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Sorrento, Telecamera spia nei bagni della basilica di Sant’Antonino: la trovano madre e figlia

Una micro-telecamera nascosta nei bagni della basilica di Sant’Antonino fa scattare un’inchiesta per interferenze illecite nella vita privata, con indagini dei carabinieri e forti implicazioni sulla tutela della riservatezza dei fedeli.

Sconcerto e indignazione attraversano la comunità sorrentina dopo il rinvenimento di una micro-telecamera occultata nei bagni pubblici della basilica pontificia di Sant’Antonino, fulcro della devozione locale e meta di pellegrinaggio continuo. Il minuscolo dispositivo, notato casualmente da una madre e dalla figlia durante una breve sosta, ha immediatamente innescato l’allarme e condotto all’intervento dei carabinieri della compagnia cittadina, i quali hanno sequestrato l’apparecchio e avviato una delicata inchiesta giudiziaria

Il luogo sacro coinvolto non è un edificio qualsiasi: la basilica, costruita nell’XI secolo sui resti di un precedente oratorio e più volte restaurata, custodisce le reliquie del patrono cittadino e rappresenta uno scrigno d’arte romanica e barocca che richiama fedeli e turisti in ogni stagione . Proprio mentre la città si appresta a celebrare il centenario dell’elevazione a basilica giubilare e i 1.400 anni dal transito del santo, l’episodio incrina la percezione di sicurezza in uno spazio di preghiera e raccoglimento .

Secondo quanto ricostruito, le due donne, insospettite da un dettaglio anomalo all’interno del vano, hanno fotografato il dispositivo e informato l’Arma, che in pochi minuti ha isolato l’area, effettuato i rilievi tecnici e posto il micro-obiettivo sotto sequestro . Gli specialisti dell’arma stanno verificando se la telecamera fosse collegata a un sistema di registrazione interno o capace di trasmettere immagini in tempo reale verso un terminale remoto; l’analisi forense del circuito stampato, della memoria e di eventuali moduli di rete sarà determinante per chiarire la portata della violazione .

L’inchiesta, coordinata dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata e seguita sul campo dal capitano Mario Gioia, ipotizza i reati di violazione della privacy e di interferenze illecite nella vita privata ex articolo 615-bis del Codice penale, fattispecie punita con la reclusione da sei mesi a quattro anni, con aggravante sino a cinque anni qualora la diffusione di immagini avvenga a mezzo di strumenti di informazione di massa . Nel caso in cui le riprese abbiano coinvolto minori, si profilerebbero ulteriori contestazioni legate alla produzione o detenzione di materiale pedopornografico, con pene più severe e obbligo di iscrizione nel registro dei reati a sfondo sessuale .

Non è la prima volta che le forze dell’ordine si confrontano con installazioni clandestine in spazi di intimità: pronunce recenti della Corte di Cassazione hanno confermato la configurabilità del tentativo di interferenza illecita persino quando la telecamera risulti mal posizionata o incapace di registrare, purché l’intento di carpire immagini rimanga comprovato . Tali precedenti rafforzano l’impianto accusatorio e riducono gli spazi per eventuali strategie difensive fondate sull’asserita inidoneità tecnica dell’apparato.

Il caso di Sorrento solleva interrogativi più ampi sulla tutela della riservatezza nei luoghi pubblici ad alto afflusso, specialmente quelli deputati al culto, dove l’aspettativa di privacy è massima. Gli esperti di sicurezza informatica ricordano che dispositivi spia di dimensioni inferiori a una moneta possono essere acquistati online per poche decine di euro e occultati ovunque; la loro diffusione impone un innalzamento degli standard di controllo, con ispezioni periodiche nelle aree sensibili e una maggiore consapevolezza da parte dei responsabili degli edifici aperti al pubblico.

Il rettore della basilica, al momento escluso da ogni coinvolgimento, ha espresso piena collaborazione con gli inquirenti e sta predisponendo misure di bonifica ambientale e informativa verso i fedeli, affinché la fiducia nel santuario non venga irreparabilmente compromessa . Nel frattempo, le autorità parrocchiali valutano l’installazione di sistemi di videosorveglianza regolari, debitamente segnalati, limitati agli accessi esterni e conformi alle linee guida del Garante per la protezione dei dati personali, in modo da prevenire intrusioni future senza ledere i diritti dei visitatori.

L’indagine procede nel massimo riserbo: i militari stanno analizzando i flussi di persone che frequentano abitualmente la basilica, incrociando le immagini delle telecamere cittadine, i registri delle funzioni religiose e i dati di eventuali dispositivi di rete intercettati in prossimità dei servizi igienici. Non si escludono perquisizioni mirate e l’acquisizione di tabulati telefonici per risalire agli autori materiali dell’installazione, che avrebbero operato con notevole disinvoltura nonostante il via vai costante di fedeli.

Mentre si attende l’esito degli accertamenti tecnici, l’episodio diventa un banco di prova per la legislazione sulla privacy e per la capacità delle istituzioni di proteggere i cittadini da forme sempre più sofisticate di violazione della sfera personale. La cittadinanza, ancora scossa, confida in una rapida individuazione dei responsabili e in un rafforzamento delle misure di sicurezza, nella consapevolezza che la tutela della dignità individuale non può essere sacrificata nemmeno per un istante, soprattutto laddove l’intimità si intreccia con la dimensione spirituale Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!

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