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Australia, vietati i social ai minori di 16 anni: approvata la nuova legge

L’Australia approva la prima legge mondiale che vieta i social media ai minori di 16 anni, con multe fino a 50 milioni di dollari per le piattaforme non conformi.

L’Australia ha compiuto un passo storico diventando il primo paese al mondo a introdurre una legge che vieta categoricamente l’utilizzo dei principali social media ai minori di 16 anni. Il parlamento australiano ha approvato definitivamente il 28 novembre 2024 l’Online Safety Amendment (Social Media Minimum Age) Bill, che entrerà in vigore entro dicembre 2025.

La normativa rappresenta una svolta epocale nel panorama regolatorio globale, stabilendo l’età minima di 16 anni per la creazione e il mantenimento di account sui principali social network. Le piattaforme interessate dal divieto includono TikTok, Instagram, Facebook, Snapchat, Reddit e X, mentre sono previste esenzioni specifiche per servizi di messaggistica, piattaforme educative come Google Classroom e YouTube, quest’ultimo considerato dal governo australiano uno strumento prevalentemente educativo e informativo.

Il cuore della legislazione risiede nell’imponente apparato sanzionatorio che prevede multe fino a 50 milioni di dollari australiani (circa 32,5 milioni di dollari americani) per le aziende tecnologiche che non adotteranno misure ragionevoli per impedire la creazione o il mantenimento di account da parte di minori. L’onere della verifica dell’età ricade interamente sulle piattaforme social, non sui genitori o sui minori stessi, segnando un cambio di paradigma significativo nella responsabilizzazione delle big tech.

Il primo ministro laburista Anthony Albanese ha descritto i social media come “un’arma per i bulli, una piattaforma per la pressione dei pari, un motore di ansia, un veicolo per i truffatori e, nel peggiore dei casi, uno strumento per i predatori online”, sottolineando come l’obiettivo sia quello di permettere ai bambini di “trascorrere più tempo sui campi da calcio o sui campi da netball piuttosto che sui loro telefoni”.

La ministra delle Comunicazioni Michelle Rowland ha fornito dati allarmanti per giustificare la necessità dell’intervento normativo, rivelando che quasi due terzi degli australiani di età compresa tra 14 e 17 anni hanno visualizzato contenuti estremamente dannosi sui social media, inclusi materiali riguardanti abuso di droghe, suicidio, autolesionismo e contenuti violenti. Secondo ricerche governative, il 95% dei caregivers australiani considera la sicurezza online una delle sfide genitoriali più complesse da affrontare.

La questione dell’implementazione tecnica rimane uno degli aspetti più complessi della nuova legislazione. Il governo australiano ha avviato un age assurance technology trial condotto dalla britannica Age Check Certification Scheme (ACCS), che ha coinvolto oltre 1.000 studenti delle scuole e centinaia di adulti per testare l’efficacia delle tecnologie di verifica dell’età. Tony Allen, CEO di ACCS, ha dichiarato che “non esistono barriere tecnologiche significative per l’age assurance in Australia” e che “la verifica dell’età può essere realizzata in Australia in modo privato, efficiente ed efficace”.

Il sistema di verifica dell’età adotterà un approccio stratificato che inizia con controlli tradizionali basati su documenti di identità come passaporti o patenti di guida, verificati attraverso sistemi indipendenti senza che le piattaforme accedano direttamente ai documenti. Un secondo livello prevede l’utilizzo di tecnologie biometriche per la stima dell’età, con aziende come la californiana Incode Technologies che riportano un tasso di successo del 99,87% nella determinazione dell’età attraverso selfie biometrici.

Particolare attenzione è stata rivolta alla tutela della privacy, con la legislazione che vieta esplicitamente alle piattaforme di richiedere documenti di identità governativi o di utilizzare sistemi di identificazione digitale governativi. Le aziende dovranno inoltre distruggere qualsiasi informazione raccolta per la verifica dell’età, garantendo solide protezioni dei dati personali.

La controversia più significativa riguarda l’esenzione concessa a YouTube, che ha scatenato le proteste delle piattaforme concorrenti. Meta (proprietaria di Facebook e Instagram), TikTok e Snapchat hanno definito questa esenzione “ingiusta”, “illogica” e “un affare d’oro” per Google, sostenendo che YouTube presenta le stesse caratteristiche potenzialmente dannose degli altri social network, inclusi algoritmi di raccomandazione dei contenuti, riproduzione automatica continua e notifiche costanti.

La commissaria per la sicurezza online Julie Inman Grant ha espresso perplessità sull’esenzione di YouTube, sollecitando un ripensamento da parte del governo in una comunicazione ufficiale alla ministra delle Telecomunicazioni Anika Wells. Grant ha evidenziato che “non ha senso esentare dalla normativa proprio la piattaforma usata dai più giovani”, considerando che il 73% degli australiani di età compresa tra 13 e 15 anni utilizza YouTube, rendendola la piattaforma più diffusa tra gli adolescenti.

Diversi esperti in salute mentale, radicalizzazione ed estremismo hanno messo in guardia sul fatto che l’algoritmo di YouTube può facilmente indirizzare i minori verso contenuti estremisti, misogini o violenti. Un test condotto da Reuters ha dimostrato che bastano appena 12-20 clic per far emergere tali contenuti dannosi, sollevando interrogativi sulla coerenza dell’approccio governativo.

Il sostegno pubblico alla misura è considerevole, con il 77% degli australiani che approva il divieto per i minori di 16 anni. Tuttavia, la legislazione ha incontrato anche opposizioni significative. Organizzazioni per i diritti digitali, esperti di privacy e alcune fazioni politiche minori hanno espresso preoccupazioni riguardo al potenziale isolamento degli adolescenti dalle reti di supporto online e ai rischi per la privacy di tutti gli utenti che dovranno dimostrare di essere maggiori di 16 anni.

UNICEF Australia, attraverso Katie Maskiell, ha avvertito che la proposta legge non sarà una “soluzione universale” per proteggere i bambini e rischia di spingere i giovani verso “spazi online clandestini e non regolamentati”. La senatrice dei Verdi Sarah Hanson-Young ha descritto la misura come “un disastro che si sta dispiegando davanti ai nostri occhi”, accusando i principali partiti di cercare di “ingannare” i genitori australiani.

Il Digital Industry Group Inc., che rappresenta le piattaforme in Australia, ha sottolineato che “la legislazione sul divieto dei social media è stata rilasciata e approvata nel giro di una settimana”, lasciando la comunità e le piattaforme “al buio su ciò che esattamente è richiesto loro”. Meta ha definito la legislazione “affrettata”, evidenziando la mancanza di tempo per una valutazione approfondita delle implicazioni tecniche e sociali.

L’impatto globale di questa legislazione pionieristica è già evidente, con Regno Unito, Irlanda, Singapore e Giappone che starebbero considerando misure simili. La commissaria Julie Inman Grant, che guida la prima autorità regolatoria mondiale per la sicurezza online, ha affermato che “l’era dell’eccezionalismo tecnologico deve finire”, paragonando la necessità di regolamentare i social media ai sistemi di sicurezza automobilistici come le cinture di sicurezza e i freni antibloccaggio.

Le sfide implementative rimangono significative. Gli esperti di ricerca digitale hanno avvertito che non esistono garanzie che le tecnologie di verifica dell’età non specificate funzioneranno efficacemente, e i critici temono che gli adolescenti troveranno facilmente modi per aggirare le restrizioni utilizzando strumenti come le reti private virtuali (VPN). La verifica dell’età senza richiedere documenti di identità per tutelare la privacy rappresenta una sfida tecnica complessa che richiederà soluzioni innovative.

Il governo australiano ha dimostrato determinazione nell’applicazione rigorosa delle nuove norme, come evidenziato dalla recente multa di 60.000 dollari imposta alla piattaforma X per la mancata rimozione di contenuti di abusi su minori. Questo precedente segnala l’intenzione del governo di applicare con fermezza le proprie normative sulla sicurezza online.

La legislazione australiana stabilisce un precedente mondiale che potrebbe influenzare profondamente il panorama regolatorio globale dei social media. Con la sua implementazione prevista entro dicembre 2025, l’Australia si posiziona come leader nell’affrontare le preoccupazioni crescenti riguardo all’impatto dei social media sulla salute mentale e il benessere dei giovani, pur dovendo ancora dimostrare l’efficacia pratica di questo approccio rivoluzionario nella protezione dei minori online.

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