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La Luna si sta restringendo, terremoti e frane minacciano le missioni spaziali

La Luna si sta restringendo, generando terremoti: minaccia per le missioni umane. Scopri come il raffreddamento del nucleo lunare influisce sulle future esplorazioni spaziali.

Il satellite naturale della Terra sta attraversando un processo di restringimento che rappresenta una minaccia concreta per le future missioni spaziali, in particolare per la storica missione Artemis III della NASA prevista per il 2026. La Luna ha già perso circa 45 metri di circonferenza negli ultimi centinaia di milioni di anni a causa del progressivo raffreddamento del suo nucleo interno, un fenomeno che ha generato conseguenze geologiche di portata significativa per l’esplorazione umana del nostro satellite.

Lo studio pubblicato su The Planetary Science Journal e condotto dai ricercatori dello Smithsonian Institution sotto la guida di Thomas R. Watters ha documentato come questo restringimento abbia provocato la formazione di migliaia di faglie tettoniche sulla superficie lunare, denominate scarpate lobu003E, che si estendono per decine di chilometri e raggiungono altezze fino a diverse decine di metri. Il processo di contrazione, paragonabile al raggrinzimento dell’uva che si trasforma in uva passa, ha reso la crosta lunare particolarmente fragile e soggetta a fratture quando diverse sezioni si scontrano reciprocamente.

L’attività sismica lunare, denominata moonquakes o lunamoti, presenta caratteristiche peculiari che la distinguono nettamente dai terremoti terrestri. Mentre i sismi sulla Terra durano generalmente pochi minuti, i terremoti lunari possono protrarsi per ore consecutive, come documentato dal più potente evento sismico registrato dai sismometri delle missioni Apollo, che raggiunse una magnitudo 5.0 e durò un intero pomeriggio. La minore gravità lunare amplifica significativamente gli effetti di questi eventi, rendendo gli astronauti particolarmente vulnerabili anche a scosse di lieve entità.

I dati raccolti dai sismografi installati durante le missioni Apollo tra il 1969 e il 1977 hanno rivelato la registrazione di 28 eventi sismici, con magnitudini comprese tra 2 e 5 sulla scala Richter. L’analisi moderna di questi dati storici, condotta attraverso algoritmi avanzati e confrontata con le immagini ad alta risoluzione del Lunar Reconnaissance Orbiter, ha permesso di identificare almeno otto terremoti lunari causati da vera attività tettonica piuttosto che da impatti meteorici.

La regione del polo sud lunare, teatro designato per l’allunaggio della missione Artemis III, presenta una concentrazione particolarmente elevata di attività sismica. La NASA ha selezionato nove regioni candidate per l’atterraggio, tra cui Peak near Cabeus B, Haworth, Malapert Massif, Mons Mouton Plateau e Nobile Rim, tutte caratterizzate dalla presenza di faglie attive che potrebbero generare terremoti capaci di produrre forti scosse del terreno nella regione polare meridionale.

Le implicazioni per la sicurezza delle future missioni sono molteplici e complesse. I modelli sviluppati dai ricercatori indicano che anche terremoti lunari di intensità relativamente modesta possono innescare frane di regolite, il materiale polveroso che ricopre la superficie lunare, particolarmente pericolose nelle aree caratterizzate da pendii e pareti di crateri. La superficie lunare, composta da materiale poco consolidato accumulatosi nel corso di miliardi di anni di impatti meteorici, risulta estremamente suscettibile a movimenti franosi durante eventi sismici.

La missione indiana Chandrayaan-3 ha fornito ulteriori conferme di questa attività sismica attraverso il suo strumento ILSA (Instrument for Lunar Seismic Activity), che ha registrato oltre 250 segnali sismici nella regione del polo sud lunare durante il periodo operativo tra agosto e settembre 2023. Di questi, circa 50 eventi non correlati alle attività della missione potrebbero rappresentare autentici terremoti lunari, marcando la prima raccolta di dati sismici dalla regione polare meridionale della Luna dalla fine dell’era Apollo.

La progettazione di infrastrutture permanenti sulla Luna richiede ora una completa revisione dei parametri di sicurezza. Attualmente non esistono codici edilizi specifici per le costruzioni lunari, una lacuna che la Space Engineering and Construction Commission dell’American Society of Civil Engineers sta tentando di colmare attraverso lo sviluppo di linee guida dedicate. Il progetto LUNARSABER, che prevede la costruzione di torri alte oltre 100 metri per la navigazione e la distribuzione energetica, deve confrontarsi con la sfida aggiuntiva della stabilità strutturale in presenza di attività sismica prolungata.

Le future missioni spaziali dovranno necessariamente integrare sistemi di monitoraggio sismico avanzati per garantire la sicurezza degli equipaggi e delle infrastrutture. La NASA ha programmato l’invio della Farside Seismic Suite, composta da due sismometri derivati dalla tecnologia sviluppata per la missione InSight su Marte, che dovrebbe raggiungere il bacino Schrödinger nel 2026 per fornire i primi dati sismici dal lato nascosto della Luna dopo quasi cinquant’anni di silenzio strumentale.

L’Aerospace Safety Advisory Panel ha sollevato preoccupazioni specifiche riguardo alla complessità della missione Artemis III, evidenziando come l’aggregazione di molteplici fattori di rischio, inclusi i pericoli sismici, possa rendere la missione eccessivamente ambiziosa secondo gli attuali standard di sicurezza. La possibilità di terremoti lunari rappresenta un elemento aggiuntivo in un quadro già complesso che include le sfide tecniche del sistema di atterraggio umano, i rischi associati allo scudo termico di Orion e le difficoltà operative in un ambiente caratterizzato da estremi contrasti di illuminazione.

La comprensione dei fenomeni sismici lunari assume particolare rilevanza per la pianificazione di insediamenti permanenti sulla Luna, obiettivo a lungo termine dei programmi spaziali internazionali. Thomas Watters ha sottolineato come la distribuzione globale delle faglie di spinta giovanili, il loro potenziale di attivazione e la possibilità di formazione di nuove strutture tettoniche dovute alla contrazione globale in corso debbano essere considerati fattori determinanti nella scelta della ubicazione e nella valutazione della stabilità degli avamposti permanenti lunari.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!

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