La Procura di Roma ha notificato a Maria Rosaria Boccia la chiusura delle indagini preliminari, passo che solitamente anticipa la richiesta di rinvio a giudizio per l’imprenditrice campana finita al centro del caso che ha portato alle dimissioni di Gennaro Sangiuliano dal ministero della Cultura nell’estate 2024.
Secondo la ricostruzione dell’accusa, coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini e dalle pm Giulia Guccione e Barbara Trotta, Boccia avrebbe messo in atto condotte reiterate ossessive e di penetrante controllo nei confronti dell’ex ministro che hanno provocato un perdurante e grave stato di ansia e paura, manifestatosi attraverso un notevole dimagrimento, pensieri suicidi e modifiche radicali delle abitudini di vita, fino a indurlo a rassegnare le dimissioni dalla carica istituzionale.
I magistrati romani contestano a Boccia i reati di stalking aggravato, lesioni, interferenze illecite nella vita privata, diffamazione e false dichiarazioni nel curriculum presentato per ottenere incarichi di consulenza presso il ministero della Cultura. Nel procedimento risultano parti offese lo stesso Sangiuliano, sua moglie Federica Corsini e l’ex capo di gabinetto del dicastero Francesco Gilioli.
Trentatrè episodi di stalking e vessazioni quotidiane
L’atto di chiusura delle indagini descrive un totale di trentatrè singoli episodi di stalking che avrebbero caratterizzato il comportamento dell’imprenditrice nei confronti di Sangiuliano durante e dopo la loro relazione extraconiugale, sviluppatasi tra maggio 2024 e aprile 2025. La donna avrebbe esercitato pressioni psicologiche continue con l’obiettivo di ottenere una nomina fiduciaria presso il ministero, richiedendo costantemente di essere portata a conoscenza dei colloqui istituzionali e interferendo nell’andamento delle attività ministeriali.
Tra gli episodi più inquietanti emerge quello verificatosi durante una trasferta a Sanremo, quando Boccia avrebbe costretto l’ex ministro a espletare i propri bisogni fisiologici con la porta del bagno aperta per mantenere un controllo millimetrico sulle sue azioni. Questo particolare, che ha dato il nome al presente caso, rappresenta secondo l’accusa l’apice delle vessazioni quotidiane a cui sarebbe stato sottoposto Sangiuliano.
Altre condotte contestate includono le plurimi pressanti richieste di consegna del telefono cellulare utilizzato dal ministro anche per i contatti istituzionali, pretendendo la consegna di password e lo sblocco delle applicazioni, oppure richiedendo un indiscriminato accesso da remoto al dispositivo. L’imprenditrice avrebbe inoltre imposto a Sangiuliano di non portare la fede nuziale a partire dall’11 giugno 2024, arrivando infine a sottrarla.
L’aggressione fisica e le minacce
Tra gli episodi più gravi figura l’aggressione del 17 luglio 2024 a Sanremo, quando Boccia avrebbe colpito fisicamente Sangiuliano procurandogli una ferita al cuoio capelluto di oltre nove centimetri, refertata dai medici come lesione personale. L’ex ministro aveva successivamente immortalato la ferita in un selfie come prova di quanto accaduto.
Non meno inquietante l’episodio del 9 agosto 2024, quando l’imprenditrice avrebbe costretto Sangiuliano a confessare il tradimento alla moglie durante una telefonata, registrando di nascosto la conversazione. Stralci di quell’audio sarebbero poi finiti nelle mani dei media e trasmessi in televisione, configurando il reato di interferenze illecite nella vita privata.
Tra le minacce documentate negli atti emerge il messaggio “Ricordati che la vita è come un ristorante: nessuno se ne va senza pagare”, pubblicato dall’imprenditrice su Instagram nell’agosto 2024 a titolo punitivo nei confronti dell’ex ministro per essere stato in visita istituzionale in Egitto con la moglie.
La simulazione della gravidanza e i ricatti
Un capitolo particolare dell’inchiesta riguarda la presunta falsa gravidanza che Boccia avrebbe simulato per mantenere il controllo sull’ex ministro. L’8 agosto 2024 la donna avrebbe fatto credere a Sangiuliano di aver avuto un malessere legato alla gravidanza e di essere andata per una visita clinica al Policlinico Gemelli di Roma, dove tuttavia non si è mai recata.
In una mail del 23 agosto, sempre secondo l’accusa, Boccia avrebbe chiamato Sangiuliano “super babbo” aggiungendo “noi scappiamo che abbiamo un controllo”, simulando ancora una volta l’effettuazione di controlli medici sulla propria gravidanza fittizia. La notizia della presunta gravidanza, come riportato nell’esposto di Sangiuliano, lo aveva sconvolto poiché “la vita non mi ha concesso la gioia di un figlio, e questo lei lo sapeva bene”.
L’imprenditrice avrebbe inoltre imposto a Sangiuliano di dormire fuori casa alloggiando da solo in un bed & breakfast a Roma, scegliendo cosa dovesse mangiare e costringendolo a mentire alla consorte, alla quale doveva dire che si sarebbe recato a Napoli. Il 3 agosto dell’anno scorso, dopo che il ministro si era rifiutato di firmare un patto di riservatezza e di andare a trovarla a Napoli, Boccia aveva pubblicato foto di Sangiuliano al mare a Positano in costume e di loro due al concerto dei Coldplay allo stadio Olimpico senza il suo consenso, minacciando di rimuoverle solo se lui fosse venuto.
Le false dichiarazioni e i danni al ministero
Tra le contestazioni figura anche la presunta falsificazione del curriculum presentato per ottenere consulenze ministeriali, con Boccia che avrebbe dichiarato il falso sui suoi incarichi societari per aggirare potenziali conflitti di interesse. La donna era infatti titolare della Cult Communication srl, società di pubbliche relazioni che in uno dei curriculum inviati aveva dichiarato di aver chiuso.
La Procura contesta infine a Boccia la diffusione di dichiarazioni false che hanno danneggiato la reputazione di funzionari ministeriali, compreso l’ex capo di gabinetto Gilioli. Particolare rilevanza assume l’accusa relativa alla propagazione dell’idea che le trasferte dell’imprenditrice fossero state pagate con soldi pubblici, ipotesi che le indagini hanno successivamente escluso ma che nel frattempo aveva contribuito ad alimentare il caso politico.
Tra gli oggetti scomparsi figura anche la chiave d’oro della città di Pompei del valore di circa quattordicimila euro, che doveva essere consegnata dal sindaco quale premio al ministro e che Boccia avrebbe richiesto sostenendo che Sangiuliano gliela aveva promessa “e le promesse vanno mantenute”.
L’archiviazione per Sangiuliano e le prospettive processuali
Mentre Boccia rischia il rinvio a giudizio, il Tribunale dei ministri ha archiviato lo scorso aprile le accuse di peculato e rivelazione del segreto d’ufficio nei confronti di Sangiuliano, su richiesta della stessa Procura di Roma. L’ex ministro, attualmente corrispondente Rai da Parigi, aveva commentato: “Sono stati per me mesi di grande tormento. Ho trovato sulla mia strada magistrati competenti e di grande professionalità”.
L’avvocato di Sangiuliano, Silverio Sica, ha dichiarato all’Adnkronos: “Le indagini hanno confermato la nostra ipotesi: quello che è accaduto a Gennaro Sangiuliano è stato dovuto a una donna con una personalità che viene ben delineata nei diversi capi di imputazione. Il nostro ringraziamento va alla procura di Roma per il lavoro accurato per accertare e riscontrare i fatti esposti”.
La chiusura delle indagini rappresenta ora un passaggio fondamentale verso la possibile richiesta di rinvio a giudizio per Boccia, che nell’atto di accusa viene dipinta come una figura che avrebbe esercitato un controllo totalizzante sulla vita dell’ex ministro attraverso una strategia di ricatti, vessazioni e umiliazioni quotidiane che lo avrebbero spinto alle dimissioni e all’isolamento personale e istituzionale. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!