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Tassa UE sulle sigarette, stangata senza precedenti in arrivo: ecco quanto aumenteranno

La Commissione UE propone aumenti record delle accise sul tabacco fino al +1.090% per finanziare il bilancio 2028-2035, con rischi di contrabbando e forti opposizioni.
Credit © Unsplash

La Commissione europea prepara una svolta epocale nella politica fiscale comunitaria con l’introduzione di nuove accise record sui prodotti del tabacco e della nicotina, destinate a finanziare direttamente il bilancio dell’Unione per il periodo 2028-2035. La proposta, che sarà presentata ufficialmente il 16 luglio al Collegio dei commissari, rappresenta la più ambiziosa riforma fiscale mai tentata a livello europeo nel settore del tabacco, con aumenti delle accise che raggiungono percentuali astronomiche.

Il piano, elaborato sotto la guida del commissario europeo per il Clima e la tassazione Wopke Hoekstra, prevede incrementi drastici delle accise minime su tutte le categorie di prodotti: +139% per le sigarette tradizionali, +258% per il tabacco trinciato e un impressionante +1.090% per sigari e sigarilli. La misura si estende anche ai prodotti di nuova generazione, con le sigarette elettroniche soggette a tassazione compresa tra 0,12 e 0,36 euro per millilitro, mentre il tabacco riscaldato vedrebbe l’imposizione di circa 108 euro per mille unità.

La novità più dirompente della proposta consiste nel fatto che una parte significativa del gettito fiscale, stimato in circa 15 miliardi di euro annui, non confluirebbe più nelle casse degli Stati membri ma andrebbe direttamente al bilancio europeo come “risorsa propria” dell’Unione. Questo rappresenterebbe un cambiamento paradigmatico nel rapporto tra fiscalità nazionale e comunitaria, sottraendo risorse tradizionalmente destinate ai bilanci nazionali per alimentare le finanze di Bruxelles.

Per i consumatori italiani, l’impatto sarebbe immediato e sostanziale. Un pacchetto di sigarette che attualmente costa 5 euro potrebbe raggiungere i 6,20 euro, con un aumento medio di oltre 1 euro per confezione. L’incremento complessivo dei prezzi al consumo è stimato superiore al 20%, con un effetto diretto sull’inflazione pari a circa mezzo punto percentuale. L’Italia, che storicamente mantiene un regime fiscale relativamente moderato sui prodotti del tabacco, vedrebbe così sconvolta la propria politica di stabilità dei prezzi nel settore.

La proposta si inserisce nel quadro del nuovo Quadro Finanziario Pluriennale 2028-2035, per il quale la Commissione europea è alla ricerca di almeno 30 miliardi di euro di nuove risorse annue. Oltre alle accise sul tabacco, il pacchetto include nuove tasse sui rifiuti elettronici, sulle grandi aziende con fatturato superiore a 50 milioni di euro e l’estensione del sistema ETS2 per la riduzione delle emissioni ai carburanti per auto private e riscaldamento domestico.

Le resistenze degli Stati membri si delineano già chiaramente. La Svezia ha definito “completamente inaccettabile” la proposta, con la ministra delle Finanze Elisabeth Svantesson che ha dichiarato fermamente che “il gettito deve restare ai singoli Paesi, non finire nelle mani della burocrazia europea”. L’opposizione svedese è particolarmente significativa considerando che il paese ha ottenuto notevoli successi nella riduzione del tabagismo attraverso l’uso dello snus, portando il tasso di fumatori dal 15% al 5% e riducendo la mortalità per malattie collegate al fumo del 54% rispetto alla media UE.

Anche l’Italia si schiera tra i paesi contrari, insieme a Grecia, Romania e Bulgaria. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha già incontrato a metà maggio il commissario Hoekstra per esprimere la necessità di salvaguardare gli investimenti nel settore del tabacco in Italia, dove il 97% del tabacco greggio viene coltivato in sole quattro regioni: Campania, Umbria, Veneto e Toscana. La posizione italiana è rafforzata dai dati sul contrabbando: il paese mantiene un tasso di commercio illegale di sigarette inferiore al 2%, ben al di sotto della media europea del 10%, grazie a una politica fiscale equilibrata.

Il fronte dei favorevoli è guidato da Francia e Germania, supportate da Paesi Bassi, con quindici Stati membri che hanno firmato una lettera di sostegno alla revisione della Direttiva sulle accise del tabacco. La Francia, che attualmente applica le accise più elevate in Europa (6,61 euro per mille sigarette), vede nella proposta un’opportunità per uniformare la tassazione a livello europeo e ridurre le disparità competitive che favoriscono gli acquisti transfrontalieri.

Gli esperti del settore esprimono preoccupazione per le conseguenze indesiderate della riforma. L’esperienza francese dimostra che aumenti drastici delle accise possono generare un boom del contrabbando: la Francia registra attualmente il 33% di consumo illecito di sigarette, il dato più alto in Europa, con 16,8 miliardi di sigarette illegali consumate nel 2023. Un funzionario europeo citato da Euractiv ha sintetizzato il rischio: “Il pericolo è che si perda più gettito di quello che si incassa”.

Il mercato illegale delle sigarette in Europa ha raggiunto nel 2023 i 35,2 miliardi di pezzi, pari all’8,3% del consumo totale, con una perdita di gettito fiscale stimata in 11,6 miliardi di euro per i governi dell’Unione. Le organizzazioni criminali hanno perfezionato i loro metodi, spostando la produzione clandestina verso l’Europa occidentale per avvicinarsi ai mercati di consumo, con fabbriche illegali scoperte in Belgio, Paesi Bassi e Bulgaria capaci di produrre fino a 2.000 sigarette al minuto.

Le implicazioni economiche per l’Italia vanno oltre l’aspetto fiscale. Il paese esporta prodotti del tabacco riscaldato “Made in Italy” per quasi due miliardi di euro all’anno, di cui oltre 800 milioni in Europa. Questo segmento strategico rischia di subire gravi compromissioni a causa dell’impennata della tassazione anche nei paesi di destinazione, con aumenti stimati intorno al 250% in alcuni mercati. L’ipotesi di un’accisa sul tabacco greggio rappresenterebbe inoltre un colpo mortale per la tabacchicoltura italiana, con costi di gestione che potrebbero aumentare di decine di milioni di euro.

L’ostacolo procedurale più significativo per l’approvazione della riforma rimane l’unanimità richiesta dai Trattati europei. Per modificare la Direttiva sulle accise del tabacco è necessario il consenso di tutti i ventisette Stati membri, condizione che appare difficilmente raggiungibile considerando l’opposizione già manifestata da diversi paesi. Anche legando la misura ai negoziati sul nuovo bilancio pluriennale, la Commissione dovrà affrontare resistenze politiche ed economiche che potrebbero compromettere l’intera iniziativa.

La proposta rappresenta un test cruciale per l’equilibrio tra integrazione fiscale europea e sovranità nazionale. Mentre la Commissione giustifica l’iniziativa con obiettivi di salute pubblica e necessità di bilancio, gli Stati membri si dividono tra chi vede nell’armonizzazione fiscale un’opportunità di competitività e chi considera l’intervento di Bruxelles una minaccia alla propria autonomia tributaria. Il verdetto del 16 luglio segnerà l’inizio di un negoziato destinato a ridefinire i rapporti finanziari tra l’Unione e i suoi Stati membri, con conseguenze che si estenderanno ben oltre il settore del tabacco. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!

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