La figura del Papa vestito di bianco è diventata un’icona universalmente riconosciuta nella Chiesa cattolica, ma questa tradizione non risale alle origini del cristianesimo. L’evoluzione della veste papale è una storia affascinante che riflette i cambiamenti nelle relazioni tra Chiesa e potere temporale attraverso i secoli.
Nei primi secoli del cristianesimo, i papi e gli altri ministri ecclesiastici indossavano semplici abiti romani, senza particolari segni distintivi. Utilizzavano principalmente la dalmatica, una tunica lunga fino alle ginocchia con ampie maniche, originaria della Dalmazia e conosciuta già in epoca romana repubblicana. Insieme alla dalmatica, i primi papi indossavano il pallium romano di colore bianco, un particolare tipo di mantello utilizzato anche dalle scuole filosofiche dell’epoca.
La vera svolta nell’abbigliamento papale avvenne durante l’epoca carolingia, tra l’VIII e il IX secolo, quando il papato cercò di affermarsi come potere spirituale e temporale indipendente. È in questo periodo che inizia ad emergere l’uso simbolico dei colori rosso e bianco come distintivi della dignità pontificia. Questo cambiamento s’inserisce in quello che gli storici definiscono imitatio imperii, ovvero il processo attraverso cui il vescovo di Roma adottò simboli e attributi simili a quelli imperiali per affermare la propria autorità.
La prima codificazione ufficiale dell’uso della talare bianca nel vestiario papale risale con molta probabilità a papa Gregorio X (1271-1276), che fece pubblicare il primo cerimoniale papale in cui si prescriveva per il Pontefice una talare bianca con un mantello rosso porpora. Questa combinazione cromatica non era casuale: il domenicano Guglielmo Durando, nel suo Rationale divinorum officiorum (1286), ne spiegava il profondo simbolismo: «il papa appare sempre vestito esteriormente con cappa rossa, mentre internamente è vestito di bianco, poiché deve risplendere interiormente per innocenza e carità, ed esteriormente arrossire per compassione».
La svolta con San Pio V
Nel corso dei secoli successivi, tuttavia, l’uso del bianco non era ancora esclusivo né permanente. Dall’iconografia anteriore al XVI secolo si evince che non sempre i papi vestivano di bianco: una miniatura che rappresenta l’incoronazione di Bonifacio VIII, all’inizio del XIV secolo, lo mostra vestito di azzurro con un piviale. I pontefici indossavano la talare bianca e il mantello rosso nelle occasioni cerimoniali, ma quando non era prescritto l’abito ufficiale, vestivano in modo diverso.
La tradizione popolare attribuisce a San Pio V (1566-1572) l’introduzione dell’abito bianco permanente. Secondo questa vulgata, essendo egli un frate domenicano, avrebbe scelto di mantenere il colore bianco dell’abito del suo ordine anche dopo l’elezione al soglio pontificio. In realtà, molti studiosi ritengono che questa versione non sia del tutto precisa: San Pio V non avrebbe sostituito gli abiti papali con il saio domenicano, ma lo avrebbe indossato sotto di essi come forma di ascesi personale e memoria della sua condizione di frate.
Tuttavia, è probabile che con San Pio V l’uso del bianco sia diventato effettivamente permanente anche nella vita quotidiana del Papa, non solo nelle cerimonie ufficiali, contribuendo così a consolidare definitivamente questa tradizione. Non a caso, il bianco rappresenta purezza, luce e resurrezione, simbolismo particolarmente appropriato per chi ricopre il ruolo di Vicario di Cristo.
L’abito papale oggi
Oggi l’abito quotidiano del Papa, noto come abito piano, è composto da una talare bianca di satin di lana, una fascia di seta pura marezzata, e spesso una mozzetta rossa. Nelle occasioni più solenni, il pontefice può indossare l’abito corale, che prevede una talare bianca in lana o seta marezzata, con fascia in seta marezzata recante lo stemma papale, e una mozzetta che varia a seconda del periodo liturgico: in velluto rosso con bordo di ermellino dal 1° novembre a Pasqua, in seta rossa da Pentecoste al 31 ottobre, o in damasco bianco durante il Tempo di Pasqua.
Anche se il bianco è ormai stabilmente il colore identificativo del Papa, i colori liturgici tradizionali continuano a essere rispettati nei paramenti utilizzati durante le diverse celebrazioni del calendario liturgico, testimoniando come la simbologia cromatica rimanga un elemento fondamentale nel linguaggio visivo della Chiesa cattolica.
Questa evoluzione dell’abito papale riflette non solo cambiamenti estetici o preferenze personali, ma rappresenta la complessa interazione tra tradizione, simbolismo teologico e considerazioni politiche che hanno plasmato l’identità visiva del papato nel corso della storia. L’abito bianco è diventato così non solo un elemento distintivo, ma un potente simbolo di continuità storica e autorità spirituale.