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Emergenza blatte a Napoli, scatta la disinfestazione

Temperature elevate, rifiuti accumulati e manutenzione carente favoriscono un’invasione di blatte nei quartieri collinari di Napoli. Il Comune intensifica gli interventi di deblattizzazione, ma i residenti chiedono un piano strutturale che combini pulizia stradale, monitoraggio entomologico e controlli sulle attività commerciali.
immagine a scopo dimostrativo

Un pungente odore di disinfettante aleggia tra i vicoli scoscesi che collegano il Vomero all’Arenella, mentre le sirene dei mezzi impiegati per la deblattizzazione rompono il silenzio di un’afosa mattinata estiva; la scena, diventata ormai familiare ai residenti, certifica la gravità di un’emergenza igienica che nelle ultime settimane ha risvegliato timori sopiti e acceso un acceso dibattito sulla capacità del capoluogo partenopeo di garantire livelli minimi di sanità urbana.

L’attacco degli insetti striscianti ha preso corpo con inusitata rapidità: interi tratti di via Pitloo, via Cilea e via Morghen, punteggiati da sacchetti abbandonati accanto ai bidoncini della raccolta differenziata, si sono trasformati in punti di proliferazione per colonie di Periplaneta americana, particolarmente attiva alle temperature superiori ai trenta gradi centigradi registrate a inizio luglio. La prima ondata, segnalata sui social dai comitati di quartiere, ha costretto diverse famiglie a blindare balconi e finestre, rinunciando a una minima ventilazione pur di evitare spiacevoli intrusioni all’interno delle abitazioni.

I dati raccolti dalla V Municipalità fotografano un quadro in rapida estensione: l’elenco redatto dagli uffici tecnici cita oltre sessanta arterie collinari interessate, con picchi di infestazione in via Scarlatti, via Kerbaker, piazza Medaglie d’Oro e nella zona di San Giacomo dei Capri. Nelle stesse ore, segnalazioni analoghe affiorano da Secondigliano e Miano, a conferma di un fronte assai più ampio di quanto inizialmente ipotizzato.

Alle segnalazioni fa eco la voce di Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori Collinari, che richiama la necessità di una strategia strutturale e denuncia la persistente presenza di mini-discariche ai piedi dei cassonetti, l’occlusione dei tombini e l’assenza di lavaggi periodici di marciapiedi e carreggiate, fattori che agevolano il radicarsi degli insetti e ne accelerano il ciclo riproduttivo.

Il Comune di Napoli – consapevole della portata mediatica della vicenda – ha intensificato i trattamenti larvicidi e adulticidi sulle reti fognarie dal 22 maggio al 27 giugno, con sedute notturne in rapida successione, come attestano i comunicati diffusi attraverso il portale istituzionale e le note di Agenparl. Gli interventi, eseguiti da squadre miste dell’ASL Napoli 1 Centro e del Servizio Fognature, prevedono l’impiego di insetticidi ad azione residuale, la pressurizzazione dei pozzetti stradali e la rimozione dei detriti organici che, depositandosi negli snodi della rete, costituiscono il substrato ideale per le ooteche.

Resta tuttavia la percezione diffusa che la risposta pubblica, pur intensa, si riveli solamente palliativa. La memoria collettiva rievoca infatti analoghe emergenze nel 2010 e nel 2012, quando analoghi piani estivi furono attivati senza riuscire a scardinare il problema a lungo termine. La ciclicità dell’allarme, alimentata dall’innalzamento delle temperature medie e dall’irregolarità della raccolta dei rifiuti, ripropone in maniera ricorrente lo scontro tra residenti, amministrazione e azienda di igiene urbana.

Intanto l’onda lunga dell’invasione colpisce il tessuto economico locale. A via Piave, uno dei pub più frequentati dai giovanissimi e celebrato su TikTok, è stato posto sotto sequestro dopo che un blitz interforze ha rinvenuto dipendenti in nero, abusi edilizi e soprattutto una massiccia presenza di blatte in cucina; l’ASL ha disposto la sospensione immediata dell’attività, sequestrato duecentocinquanta chilogrammi di alimenti privi di tracciabilità e inflitto multe per oltre cinquantacinquemila euro. Pochi giorni più tardi, uno scenario analogo si è ripetuto in una hamburgheria di piazza Nazionale, con ispezioni che hanno evidenziato infestazioni diffuse e gravi carenze igienico-sanitarie.

La comunità scientifica ricorda che le blatte, attraverso la contaminazione incrociata di superfici e alimenti, possono veicolare batteri quali Salmonella, E. coli e Shigella, oltre a fungere da vettori meccanici di virus enterici; non stupisce, quindi, la crescente apprensione fra genitori e esercenti, consapevoli dei rischi di tossinfezioni alimentari e reazioni allergiche.

È in questo contesto che le associazioni dei consumatori invocano un piano straordinario di pulizia caditoie, monitoraggio entomologico continuo, campagne di sensibilizzazione domestica e, soprattutto, la sincronizzazione degli interventi di spazzamento dei marciapiedi con quelli di deblattizzazione, affinché il trattamento chimico non venga vanificato dall’accumulo successivo di residui organici. Parallelamente, i ricercatori dell’Università Federico II suggeriscono l’adozione di bait-station a formulazione gel, meno invasive per la fauna non bersaglio e dotate di un effetto più duraturo rispetto ai tradizionali spray.

In attesa di una strategia unitaria che combini misure emergenziali e manutenzione ordinaria, i residenti continuano a convivere con un disagio che valica la semplice percezione estetica, intaccando la fiducia nella gestione pubblica del territorio. Il timore, condiviso anche dagli operatori sanitari, è che l’incremento delle temperature previsto per agosto possa amplificare ulteriormente la densità delle popolazioni di Periplaneta americana, con un potenziale aggravio sia sul fronte sanitario sia su quello economico.

L’immagine di una città costretta a schermarsi dietro porte ermetiche e insetticidi casalinghi si scontra con l’ambizione di un capoluogo che, spinto da flussi turistici record, punta a rilanciare la propria immagine internazionale. In questo senso, la lotta alle blatte assume contorni simbolici: non soltanto battaglia contro un parassita resiliente, ma prova di maturità amministrativa, di coesione sociale e di capacità di trasformare un ricorrente stato d’allerta in un protocollo di gestione ordinaria capace di restituire ai quartieri alti una vivibilità che, almeno per ora, resta confinata nelle aspettative dei suoi abitanti. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!

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