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Caso Raoul Bova, Corona: “Polizia a casa mia”. Ecco cosa è successo

Corona smentisce indagini e sequestri dopo la pubblicazione degli audio Bova, mentre si moltiplicano le denunce e il Garante Privacy apre un’istruttoria.

Il caso che ha travolto Raoul Bova si arricchisce di nuovi sviluppi, con Fabrizio Corona che rompe il silenzio e fornisce la sua versione dei fatti in merito all’intervento delle forze dell’ordine presso la sua abitazione. L’ex paparazzo, raggiunto da un inviato del programma Filorosso di Rai Tre, ha smentito categoricamente le voci circolate nelle scorse settimane, secondo cui sarebbe stato indagato e avrebbe subito il sequestro dei dispositivi elettronici.

Secondo la ricostruzione fornita da Corona, la vicenda avrebbe origine da un incontro con Federico Monzino, ventinove anni, rampollo della nota famiglia milanese ed erede del gruppo Standa, che gli avrebbe proposto del materiale riguardante l’attore di Don Matteo. Inizialmente riluttante, l’imprenditore dell’informazione avrebbe successivamente cambiato idea, decidendo di acquisire gli audio e le conversazioni private tra Bova e la modella Martina Ceretti. Il materiale sarebbe stato ceduto volontariamente, senza alcuna forma di coercizione o ricatto, come invece sostenuto da alcune ricostruzioni giornalistiche.

La questione si complica quando emerge che un soggetto non meglio identificato avrebbe inviato messaggi all’attore romano, facendo riferimento alla possibile pubblicazione del materiale compromettente. Secondo Corona, si tratterebbe di un messaggio inviato da un giovane “che non sta bene”, il quale avrebbe scritto in tono scherzoso all’indirizzo di Bova, alludendo alla possibilità di bloccare la messa in onda del programma Falsissimo in cambio di un “regalo”. L’ex fotografo dei vip sottolinea che questo episodio sarebbe avvenuto soltanto tre giorni prima della trasmissione, escludendo quindi qualsiasi pianificazione premeditata di un sistema estorsivo.

L’intervento della Polizia presso l’abitazione di Corona viene descritto dall’interessato come un semplice accertamento investigativo, privo di carattere accusatorio. Gli agenti si sarebbero presentati il giorno successivo alla diffusione degli audio, ponendo domande di routine sulla dinamica dei fatti. Corona riferisce che durante il colloquio con le forze dell’ordine l’atmosfera sarebbe stata distesa, tanto che i poliziotti “si sono fatti due risate” ascoltando la sua versione. Nessun sequestro di telefoni o altri dispositivi sarebbe stato effettuato, contrariamente a quanto riportato da diversi organi di stampa.

Parallelamente, la Procura di Roma ha aperto un fascicolo d’indagine per tentata estorsione contro ignoti, coordinato dal procuratore aggiunto Giovanni Conzo e dal pm Eliana Dolce, con le indagini affidate alla Polizia Postale. Il procedimento trae origine dai messaggi ricevuti da Bova tra l’11 e il 12 luglio da un numero di telefono spagnolo, attraverso i quali l’attore veniva informato dell’esistenza di materiale compromettente e della possibile diffusione dello stesso. Nonostante il tono allusivo dei messaggi, Bova ha scelto di non rispondere e di rivolgersi direttamente alle autorità competenti.

Le indagini si sono concentrate su Federico Monzino, che secondo fonti investigative avrebbe ammesso di aver ceduto il materiale a Corona in cambio di mille euro in contanti e del numero di telefono di uno spacciatore. Il giovane imprenditore, sentito come persona informata sui fatti, ha negato qualsiasi coinvolgimento nel presunto tentativo di estorsione, sostenendo di aver agito esclusivamente per aiutare Martina Ceretti a ottenere visibilità mediatica. La modella stessa avrebbe inizialmente acconsentito alla diffusione del materiale, per poi fare marcia indietro quando la situazione le è sfuggita di mano.

La vicenda ha innescato una serie di azioni legali a catena, con Raoul Bova che ha presentato multiple denunce attraverso i suoi legali. L’avvocato David Leggi ha depositato una querela per diffamazione e illecita diffusione di dati personali contro Corona, ipotizzando reati punibili fino a tre anni di carcere. La denuncia si basa non solo sui contenuti diffusi, ma anche sull’invito esplicito fatto da Corona ai suoi follower attraverso il canale Telegram, dove sotto il titolo “IL VOCALE DI RAOUL BOVA (Che sfigato)” scriveva: “Condividetelo con i vostri amici raga, così normalizziamo un po’ questo VIP, che non sono più fighi di voi”.

Anche l’avvocata Annamaria Bernardini De Pace, che assiste Bova nonostante sia la madre della sua ex moglie Chiara Giordano, ha presentato querela contro Corona. La legale contesta sia l’autenticità che il contenuto di un audio diffuso dall’ex paparazzo, nel quale questi sosteneva di aver ricevuto una telefonata dall’avvocata tre mesi prima dei fatti, telefonata che la De Pace nega categoricamente sia mai avvenuta.

Il Garante per la protezione dei dati personali ha aperto un’istruttoria ufficiale sulla diffusione non autorizzata degli audio privati di Bova, intervenendo a seguito del reclamo presentato dai legali dell’attore. L’Autorità ha sottolineato che l’audio “diffuso senza consenso, proviene da una conversazione privata via chat tra l’attore e un soggetto terzo” e che “il contenuto è stato successivamente rilanciato sui social, spesso accompagnato da post, video e vignette dal tono ironico o denigratorio”. Il Garante ha emesso un avvertimento rivolto a tutti i potenziali utilizzatori dell’audio, avvisando che ulteriori diffusioni potranno comportare l’adozione di provvedimenti sanzionatori.

La tempesta mediatica ha avuto ripercussioni devastanti sulla vita privata di Bova, causando la definitiva rottura con la compagna Rocío Muñoz Morales. L’attrice spagnola, che secondo il suo legale Antonio Conte ha appreso dei fatti esclusivamente attraverso i media, ha avviato le procedure per ottenere l’affidamento esclusivo delle due figlie avute con Bova, Luna e Alma. Morales si trova attualmente in Puglia con le bambine, in una località riservata per sottrarle all’attenzione mediatica. Secondo fonti vicine alla donna, quello con Ceretti non sarebbe stato un episodio isolato, e nelle carte per la richiesta di affidamento si farebbero riferimenti ad altri “comportamenti gravi” e “mancanze di rispetto” da parte dell’attore.

I legali di Bova, tuttavia, respingono con fermezza la richiesta di affido esclusivo, sostenendo che le bambine hanno sempre trascorso più tempo con il padre che con la madre negli ultimi due anni, circostanza che sarebbe “documentabile”. Gli avvocati hanno anche depositato un’ulteriore denuncia per stalking contro Corona e hanno inoltrato un reclamo al Garante della Privacy per ottenere la rimozione di ogni traccia del materiale compromettente dai canali social dell’ex paparazzo.

Secondo il giornalista Gabriele Parpiglia, il risarcimento complessivo richiesto da Bova nelle varie azioni legali si aggirerebbe intorno ai venti milioni di euro, con possibili sviluppi penali nelle prossime settimane. L’attore avrebbe esteso le sue rivendicazioni anche contro altri soggetti, tra cui Ryanair Holding, le squadre di calcio del Napoli e del Torino, e Alba Parietti, tutti accusati di aver contribuito alla diffusione virale del materiale compromettente.

La Polizia Postale continua le indagini per identificare l’utilizzatore effettivo del numero spagnolo da cui sono partiti i messaggi intimidatori, che risulta intestato a un prestanome. Gli investigatori stanno procedendo con accertamenti bancari per verificare eventuali passaggi di denaro tra i soggetti coinvolti, mentre i telefoni di Corona, Monzino e Ceretti rimangono sequestrati a disposizione dell’autorità giudiziaria. Al momento, nessuno dei tre risulta formalmente indagato, ma la situazione potrebbe evolversi rapidamente con l’avanzare delle investigazioni.

Corona, dal canto suo, mantiene la sua posizione di estraneità a qualsiasi tentativo estorsivo, definendo “una bufala clamorosa” le ricostruzioni giornalistiche che lo vedrebbero coinvolto in un sistema di ricatto ai danni di Bova. L’ex re dei paparazzi continua a sostenere che il materiale gli sia stato fornito volontariamente e che la sua pubblicazione rientri nella normale attività giornalistica del suo programma Falsissimo. Tuttavia, l’accumularsi delle denunce e l’apertura dell’istruttoria del Garante della Privacy potrebbero complicare significativamente la sua posizione legale nei prossimi mesi.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!

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