Una ricerca presentata al congresso annuale dell’American Society for Nutrition di Orlando ha rivelato che il consumo moderato di caffè con caffeina durante la mezza età potrebbe rappresentare un fattore determinante per favorire un invecchiamento sano nelle donne, aprendo nuove prospettive sul ruolo di questa bevanda tanto diffusa nella prevenzione delle malattie croniche e nel mantenimento delle funzioni cognitive e fisiche nell’età avanzata.
Lo studio, condotto dall’Università di Harvard e presentato dalla dottoressa Sara Mahdavi, ha analizzato i dati nutrizionali di oltre 47.000 donne che hanno partecipato al celebre Nurses’ Health Study, una delle più ampie ricerche prospettiche mai condotte negli Stati Uniti nel campo della salute femminile. Le partecipanti sono state monitorate costantemente dal 1984 al 2016, fornendo informazioni dettagliate sul loro consumo di caffè, tè, cola e bevande decaffeinate attraverso questionari alimentari validati scientificamente che venivano somministrati ogni due anni per tracciare con precisione le abitudini nutrizionali e il loro impatto sulla salute a lungo termine.
I risultati emersi dall’analisi hanno evidenziato che le donne che consumavano regolarmente da una a tre tazze di caffè con caffeina al giorno durante la fascia di età compresa tra i 45 e i 60 anni mostravano una probabilità significativamente maggiore di raggiungere un’età avanzata mantenendo una condizione di salute ottimale, caratterizzata dall’assenza di malattie croniche debilitanti e dalla conservazione delle capacità cognitive, fisiche e mentali. La ricerca ha stabilito parametri rigorosi per definire quello che viene tecnicamente chiamato ‘invecchiamento sano’, che include il raggiungimento dei 70 anni di età o oltre, l’assenza di undici principali malattie croniche tra cui cancro, diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari, insufficienza renale, morbo di Parkinson e sclerosi multipla, il mantenimento delle funzioni fisiche senza limitazioni di mobilità, una buona salute mentale e l’assenza di deterioramento cognitivo o problemi di memoria.
Un aspetto particolarmente significativo emerso dalla ricerca riguarda la specificità degli effetti benefici del caffè con caffeina rispetto ad altre bevande contenenti questa sostanza stimolante. Gli studiosi hanno infatti osservato che gli stessi benefici non si manifestavano con il consumo di tè o caffè decaffeinato, suggerendo che la combinazione specifica di caffeina e altri composti bioattivi presenti nel caffè possa svolgere un ruolo unico nel promuovere la longevità e il benessere. Paradossalmente, il consumo di cola e altre bevande gassate contenenti caffeina è risultato associato a una minore probabilità di invecchiamento sano, evidenziando come non sia la caffeina da sola a determinare gli effetti protettivi, ma probabilmente l’interazione sinergica tra questa sostanza e altri componenti specifici del caffè come i polifenoli, l’acido clorogenico e le melanoidine.
La dottoressa Mahdavi ha spiegato che l’assunzione media di 315 milligrammi di caffeina al giorno, equivalente a circa due o tre tazze di caffè espresso, rappresentava la quantità ottimale associata ai maggiori benefici per la salute a lungo termine. Ogni tazza aggiuntiva di caffè consumata quotidianamente era correlata a un aumento dal 2 al 5 per cento delle probabilità di mantenere una buona salute fisica e mentale durante l’invecchiamento, fino a un massimo di cinque tazze giornaliere. Questo dato suggerisce l’esistenza di una relazione dose-risposta tra il consumo di caffè e i benefici per la salute, pur mantenendo limiti di sicurezza ben definiti che non dovrebbero essere superati per evitare effetti collaterali indesiderati.
I meccanismi biologici attraverso cui il caffè esercita i suoi effetti protettivi sono molteplici e complessi, coinvolgendo diverse vie metaboliche e sistemi fisiologici. Le proprietà antiossidanti dei composti fenolici presenti nel caffè, in particolare l’acido clorogenico, contribuiscono a combattere lo stress ossidativo e l’infiammazione cronica, due fattori chiave nell’invecchiamento cellulare e nello sviluppo di malattie degenerative. Le melanoidine, che si formano durante il processo di tostatura attraverso la reazione di Maillard, possiedono effetti prebiotici che favoriscono la crescita di batteri benefici nell’intestino, migliorando la salute digestiva e rafforzando il sistema immunitario. La caffeina stessa agisce come immunomodulatore, influenzando la risposta immunitaria innata e acquisita con effetti prevalentemente anti-infiammatori.
La ricerca si inserisce in un panorama scientifico sempre più ricco di evidenze che supportano gli effetti benefici del consumo moderato di caffè sulla salute umana. Studi precedenti avevano già documentato associazioni tra il consumo regolare di caffè e la riduzione del rischio di mortalità per tutte le cause, nonché una diminuzione dell’incidenza di diverse patologie croniche tra cui malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2, alcune forme di cancro e malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e il Parkinson. Una revisione di 11 studi clinici che ha coinvolto circa 29.000 individui nell’arco di quasi 50 anni ha dimostrato che il caffè riduce del 30 per cento il rischio di forme di demenza, con un consumo ottimale di tre o quattro tazze di caffè espresso al giorno.
Nonostante i risultati promettenti, gli autori dello studio sottolineano che la ricerca presenta ancora alcune limitazioni metodologiche che devono essere considerate nell’interpretazione dei dati. Trattandosi di uno studio osservazionale, la capacità di stabilire un rapporto diretto di causa-effetto tra il consumo di caffè e l’invecchiamento sano rimane limitata, potendo solamente dimostrare che questi due fattori hanno maggiori probabilità di verificarsi insieme. I ricercatori hanno comunque tenuto conto di numerose variabili confondenti come lo stile di vita, le differenze demografiche, le abitudini alimentari, l’attività fisica e il consumo di alcol, rafforzando la validità delle associazioni osservate.
Lo studio, attualmente presentato sotto forma di abstract, sarà sottoposto a revisione paritaria nei prossimi mesi prima della pubblicazione completa su una rivista scientifica peer-reviewed, permettendo alla comunità scientifica di valutare approfonditamente la metodologia utilizzata e la solidità delle conclusioni raggiunte. Questa fase di revisione rappresenta un passaggio fondamentale nel processo di validazione scientifica e contribuirà a definire con maggiore precisione le implicazioni pratiche di questi risultati per le raccomandazioni nutrizionali destinate alla popolazione femminile.
Le implicazioni di questa ricerca potrebbero avere un impatto significativo sulle linee guida nutrizionali future, suggerendo che una dieta equilibrata e salutare potrebbe includere anche un consumo regolare e moderato di caffè, naturalmente con le dovute precauzioni per categorie specifiche di soggetti come donne in gravidanza, bambini e persone con particolari condizioni mediche che potrebbero essere sensibili agli effetti della caffeina. La scoperta apre nuove prospettive sulla relazione tra alimentazione e qualità della vita nelle età più avanzate, offrendo alle donne un motivo in più per apprezzare questo rituale quotidiano che per molte rappresenta già un momento di piacere e socializzazione nella routine giornaliera.