Meteo, rischio fenomeni estremi nelle prossime ore: Mar Mediterraneo sempre più caldo

Il Mediterraneo raggiunge temperature record fino a 28°C con anomalie di +4/5°C, alimentando l’anticiclone Scipione e minacciando eventi estremi dal 17 giugno.

Il Mar Mediterraneo sta attraversando una fase di riscaldamento senza precedenti che trasforma il bacino in un vero e proprio serbatoio di energia per eventi meteorologici estremi. L’anticiclone africano sta dominando la scena meteorologica italiana con una potenza eccezionale, trasportando masse d’aria rovente direttamente dal cuore del Sahara verso il Mediterraneo centrale. Le temperature atmosferiche hanno già raggiunto punte di 36-38°C in diverse regioni della Penisola, ma secondo le previsioni meteorologiche l’apice del caldo si manifesterà nel corso del weekend, quando città come Bologna, Padova e Milano toccheranno almeno i 34-35 gradi, Roma raggiungerà i 36 gradi, mentre Firenze e Foggia potrebbero addirittura sfiorare i 38°C. Nelle zone interne di Sardegna e Sicilia la colonnina di mercurio salirà fino a raggiungere picchi compresi tra i 40 e i 42 gradi, configurando una situazione di caldo estremo caratterizzata da afa persistente e opprimente.

Questa configurazione anticiclonica subtropicale genera moti discendenti che provocano un riscaldamento adiabatico secco dell’aria, con temperature che aumentano di circa 10°C per ogni chilometro di discesa, rendendo il caldo ancora più opprimente soprattutto nelle regioni collocate sul fianco orientale dell’anticiclone. L’elemento più preoccupante risiede nella persistenza di questa massa d’aria calda, che crea condizioni di stabilità atmosferica prolungata con tanto sole e un graduale aumento della temperatura percepita, trasformando il mese di giugno in una fase meteo dai tratti tipicamente luglioli.

Il riscaldamento atmosferico sta producendo effetti diretti e drammatici sulle temperature delle acque del Mediterraneo, che stanno raggiungendo valori completamente anomali per il periodo di inizio giugno. Le rilevazioni satellitari e la rete di monitoraggio basata su numerose boe disseminate nel bacino mostrano picchi di 27°C nel Mar Ligure e nell’alto Adriatico, mentre il basso Tirreno registra temperature superficiali comprese tra 26 e 28°C. Questi valori rappresentano un’anomalia termica di circa 4-5°C rispetto alle temperature medie attese per questo periodo dell’anno, configurando una situazione definita dagli esperti come “piuttosto allarmante”.

Il Mediterraneo si sta letteralmente trasformando in un mare “tropicale” dal punto di vista termico, con alcune aree che hanno già superato i 30 gradi, specialmente nel Tirreno meridionale di fronte alle coste di Campania, Calabria e Sicilia. Il resto del mare italiano raggiunge temperature di 28-29 gradi, creando condizioni che normalmente si verificherebbero nel pieno del mese di agosto. Considerando l’intera superficie del Mediterraneo, si registrano anomalie record con una temperatura media che si avvicina ai 28 gradi, valori mai visti in 43 anni di osservazioni sistematiche.

Secondo i dati forniti dal progetto MACMAP condotto da ENEA e INGV, negli ultimi 25 anni le acque del Mar Mediterraneo si sono riscaldate di oltre 1°C, con un incremento particolarmente marcato negli strati più profondi fino a 800 metri di profondità. Il 2023 ha rappresentato un anno record, con le temperature che hanno raggiunto il valore termico più elevato dall’inizio delle rilevazioni moderne, evidenziando un progressivo aumento dal 2013 nel Tirreno meridionale che si sta estendendo verso nord.

Il Mar Mediterraneo si configura come uno dei bacini marini più vulnerabili al cambiamento climatico a livello globale, riscaldandosi a una velocità quasi doppia rispetto agli oceani con un incremento di +0,4°C ogni 10 anni rispetto ai +0,2°C della media oceanica mondiale. Questa accelerazione è dovuta principalmente alla scarsa profondità del bacino e al basso ricircolo delle sue acque, causato dai ristretti passaggi di Gibilterra verso l’Atlantico e del canale artificiale di Suez. Dopo l’Artico, l’area mediterranea rappresenta la regione più colpita dai cambiamenti climatici, con il Mare Nostrum che si riscalda del 20% più velocemente di tutti gli altri mari.

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Gli esperti evidenziano come siamo entrati in una fase di accelerazione esponenziale nel cambiamento dell’ecosistema marino, al punto che diventa difficile prevedere gli sviluppi futuri. L’Europa rappresenta il continente che si scalda più rapidamente, registrando negli ultimi cinque anni un aumento medio della temperatura di 2,3°C rispetto all’epoca pre-industriale, ben superiore alla media globale di 1,3°C. Questo surplus di energia equivale a una quantità superiore all’esplosione di 400.000 bombe di Hiroshima al giorno a livello globale, creando uno squilibrio energetico che rompe i bioritmi alla base dell’ecosistema mediterraneo.

Il grandissimo calore accumulato dal Mare Mediterraneo rappresenta un serbatoio di energia potenziale che può alimentare eventi meteorologici di eccezionale violenza non appena giungeranno le prime masse d’aria instabile dal Nord Europa. Secondo le previsioni meteorologiche, questa energia potrebbe materializzarsi in pericolose celle temporalesche capaci di scaricare al suolo nubifragi e grandine di grosse dimensioni già a partire da martedì 17 giugno, con particolare rischio per le regioni del Centro-Nord. Il contrasto tra l’aria fredda in discesa e il mare eccezionalmente caldo può creare un ambiente favorevole alla formazione di celle temporalesche stazionarie, responsabili di accumuli di pioggia estremi in tempi molto brevi.

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La situazione meteorologica mostra già segnali di cambiamento, con le prime perturbazioni attese per domenica 15 giugno quando una massa d’aria instabile si appoggerà all’Arco Alpino per poi scivolare sull’Adriatico il giorno successivo. Nel corso di domenica sono previsti acquazzoni e temporali su gran parte delle regioni settentrionali, mentre lunedì 16 giugno rovesci e temporali bagneranno il Nordest e le regioni centrali adriatiche. L’intensità di questi fenomeni sarà amplificata dall’eccezionale energia disponibile nel Mediterraneo surriscaldato, che funge da carburante per le celle temporalesche più violente.

Quando l’atmosfera entra in una fase instabile, l’umidità rilasciata dal Mediterraneo surriscaldato agisce da carburante per temporali di intensità eccezionale, capaci di produrre grandinate devastanti, raffiche di vento estreme e precipitazioni torrenziali concentrate in aree ristrette. Il mare caldo non genera solamente temperature più elevate, ma rappresenta il principale serbatoio di energia per i temporali più violenti, amplificando la frequenza e l’intensità dei fenomeni estremi durante tutta la stagione estiva e oltre. Questa dinamica allunga la stagione calda, trasformando settembre in un mese ancora pienamente estivo e influenzando spesso anche l’andamento di ottobre, sottraendo spazio alla primavera e all’autunno tradizionali.