Alessandro Gassmann ha chiesto ufficialmente al sindaco di Gallarate di rimuovere il nome del padre Vittorio dal teatro comunale che sabato scorso ha ospitato il controverso Remigration Summit, raduno dell’estrema destra europea. Con un messaggio diretto pubblicato su Instagram, l’attore ha espresso il suo disappunto per l’utilizzo di uno spazio culturale intitolato al padre per un evento che ha definito come riunione internazionale dei partiti di estrema destra europei (neofascisti e nazisti). La richiesta è stata formulata in termini chiari e decisi, con un riferimento alla storia familiare che conferisce ulteriore peso alla protesta: “Mio padre ebbe parenti deportati e uccisi dai nazifascisti”.
Il messaggio di Gassmann è arrivato all’indomani dell’evento che ha riunito circa quattrocento esponenti della destra radicale europea nel Teatro Condominio Vittorio Gassmann di Gallarate. Il summit, organizzato dall’associazione ‘Azione, Cultura, Tradizione’ e promosso dall’attivista austriaco Martin Sellner, ha radunato nella cittadina lombarda figure di spicco della galassia ultra-conservatrice europea, tutte accomunate dall’idea di “remigrazione”, termine che indica la volontà di rimpatriare forzatamente immigrati, inclusi quelli regolari o naturalizzati, e i loro discendenti nei paesi d’origine. Inizialmente previsto in un hotel di Somma Lombardo, l’evento ha trovato dimora nel teatro comunale gallaratese dopo il rifiuto della prima struttura di confermare la prenotazione.

Il teatro al centro della controversia è una sala di proprietà comunale intitolata dal 2006 al grande attore italiano Vittorio Gassmann, ma gestita da una società privata, la Melarido Srl. Proprio i gestori, travolti dalle polemiche, hanno diffuso domenica un comunicato nel quale si sono definiti “semplici uscieri” con il compito di “aprire le porte a chi lo chiede e che viene approvato”. Nella nota hanno inoltre precisato di aver agito “in buona fede e nella fretta con cui la richiesta è avvenuta”, sostenendo di aver “ingenuamente ospitato questo affitto come abbiamo sempre fatto” e ribadendo la propria distanza da “ideali estremisti”.
Non si è fatta attendere la replica del sindaco di Gallarate, il leghista Andrea Cassani, che ha difeso la decisione di permettere lo svolgimento dell’evento nel teatro comunale. “Gallarate è da sempre una città democratica. Possiamo vantare quattro teatri, due musei e siamo tra le poche città non capoluogo ad avere un conservatorio musicale. Uno dei luoghi della cultura più belli della città porta il nome di suo padre. Questo è un omaggio di Gallarate a un grande uomo e un grande artista”, ha affermato il primo cittadino. Cassani ha poi aggiunto che “il fatto che un’associazione culturale di ragazzi di destra abbia organizzato un summit pagando la sala non mi sembra un affronto alla figura del grande Vittorio Gassmann, uomo di cultura eclettico che non ebbe mai paura di esternare la propria appartenenza politica e che, come tutte le persone di valore, probabilmente non avrebbe combattuto con la censura aprioristica le idee altrui, ma con la forza di idee più convincenti”.
L’episodio si inserisce in un contesto di forti tensioni che hanno circondato l’organizzazione e lo svolgimento del Remigration Summit. Contemporaneamente all’evento svoltosi a Gallarate, sabato sono state organizzate manifestazioni di protesta sia nella cittadina lombarda che a Milano, dove il corteo degli antagonisti è sfociato in scontri con le forze dell’ordine. La polemica ha coinvolto anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che ha difeso la legittimità dell’incontro dichiarando che “in democrazia non bisogna avere paura di nulla, anche di idee che possano apparire molto forti, controverse, discutibili”. Una posizione simile a quella espressa dal segretario della Lega Matteo Salvini, che ha commentato: “Non capisco perché si dovrebbe vietare a priori il libero pensiero di qualcuno, non siamo mica in Unione Sovietica”.
Durissima la reazione dei gruppi consiliari di opposizione a Gallarate, che hanno presentato una mozione di censura contro il sindaco, accusato di un “silenzio complice” e di non essersi opposto a un raduno di “esponenti vicini agli ambiti neonazisti e fautori di politiche apertamente razziste su base etnica”. I consiglieri di centrosinistra (Pd, CéV, LS) e la lista civica OCG hanno chiesto la convocazione urgente del consiglio comunale per discutere dell’accaduto e hanno organizzato un presidio davanti al teatro per denunciare quanto avvenuto. Anche alcuni commercianti di Gallarate hanno espresso il loro dissenso, decidendo di tenere chiuse le attività durante lo svolgimento del summit.
Al Remigration Summit hanno partecipato, tramite videomessaggio, anche i due nuovi vicesegretari della Lega, Roberto Vannacci e Silvia Sardone. Vannacci, in particolare, ha espresso il suo sostegno all’iniziativa affermando che “la remigrazione non è uno slogan ma una proposta concreta” e aggiungendo che si tratta di “una battaglia di libertà e civiltà, di sicurezza, che è il vero spartiacque fra destra e sinistra”. La partecipazione di esponenti di primo piano della Lega ha ulteriormente accentuato le divisioni all’interno del centrodestra, con Forza Italia regionale che ha preso le distanze definendo “un errore l’aver concesso il teatro per il summit”.
La richiesta di Alessandro Gassmann non rappresenta solo una questione simbolica ma solleva interrogativi sul significato dei luoghi di cultura e sulla loro funzione nella società contemporanea. L’attore, figlio del grande interprete cui è intitolato il teatro, ha voluto sottolineare l’incompatibilità tra la memoria del padre, che “ebbe parenti deportati e uccisi dai nazifascisti”, e l’ospitalità concessa a un evento dai contenuti dichiaratamente xenofobi. Il sindaco Cassani ha però confermato che il teatro continuerà a essere intitolato a Vittorio Gassmann, pur anticipando che l’episodio fornirà “lo spunto per rivedere le regole per affittare le sale pubbliche” della città.