Un violentissimo terremoto di magnitudo 8.8 ha colpito nelle prime ore del 30 luglio 2025 l’estremo oriente russo, con epicentro localizzato a circa 119 chilometri a sud-est di Petropavlovsk-Kamchatsky, nella penisola della Kamchatka, ad una profondità di 20,7 chilometri. Il sisma, classificato come uno dei più potenti mai registrati dal terremoto del Tōhoku del 2011, rappresenta il sesto terremoto più forte mai documentato nella storia moderna, equiparato per intensità ai sismi del 1906 in Ecuador-Colombia e del 2010 in Cile.
La scossa principale, verificatasi alle 8:25 ora locale (23:24 UTC del 29 luglio), è stata preceduta da una scossa premonitrice di magnitudo 7.4 registrata il 20 luglio a circa 60 chilometri di distanza. L’United States Geological Survey ha determinato che l’evento è stato causato da una faglia inversa superficiale sull’interfaccia della zona di subduzione Curili-Kamchatka, dove la placca del Pacifico scorre sotto quella del Mare di Okhotsk. Il meccanismo di rottura ha interessato un’area stimata di 390 per 140 chilometri, con una durata di rottura superiore ai 180 secondi.
Tsunami devasta le coste russe
Il terremoto ha generato immediatamente onde di tsunami di altezza compresa tra 3 e 4 metri lungo la costa orientale della Kamchatka. La città portuale di Severo-Kurilsk, nelle isole Curili settentrionali con circa 2.000 abitanti, è stata completamente allagata dalle acque del maremoto, che hanno trascinato via diverse strutture incluso un impianto di lavorazione del pesce. Le autorità russe hanno dichiarato lo stato di emergenza nelle isole colpite dallo tsunami e hanno proceduto all’evacuazione completa della popolazione verso zone più elevate.
Il governatore della regione di Kamchatka, Vladimir Solodov, ha definito l’evento “il terremoto più grave e il più forte degli ultimi decenni di scosse”. Nella città di Petropavlovsk-Kamchatsky, con i suoi 180.000 abitanti, si sono registrati numeri feriti di lieve entità e danni significativi alle infrastrutture, tra cui il crollo del soffitto di un terminal dell’aeroporto di Elizovo che ha causato il ferimento di una donna. I residenti hanno descritto scene di panico con persone che fuggivano dalle abitazioni mentre gli edifici oscillavano violentemente e le automobili dondolavano per le strade.
L’Agenzia meteorologica giapponese ha emesso un avviso di allerta tsunami per l’intero versante pacifico del Paese, prevedendo onde fino a 3 metri di altezza e ordinando l’evacuazione di oltre 1.900.000 residenti lungo la costa. Le prime onde, alte circa 30 centimetri, hanno raggiunto la costa settentrionale di Hokkaido intorno alle 10:40 del mattino ora locale, mentre onde di 40 centimetri sono state registrate nel porto di Tokachi. Nel complesso, 1,9 milioni di persone sono state invitate ad evacuare in tutto il Giappone.
Negli Stati Uniti, il Pacific Tsunami Warning Center ha emesso allerte per le Hawaii, prevedendo onde distruttive fino a 3 metri, mentre un avviso di sorveglianza tsunami è stato esteso a tutta la costa occidentale, dall’Alaska alla California. Il governatore delle Hawaii Josh Green ha esortato i residenti a evacuare dalle zone costiere verso terreni più elevati, avvertendo che “dovete aspettarvi che ci saranno inondazioni su tutte le isole”. Le sirene di allerta tsunami hanno suonato in tutte le isole hawaiane, con la prima ondata prevista per le 19:10 ora locale.
BREAKING 🚨 Tsunami waves have started to hit Japan’s after a massive 8.7 Magnitude Earthquake
— MAGA Voice (@MAGAVoice) July 30, 2025
Pray for everyone in Japan 🙏 pic.twitter.com/pu1yXh5lPG
Evacuazione precauzionale a Fukushima
Per precauzione, la Tokyo Electric Power Company (TEPCO) ha ordinato l’evacuazione del personale della centrale nucleare di Fukushima Daiichi. Circa 4.000 lavoratori si sono rifugiati su terreni più elevati all’interno del complesso della centrale, monitorando a distanza per garantire la sicurezza dell’impianto. L’impianto, gravemente danneggiato dal terremoto e tsunami del marzo 2011 che causarono la fusione di tre reattori, è attualmente in fase di smantellamento e non ha registrato anomalie nei sistemi di contenimento.
L’evacuazione precauzionale ha riportato alla memoria il disastro nucleare del 2011, quando un terremoto di magnitudo 9.0 e il conseguente tsunami di oltre 15 metri causarono la morte di circa 20.000 persone e il peggiore incidente nucleare dal disastro di Chernobyl. In quell’occasione, l’onda di maremoto mise fuori uso i generatori di emergenza che alimentavano i sistemi di raffreddamento, causando la fusione parziale del combustibile nucleare in tre reattori e l’evacuazione di oltre 164.000 persone.
Risposta internazionale e monitoraggio
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump è intervenuto sulla sua piattaforma Truth Social esortando la popolazione a “rimanere forti e al sicuro”, sottolineando la gravità della situazione. La Farnesina italiana ha attivato il monitoraggio della situazione nell’Oceano Pacifico, con il ministro degli Esteri Antonio Tajani che segue personalmente l’evolversi degli eventi.
Le allerte tsunami si sono estese a decine di Paesi del Pacifico, dalla Micronesia alla Polinesia Francese fino alle coste di Ecuador e Cile. La Cina ha emesso un’allerta di livello giallo per la costa orientale del Paese, mentre le Filippine hanno avvertito le province lungo la costa orientale della possibilità di onde inferiori al metro. Anche la Nuova Zelanda ha emesso avvisi per “correnti forti e insolite e onde imprevedibili” lungo tutte le coste del Paese.
Scosse di assestamento e prospettive
Gli esperti del Servizio geofisico dell’Accademia russa delle scienze hanno definito il terremoto un “evento unico”, avvertendo che le scosse di assestamento potrebbero continuare fino a un mese con intensità fino a magnitudo 7.5. Almeno sei scosse di assestamento hanno già colpito la regione, inclusa una di magnitudo 6.9 e un’altra di 6.3. La zona della Kamchatka, situata sull’Anello di Fuoco del Pacifico, è geologicamente molto attiva e soggetta a frequenti terremoti di grande intensità.
Secondo i dati storici, l’area ha già sperimentato eventi sismici di portata simile, come il terremoto del 1952 di magnitudo 9.0 che causò uno tsunami devastante ma nessuna vittima diretta. Un evento ancora più potente si verificò nel 1737 con una magnitudo stimata di 9.3, che generò uno tsunami alto 63 metri secondo i documenti storici. Il terremoto odierno rappresenta il più forte nella regione dal 1952 e il più potente al mondo dal disastro giapponese del 2011.
Le operazioni di soccorso e monitoraggio continuano in tutte le aree interessate, mentre le autorità mantengono alta l’allerta per possibili nuove onde di tsunami e scosse di assestamento. La comunità scientifica internazionale sta seguendo attentamente l’evolversi della situazione, utilizzando questo evento come importante caso di studio per la comprensione dei megaterremoti e dei relativi rischi tsunamigeni nell’area del Pacifico settentrionale.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!