Inquinamento, maladepurazione e crisi climatica minacciano sempre più mare e laghi italiani, delineando un quadro preoccupante che emerge dai risultati delle campagne estive di Legambiente presentati oggi a Roma. Su 388 campionamenti effettuati nelle acque costiere e lacustri in 19 regioni dagli oltre 200 volontari dell’associazione ambientalista, il 34% è risultato oltre i limiti di legge, ossia un campione su tre, configurando una situazione di emergenza ambientale che tocca l’intero territorio nazionale.
I dati raccolti dalla 39esima edizione di Goletta Verde e dalla 20esima di Goletta dei Laghi rivelano una distribuzione disomogenea dell’inquinamento, con criticità particolarmente accentuate lungo le coste marine dove il 35% dei punti campionati è risultato inquinato o fortemente inquinato, registrando una media di un punto critico ogni 80 chilometri di costa. Per quanto riguarda i bacini lacustri, la situazione appare leggermente migliore ma comunque allarmante, con il 30% dei punti campionati che supera i limiti normativi consentiti.
Una distinzione fondamentale emerge dall’analisi della localizzazione geografica dei prelievi: mentre i campioni raccolti direttamente in mare aperto o al centro dei laghi, quindi in aree distanti da foci di fiumi o scarichi diretti, presentano una percentuale di non conformità del 15% (30 punti su 200), la situazione si aggrava drasticamente in prossimità delle foci dei corsi d’acqua. Il 54% delle foci di fiumi, canali e torrenti che confluiscono nel mare o nei laghi risulta inquinato o fortemente inquinato, evidenziando come questi punti rappresentino il vero anello debole del sistema di tutela delle acque italiane.
Particolarmente significativo risulta il dato relativo al controllo istituzionale di questi siti critici: il 56% delle foci monitorate non è soggetto a controllo da parte delle autorità competenti e quindi non è classificato come balneabile, pur avendo nelle immediate vicinanze spiagge libere frequentate dai bagnanti. Questa anomalia amministrativa, spiegata dalle autorità competenti con il presupposto che le foci dei fiumi non sono per definizione balneabili, nasconde in realtà una criticità più profonda legata alla carenza di controlli sistematici e alla relegazione delle spiagge libere in aree considerate di serie B.
La maladepurazione si conferma il principale problema strutturale alla base di questa emergenza ambientale. Secondo l’analisi condotta, ben 855 agglomerati urbani equivalenti a una popolazione di oltre 26,8 milioni di abitanti sono attualmente in procedura di infrazione europea per inadeguatezza dei sistemi di trattamento delle acque reflue. Questa situazione di diffusa inosservanza della normativa comunitaria ha già comportato sanzioni pesantissime per l’erario pubblico: le multe già versate dall’Italia superano i 210 milioni di euro, cui si aggiungono 10 milioni di euro più 13,5 milioni per ogni semestre di ritardo nella messa a norma, dopo la sentenza della Corte di Giustizia europea del marzo 2025.
La recente condanna europea riguarda specificamente quattro agglomerati urbani – Castellammare del Golfo, Cinisi e Terrasini in Sicilia e Courmayeur in Valle d’Aosta – che non hanno ancora adottato tutte le misure necessarie per il corretto trattamento delle acque reflue urbane. La Corte di Giustizia ha sottolineato come l’assenza di trattamento delle acque reflue costituisca un danno particolarmente grave per l’ambiente, soprattutto considerando che gli scarichi di questi agglomerati confluiscono in aree sensibili soggette a eutrofizzazione.
L’adeguamento alle nuove regole europee sulla depurazione comporterà investimenti ingenti, stimati da Legambiente tra 645 milioni e 1,5 miliardi di euro solo per gli impianti di maggiori dimensioni, evidenziando come il ritardo accumulato nel settore della depurazione stia generando costi sempre più elevati per la collettività. Attualmente in Italia sono attivi 18.042 impianti di depurazione delle acque reflue urbane, ma il 56,3% è costituito da vasche Imhoff e impianti di tipo primario, mentre solo l’11,1% dispone di trattamenti avanzati in grado di garantire livelli di qualità adeguati.
A questi problemi strutturali si aggiunge l’impatto della crisi climatica, che sta determinando un riscaldamento anomalo delle acque marine con conseguenze dirette sulla qualità ambientale. Il Mediterraneo ha registrato un record degli ultimi dieci anni per la temperatura media delle acque superficiali, raggiungendo 25,4 gradi centigradi nei mesi di giugno e luglio 2025, la più alta dal 2016. Nel dettaglio, il Mar Tirreno ha toccato una media di 25,1 gradi con picchi superiori nelle aree costiere del basso Lazio e della Campania, mentre il Mar Adriatico ha registrato 24,1 gradi di temperatura media.
Questo surriscaldamento delle acque marine non rappresenta semplicemente un fenomeno meteorologico estremo, ma configura una vera e propria trasformazione strutturale degli ecosistemi marini. Le praterie di Posidonia oceanica, considerate il polmone verde dei fondali mediterranei, stanno subendo stress termico riducendo la loro capacità di assorbire anidride carbonica e di fornire habitat a numerose specie marine. La fauna ittica è costretta a modificare le rotte migratorie spostandosi verso acque più fresche, mentre specie tropicali si insediano stabilmente nel Mediterraneo alterando gli equilibri consolidati delle catene alimentari.
La distribuzione geografica dell’inquinamento presenta caratteristiche regionali specifiche che riflettono le diverse problematiche territoriali. La Calabria si conferma tra le regioni più critiche con il 57% dei punti campionati oltre i limiti di legge, principalmente concentrati nelle foci di fiumi e torrenti dove sono stati rilevati 9 campioni giudicati inquinati e 29 fortemente inquinati. La Liguria presenta una situazione particolarmente complessa, con quasi il 50% dei campioni raccolti lungo le coste risultato fuori dai limiti normativi, aggravata dal fatto che la regione detiene il record negativo nazionale per scarsità di spiagge libere rispetto a quelle disponibili.
Per quanto concerne il controllo istituzionale della qualità delle acque, il monitoraggio ufficiale condotto dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente presenta dati apparentemente più confortanti: il 95,7% delle acque di balneazione costiere italiane raggiunge la classe di qualità eccellente secondo la classificazione europea. Tuttavia, questa apparente contraddizione con i risultati di Legambiente si spiega con le diverse metodologie di campionamento e i diversi obiettivi delle indagini: mentre il monitoraggio istituzionale si concentra su punti prestabiliti per la balneazione, Legambiente focalizza l’attenzione sui punti critici come foci di fiumi e scarichi per individuare le fonti di inquinamento.
La gestione delle acque reflue in Italia presenta un quadro frammentato caratterizzato da significative disparità territoriali. Nel 2022, i gestori dei servizi idrici per uso civile sono risultati 2.110, di cui 1.738 in economia (82,4%), ovvero Comuni ed enti locali che gestiscono direttamente il servizio senza società specializzate. Questa frammentazione gestionale, particolarmente accentuata nelle regioni meridionali, contribuisce all’inefficienza del sistema depurativo nazionale. Il volume totale di acqua reflua confluito negli impianti di depurazione ammonta a 6,7 miliardi di metri cubi, ma solo il 70% subisce un trattamento di tipo avanzato, producendo acque di scarico con un livello di qualità adeguato per il riutilizzo.
La situazione risulta particolarmente critica in alcune aree specifiche dove la concentrazione di agglomerati non conformi raggiunge livelli allarmanti. Sicilia, Campania e Calabria si confermano le regioni con il maggior numero di centri urbani privi di sistemi adequati di raccolta e trattamento delle acque reflue, configurando una situazione di emergenza ambientale permanente che richiede interventi strutturali urgenti. La procedura di infrazione europea 2004/2034, che ha già comportato due sentenze di condanna nei confronti dell’Italia, riguarda 123 interventi in 75 agglomerati prevalentemente localizzati in queste tre regioni meridionali.
L’impatto di questa situazione sulla salute pubblica non può essere sottovalutato: oltre tre milioni e mezzo di cittadini italiani hanno quotidianamente a che fare con acque a rischio, mentre più di 26 milioni di persone sono servite da impianti di depurazione non conformi alle normative europee. Le acque reflue non trattate o trattate in modo inadeguato contengono infatti una vasta gamma di inquinanti, tra cui sostanze chimiche, metalli pesanti, nutrienti come azoto e fosforo, batteri e virus che possono causare malattie gastrointestinali, infezioni respiratorie e altre patologie se non vengono eliminati attraverso processi depurativi efficaci.
Per affrontare questa emergenza ambientale, Legambiente richiede l’approvazione urgente di un piano nazionale per la tutela delle acque costiere e interne che preveda maggiori risorse per ammodernare gli impianti di depurazione esistenti, intensificare i controlli da parte di Regioni, Arpa e Comuni sui punti critici e migliorare la gestione complessiva delle acque interne. L’associazione ambientalista sottolinea inoltre la necessità di superare le anomalie amministrative che vedono oltre 220 chilometri di costa sabbiosa non monitorati dalle autorità competenti, pari al 6,6% del totale della costa bassa nazionale.
La sfida della depurazione delle acque rappresenta uno degli aspetti più critici della transizione ecologica italiana, richiedendo investimenti massicci in infrastrutture, tecnologie avanzate e sistemi di controllo più efficaci. Il ritardo accumulato nel corso dei decenni sta generando costi ambientali, sanitari ed economici sempre più elevati, mentre le procedure di infrazione europee continuano a moltiplicarsi aggravando ulteriormente il bilancio pubblico nazionale. La risoluzione di questa emergenza richiede una strategia coordinata tra tutti i livelli istituzionali e un approccio sistemico che integri interventi strutturali, normativi e gestionali per garantire la tutela delle risorse idriche e la salute dei cittadini italiani.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!