La Commissione Finanze della Camera ha concluso l’esame del disegno di legge di conversione del Decreto Fiscale 84/2025, conferendo il mandato al relatore e calendarizzando il passaggio in Aula a partire da lunedì 21 luglio, con successivo invio al Senato per la seconda lettura.
Nel cuore del provvedimento emerge la riproposizione del ravvedimento speciale, strumento di definizione agevolata già sperimentato lo scorso anno e ora esteso in funzione di incentivo all’adesione al concordato preventivo biennale (Cpb) relativo al biennio d’imposta 2025-2026.
Accettando la proposta elaborata dall’Agenzia delle Entrate nell’ambito del nuovo Cpb, lavoratori autonomi e professionisti potranno regolarizzare le violazioni commesse negli anni d’imposta dal 2019 al 2023; chi aveva già aderito al concordato precedente potrà invece sanare esclusivamente il 2023, considerato che le annualità precedenti risultano già emerse.
Il meccanismo di calcolo prevede che la base imponibile Irpef sia costituita dalla differenza tra il reddito d’impresa o di lavoro autonomo già dichiarato e il valore effettivo incrementato di una percentuale modulata sul punteggio ISA: 5% per chi raggiunge il massimo di 10, 10% per i contribuenti con voto pari o superiore a 8, 20% per chi si colloca tra 6 e 8, 30% nell’intervallo 4-6, 40% per i soggetti tra 3 e 4 e, infine, 50% sotto la soglia di 3.
Sull’imponibile aggiuntivo si applica una imposta sostitutiva che oscilla dal 10% per affidabilità pari o superiore a 8, al 12% nel range 6-8, fino al 15% per chi non supera 6; l’aliquota Irap resta fissa al 3,9% per tutti i contribuenti, mentre per mitigare gli effetti economici della pandemia è previsto un abbattimento forfettario del 30% degli imponibili riferiti ai periodi d’imposta 2020 e 2021.
L’importo minimo da versare a titolo di imposte dirette non potrà comunque risultare inferiore a 1.000 euro, a presidio dell’efficacia dell’intervento.
Il versamento potrà avvenire in un’unica soluzione tra il 1° gennaio e il 15 marzo 2026 oppure mediante un piano rateale limitato a dieci quote mensili di pari importo, maggiorate degli interessi legali, con scadenza della prima rata il 15 marzo 2026; un termine più stringente rispetto alle 24 rate concesse nella precedente edizione della sanatoria.
L’onere finanziario complessivo dell’operazione, distribuito sul quinquennio 2026-2030, è stimato in 395 milioni di euro, di cui 58 milioni compensati dalle maggiori entrate generate dallo stesso strumento, mentre il restante fabbisogno sarà coperto attingendo al Fondo per l’attuazione della delega fiscale; la Relazione tecnica dettaglia poi uno stanziamento annuale progressivamente decrescente: 84,9 milioni nel 2026, 107,1 milioni nel 2027, 89,2 milioni nel 2028, 70,5 milioni nel 2029 e 43,35 milioni nel 2030.
Il Governo punta a replicare, se non ad accrescere, l’incasso già conseguito con la prima edizione del ravvedimento speciale, che ha registrato versamenti per 781 milioni di euro su un gettito totale di 1,26 miliardi, con circa 188.000 posizioni regolarizzate; l’obiettivo dichiarato per la nuova tornata, secondo stime rese note in sede di illustrazione dell’emendamento, è di raggiungere almeno il miliardo netto, facendo leva su una platea potenziale di 2,2 milioni di Partite IVA.
Secondo l’Esecutivo, la leva della definizione agevolata deve agire in sinergia con il Cpb per garantire certezza di gettito, creare premesse per un ulteriore intervento sul taglio dell’Irpef e, parallelamente, rafforzare la cultura della compliance volontaria.
Sul piano politico non mancano tuttavia critiche: le opposizioni bollano l’intervento come l’ennesimo condono, accusando la maggioranza di premiare i contribuenti meno virtuosi e di penalizzare chi ha sempre adempiuto puntualmente ai propri obblighi, mentre i sindacati contestano il rischio di un messaggio distorsivo sul rispetto delle regole.
Il provvedimento, oltre alla sanatoria, include ulteriori disposizioni, tra cui l’obbligo di motivare in maniera dettagliata gli accessi della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle Entrate presso aziende e studi professionali alla luce di una recente pronuncia della Corte europea dei diritti dell’uomo, nonché l’estensione dell’esenzione IMU per gli impianti sportivi, correttivo accolto con favore dalle federazioni di settore.
La discussione in Assemblea non sarà accompagnata dal voto di fiducia, ma il percorso parlamentare rimane serrato, poiché il decreto dovrà essere convertito entro la scadenza naturale di metà agosto per evitare la decadenza degli effetti; il passaggio al Senato, dove potrebbero emergere ulteriori richieste di modifica, si preannuncia dunque decisivo per definire il perimetro definitivo di una misura che, al di l’etichetta di “pace fiscale”, mira a coniugare efficienza tributaria e gettito immediato in un contesto di finanza pubblica ancora caratterizzato da spazi di manovra ridotti. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!