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Cobret, la nuova droga che preoccupa: cos’è e perché è così pericolosa

Il Cobret, derivato dell’eroina ottenuto dagli scarti di lavorazione, si diffonde tra i giovani italiani come alternativa economica spacciata falsamente come innocua, causando dipendenza fulminante e gravi danni neurotossici permanenti.

Una sostanza derivata dall’eroina, venduta a basso costo e spacciata tra i giovani come alternativa innocua alle droghe tradizionali, sta creando una vera e propria emergenza sanitaria sul territorio nazionale. Il Cobret, conosciuto anche come “eroina dei poveri” o “droga degli scarti”, rappresenta una delle minacce più insidiose per le nuove generazioni e le autorità sanitarie stanno lanciando allarmi sempre più pressanti sulla sua diffusione capillare.

Il Cobret si presenta come una sostanza apparentemente innocua, costituita da palline di colore marrone o giallastra che ricordano lo zucchero di canna. Questa droga, il cui nome deriva probabilmente dal movimento serpentino del fumo che si sprigiona durante l’assunzione e che ricorda un cobra, è in realtà un prodotto intermedio della lavorazione dell’oppio. La sostanza viene ottenuta dagli scarti del processo di produzione dell’eroina, mantenendo una concentrazione di principi attivi che oscilla tra il 15 e il 25 per cento.

La modalità di assunzione più diffusa prevede il riscaldamento della sostanza su carta argentata, con l’inalazione dei vapori che si sprigionano attraverso l’utilizzo di una cannuccia. Questo metodo, che elimina la necessità di utilizzare siringhe, contribuisce a diffondere la falsa percezione che il Cobret sia meno pericoloso dell’eroina tradizionale. Talvolta la sostanza viene mescolata con tabacco o hashish e fumata sotto forma di spinello, aumentando ulteriormente il rischio di confondere questa droga con sostanze considerate erroneamente meno dannose.

La strategia commerciale della criminalità organizzata

Il successo del Cobret nel mercato illegale si basa su una strategia di marketing criminale particolarmente efficace. Il prezzo estremamente contenuto, che si aggira tra i 10 e i 25 euro per dose, rende questa droga accessibile anche ai giovanissimi. La vendita avviene spesso attraverso spacciatori che propongono il Cobret come alternativa sicura alle droghe tradizionali, sfruttando la mancanza di consapevolezza dei consumatori riguardo alla reale natura della sostanza.

La diffusione del Cobret ha radici profonde nel territorio campano, dove la criminalità organizzata ha iniziato a commercializzare questa sostanza già negli anni Novanta. Napoli e in particolare il quartiere di Scampia rappresentano il centro nevralgico di questa attività, con le piazze di spaccio che vendono quotidianamente circa mille dosi di Cobret. Tuttavia, la diffusione della droga non si limita più al meridione d’Italia, con segnalazioni di arresti e sequestri anche in città del nord come Milano, dove le autorità hanno intercettato traffici consistenti.

Gli effetti devastanti sul sistema nervoso centrale

Il Cobret produce effetti identici a quelli dell’eroina tradizionale, ma con conseguenze spesso più gravi a causa delle sostanze da taglio utilizzate nella sua produzione. Gli effetti immediati includono euforia, sedazione, sonnolenza e miosi, accompagnati da prurito, nausea e rallentamento delle funzioni cardiache e respiratorie. Tuttavia, la vera pericolosità della sostanza emerge nel medio e lungo termine, quando si manifestano danni irreversibili al sistema nervoso centrale.

Le moderne tecniche di neuroimaging hanno dimostrato che il consumo di sostanze oppiacee come il Cobret può causare demielinizzazione della sostanza bianca cerebrale, con alterazioni che persistono anche dopo mesi di astinenza. Questi danni si concentrano principalmente a livello del cervelletto, della corteccia occipitale e parietale, compromettendo le funzioni cognitive e motorie del soggetto. La professoressa Sabina Strano Rossi, docente di Tossicologia Forense all’Università Cattolica, sottolinea che il Cobret produce “gravi alterazioni psicofisiche e comportamentali” con “effetti neurotossici pesanti”.

La dipendenza fulminante e i rischi mortali

La dipendenza da Cobret si instaura con una rapidità allarmante, spesso dopo poche assunzioni. Questa caratteristica rende la sostanza particolarmente insidiosa per i giovani, che possono trovarsi intrappolati in una spirale di dipendenza prima ancora di rendersi conto della gravità della situazione. Gli effetti della tolleranza si manifestano precocemente, spingendo i consumatori ad aumentare progressivamente le dosi per ottenere gli stessi effetti.

Il rischio di overdose rappresenta una minaccia costante per i consumatori di Cobret, con possibili conseguenze fatali dovute alla depressione respiratoria e al collasso cardiovascolare. La presenza di sostanze da taglio tossiche amplifica ulteriormente questi rischi, causando avvelenamenti che possono portare alla morte. I danni a lungo termine includono la distruzione progressiva di polmoni, fegato e reni, insieme a gravi compromissioni del sistema immunitario.

L’emergenza sanitaria in corso

Negli ultimi anni, il fenomeno del Cobret ha assunto dimensioni preoccupanti, tanto da configurarsi come una vera e propria emergenza sanitaria. Le cronache recenti riportano episodi drammatici, come quello verificatosi a Roma nel luglio 2025, quando sei persone in stato confusionale sono state soccorse sul Grande Raccordo Anulare dopo aver assunto Cobret. Questi individui, definiti “zombie” dalle autorità, vagavano scalzi e disorientati lungo le arterie stradali, mettendo in pericolo la propria vita e quella degli automobilisti.

I SerT (Servizi per le Tossicodipendenze) registrano un aumento costante degli utenti che si rivolgono ai servizi per problemi legati al consumo di Cobret. Il dottor Maurizio D’Orsi, responsabile del SerT di Somma Vesuviana, riferisce che la percentuale di nuovi iscritti che hanno iniziato con il Cobret è passata dal 10 per cento di alcuni anni fa al 50-60 per cento attuale. Questo dato evidenzia la dimensione crescente del fenomeno e la necessità di interventi mirati e tempestivi.

Le sfide per la prevenzione e il trattamento

La lotta contro la diffusione del Cobret presenta sfide complesse che richiedono un approccio multidisciplinare. La principale difficoltà risiede nella percezione distorta che molti giovani hanno di questa sostanza, spesso considerata erroneamente meno pericolosa dell’eroina tradizionale. Questa misconcezione è alimentata dalle modalità di assunzione che non prevedono l’uso di siringhe e dal basso costo che rende la droga facilmente accessibile.

Gli esperti sottolineano l’importanza di sviluppare programmi di prevenzione mirati, che vadano oltre le tradizionali campagne informative. Il consigliere regionale Brunello Brunetto evidenzia la necessità di “adottare ulteriori concrete iniziative” per contrastare la diffusione di sostanze come il Cobret tra i giovani. Le statistiche mostrano che tra gli studenti della fascia d’età 15-19 anni, circa il 18 per cento ha assunto una sostanza psicoattiva illegale nell’ultimo anno.

Il trattamento della dipendenza da Cobret richiede programmi specializzati che tengano conto delle specifiche caratteristiche di questa sostanza. I centri di recupero specializzati utilizzano metodologie “drug-free” che puntano a risolvere i fattori fisici e mentali alla base della dipendenza. L’approccio integrato combina terapie di gruppo, supporto psicologico e programmi di disintossicazione mirati, con l’obiettivo di spezzare il meccanismo di compensazione che spinge al consumo.

Il contesto internazionale e le prospettive future

La diffusione del Cobret si inserisce in un contesto internazionale caratterizzato dalla crescente produzione di oppio in Afghanistan, che fornisce oltre l’80 per cento della produzione mondiale. Questo paese, definito dagli esperti come un “narco-stato”, ha visto aumentare la produzione di oppio dell’8 per cento nel 2021, raggiungendo le 6.800 tonnellate. La disponibilità di materia prima a basso costo facilita la produzione di sostanze derivate come il Cobret, che rappresentano un’alternativa economica per i trafficanti internazionali.

Le autorità italiane si trovano di fronte a una sfida complessa che richiede un coordinamento tra forze dell’ordine, servizi sanitari e istituzioni educative. La lotta contro il Cobret non può limitarsi alla repressione del traffico, ma deve necessariamente includere interventi preventivi mirati alle fasce più vulnerabili della popolazione. L’esperienza maturata nel contrasto ad altre sostanze stupefacenti dimostra che solo un approccio integrato può produrre risultati significativi nella riduzione del consumo e dei danni correlati.

La diffusione del Cobret rappresenta un campanello d’allarme che evidenzia la necessità di ripensare le strategie di contrasto alle tossicodipendenze in Italia. La capacità di questa sostanza di mascherarsi come droga “leggera” mentre produce effetti devastanti richiede un’azione coordinata che coinvolga tutti i livelli istituzionali e sociali, con particolare attenzione alla protezione dei giovani e al potenziamento dei servizi di recupero e riabilitazione. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!

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