In un’epoca in cui le parole plasmano la percezione della realtà, il linguaggio non è mai neutrale, soprattutto quando si parla di disabilità e inclusione. Alla Camera dei Deputati è stato appena avviato l’iter legislativo di una proposta avanzata dalla Lega per modificare ufficialmente la denominazione degli insegnanti cosiddetti “di sostegno” in “docenti per l’inclusione”. Un cambiamento solo apparente, ma che cela una visione più profonda del ruolo pedagogico ed educativo di questi professionisti nell’ambito scolastico italiano.
La proposta di legge nasce con l’intento dichiarato di riformulare il termine “sostegno”, percepito da alcuni come limitante o stigmatizzante. L’idea centrale è quella di superare una visione assistenziale dell’intervento scolastico per i ragazzi con disabilità, e abbracciare una prospettiva più proattiva e integrativa: il docente per l’inclusione non è solo colui che supporta uno studente in difficoltà, ma è un mediatore che lavora per l’integrazione di tutti.
La Lega, promotrice dell’iniziativa, spiega che il linguaggio scolastico deve evolversi di pari passo con la società. Cambiare le parole, significa cambiare anche il modo in cui si guarda al ruolo di questi insegnanti. Una dicitura nuova può contribuire a valorizzare le competenze didattiche, relazionali e culturali degli insegnanti specializzati, superando l’idea, ancora presente in molte scuole, che siano figure marginali o parallele rispetto al docente curricolare.
Non sono mancate, tuttavia, le prime reazioni critiche. Alcune associazioni di categoria e gruppi di esperti del settore hanno espresso il timore che la modifica terminologica rischi di rimanere puramente simbolica se non accompagnata da riforme strutturali più profonde: aumento degli organici, formazione continua, stabilizzazione del personale, riduzione del precariato. In sostanza, mettere mano al lessico è un gesto significativo, ma non sufficiente se non inserito in un quadro di vera innovazione del sistema di inclusione scolastica.
Il dibattito si annuncia quindi acceso nei prossimi mesi. Se da un lato si registra un’apertura verso un linguaggio più moderno e sensibile, dall’altro c’è chi chiede che le parole siano l’anticamera di atti concreti e non l’ennesimo maquillage formale.
Nel frattempo, il termine “docente per l’inclusione” inizia timidamente ad affacciarsi nel lessico istituzionale. Il prossimo passo sarà capire se questo cambiamento lessicale saprà tradursi in migliori condizioni d’insegnamento e, soprattutto, in un reale beneficio per gli alunni a cui è destinato. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!