere aumenti salariali;
  • Siano necessari scioperi e manifestazioni per rivendicare condizioni di lavoro dignitose;
  • I rappresentanti della società civile non riescano a far altro che gridare al lupo per un salario minimo che tarda ad arrivare.

E mentre la politica arranca, distratta da beghe di palazzo, la pancia del Paese si svuota: non di speranza, ma di denaro. Così, per assicurarsi quel miraggio dorato che risponde al nome di “vacanza”, gli italiani si rivolgono alle banche, incamminandosi sulla strada dell’indebitamento.

Ma davvero siamo così ricchi di debiti… per divertirci?

Facciamo due conti: con una media di 5.719 euro a prestito, un giovane di 30 anni accumula un debito che potrebbe impiegare anche un anno intero per saldare, con rate mensili che erodono ulteriormente qualsiasi risparmio residuo. E tutto questo per:

  1. Voli low cost che costano quanto un sogno… ma sono spesso viaggi “usa e getta”, mal pianificati, mordi e fuggi;
  2. Pacchetti all-inclusive che promettono relax, ma celano costi nascosti e commissioni occulte;
  3. Prenotazioni last minute dettate dalla fretta di non restare “fuori” dalla moda social delle vacanze.

In sostanza, anziché imparare a viaggiare con prudenza e a costruire una cultura del risparmio e del progetto a lungo termine, preferiamo gonfiare i conti correnti delle banche – premiando i loro tassi di interesse –, infischiandocene di quel “ma in ferie da cosa?” lanciato da Marchionne, e di fatto ignorando che l’unico vero patrimonio di un Paese è la sua capacità produttiva e il benessere dei suoi cittadini.

Quale futuro per un Paese indebitato… anche per l’ombrellone?

A questo punto, resta da chiedersi: quale futuro ci attende se le vacanze diventano un costo indebitante invece che uno strumento di qualità della vita? Continuando così, produrremo una generazione:

  • Più povera, indebitata e meno capace di investire in formazione, casa o famiglia;
  • Meno resiliente, perché la fuga dalla realtà diventa l’unico antidoto all’angoscia economica;
  • Più discriminata, con chi non può permettersi nemmeno di indebitarsi destinato a rimanere ai margini di quella “cultura del viaggio” che fa tanto smart e cosmopolita sui social.

È tempo di cambiare registro: di smettere di celebrare le vacanze come un diritto inalienabile da realizzare a ogni costo, e di iniziare a pretendere politiche serie per la crescita della produttività, per il rafforzamento dei salari e per la formazione di una coscienza finanziaria che metta al centro non i profitti delle banche, ma il benessere collettivo. Solo così potremo davvero tornare a dire, senza batter ciglio, che le ferie sono sacre… senza dover firmare un debito