Un Boeing 737 MAX 8 della United Airlines è stato costretto a un drammatico atterraggio d’emergenza dopo che un misterioso oggetto ha colpito e mandato in frantumi il parabrezza della cabina di pilotaggio durante il volo da Denver a Los Angeles. L’incidente, avvenuto il 16 ottobre, ha ferito uno dei due piloti e ha riacceso il dibattito su una minaccia emergente per l’aviazione civile: i detriti spaziali.
Il volo UA1093, con 134 passeggeri e 6 membri dell’equipaggio a bordo, viaggiava a un’altitudine di 36.000 piedi – circa 11.000 metri – quando l’impatto si è verificato, 38 minuti dopo il decollo da Denver. La violenza della collisione ha danneggiato gravemente il parabrezza multistrato, causando la disintegrazione parziale del vetro. Le schegge hanno provocato ferite al braccio destro del comandante, mentre fortunatamente la cabina non ha perso pressione grazie alla struttura multistrato del parabrezza.
Immediatamente dopo l’impatto, l’equipaggio ha iniziato una discesa di emergenza, portando il velivolo da 36.000 a 26.000 piedi prima di dirigersi verso l’aeroporto più vicino. Il Boeing è atterrato in sicurezza all’aeroporto internazionale di Salt Lake City alle 7:31 del mattino, un’ora e 26 minuti dopo il decollo. I passeggeri sono stati successivamente trasferiti su un Boeing 737 MAX 9 sostitutivo, raggiungendo Los Angeles con circa sei ore di ritardo.
La natura dell’oggetto che ha colpito l’aereo rimane avvolta nel mistero. Le autorità della Federal Aviation Administration hanno indicato che, data l’altitudine estrema dell’impatto, le ipotesi più accreditate puntano verso detriti spaziali o un piccolo meteorite. Secondo fonti della FAA, nessun segno di guasto strutturale è stato rilevato sul resto del velivolo, escludendo problematiche tecniche interne.
Durante le conversazioni con la torre di controllo, il comandante avrebbe confermato di aver avvistato l’oggetto non identificato prima della collisione, parlando espressamente di detrito spaziale una volta a terra. L’esperto di aviazione Gary Leff ha precisato che a 36.000 piedi di quota i detriti apparirebbero come una macchia scura non definita, e ci si accorgerebbe del loro arrivo solo a impatto già verificato, trattandosi di frazioni di secondo. Il Boeing al momento dell’incidente viaggiava a una velocità di circa 640 chilometri orari.
Le immagini diffuse sui social media mostrano danni significativi all’intero parabrezza, con un evidente punto di impatto nell’angolo in alto a destra e segni compatibili con bruciature, elementi che rafforzerebbero l’ipotesi di un impatto con un oggetto esterno ad alta velocità. Tuttavia, gli investigatori non escludono altre possibilità, come un guasto elettrico o grandine di grandi dimensioni, sebbene quest’ultima eventualità sia considerata estremamente rara a quell’altitudine.
Se venisse confermata l’ipotesi dei detriti spaziali, questo rappresenterebbe il primo caso documentato nella storia dell’aviazione commerciale di un aereo colpito da materiale proveniente dallo spazio durante un volo. La probabilità statistica di un simile evento, secondo i documenti ufficiali, sarebbe di una su oltre mille miliardi.
L’incidente si inserisce in un contesto di crescente preoccupazione per la proliferazione dei detriti spaziali. Secondo stime scientifiche, nell’orbita terrestre si trovano circa 29.000 oggetti con un diametro superiore a 10 centimetri, 670.000 con un diametro superiore a un centimetro e oltre 170 milioni di frammenti più piccoli. Un recente studio pubblicato su Scientific Reports da ricercatori dell’Università della British Columbia ha evidenziato che il rischio di collisione tra detriti spaziali e aerei commerciali, sebbene ancora basso, è in costante aumento.
La ricerca ha rilevato che la probabilità annuale che i detriti di un razzo colpiscano aree densamente popolate nei pressi dei principali aeroporti è dello 0,8 percento, mentre negli spazi aerei più grandi, come quelli sopra il nordest degli Stati Uniti, attorno alle città della regione Asia-Pacifico o nell’Europa settentrionale, il rischio sale al 26 percento. Con l’aumento previsto di satelliti in orbita e delle mega-costellazioni come Starlink, il problema è destinato ad aggravarsi.
Gli esperti temono in particolare la cosiddetta sindrome di Kessler, un fenomeno proposto nel 1978 dallo scienziato della NASA Donald Kessler. Questo scenario catastrofico prevede che la densità degli oggetti in orbita diventi talmente elevata da innescare una reazione a catena di collisioni, dove ogni impatto genera nuovi detriti che aumentano esponenzialmente la probabilità di ulteriori scontri. Una simile escalation potrebbe rendere alcune orbite inutilizzabili e compromettere gravemente le attività spaziali e l’aviazione civile.

Le compagnie aeree stanno già sperimentando le conseguenze del crescente traffico spaziale. Qantas, ad esempio, ha dovuto affrontare ritardi e deviazioni a causa di notifiche last-minute dal governo americano riguardo al rientro di razzi nell’atmosfera. Ben Holland, responsabile delle operazioni di Qantas, ha dichiarato che l’azienda riceve comunicazioni all’ultimo momento, costringendola a posticipare le partenze per motivi di sicurezza.
L’incidente del volo UA1093 ha riacceso anche i riflettori sui problemi di sicurezza che hanno afflitto Boeing negli ultimi anni. Il Boeing 737 MAX è stato al centro di controversie multiple, dai due incidenti mortali del 2018 e 2019 legati al software di pilotaggio automatico, fino al recente episodio del gennaio 2024, quando un portellone di un Boeing 737 MAX 9 dell’Alaska Airlines si è staccato in volo. Le indagini del National Transportation Safety Board hanno concluso che la causa probabile di quell’incidente fu l’inadeguata formazione, guida e supervisione fornita da Boeing ai lavoratori della fabbrica.
La Federal Aviation Administration ha identificato centinaia di violazioni del sistema di qualità presso lo stabilimento Boeing 737 di Renton, Washington, e ha proposto multe per oltre 3,1 milioni di dollari per violazioni della sicurezza. L’NTSB ha inoltre concluso che, nei due anni precedenti l’incidente del portellone, il sistema di gestione della sicurezza volontario di Boeing era inadeguato e non identificava proattivamente i rischi.
United Airlines ha confermato l’episodio del 16 ottobre, dichiarando in un comunicato che il volo UA1093 è atterrato in sicurezza a Salt Lake City per riparare i danni al parabrezza multistrato, e che la compagnia sta collaborando pienamente con le autorità federali per chiarire le circostanze dell’incidente. Il team di manutenzione sta lavorando per rimettere in servizio l’aeromobile dopo le necessarie riparazioni e ispezioni.
Le autorità competenti, in particolare il National Transportation Safety Board e la Federal Aviation Administration, stanno conducendo indagini approfondite per determinare con certezza la causa del danneggiamento del parabrezza. Gli investigatori stanno esaminando tutti i dati disponibili, incluse le registrazioni della cabina di pilotaggio e le comunicazioni con la torre di controllo, oltre alle immagini dei danni subiti dal velivolo.
L’eventualità che un aereo commerciale possa essere colpito da detriti spaziali solleva interrogativi cruciali sulla sicurezza dell’aviazione civile nel contesto di un’orbita terrestre sempre più congestionata. Le autorità aeree stanno cercando di affrontare questa nuova realtà, con la FAA che sta lavorando a nuove normative per gestire il traffico spaziale e la sua interazione con quello aereo. Tuttavia, la complessità della situazione rende difficile trovare soluzioni efficaci immediate.
L’Agenzia Spaziale Europea e la Federal Communications Commission americana hanno imposto che i satelliti vengano deorbitati entro cinque anni dal completamento della missione, ma il problema è che i detriti spaziali continuano ad aumentare e i paesi che aderiscono alle regole sullo smaltimento lo fanno in maniera volontaria e non regolamentata. La situazione richiede una cooperazione internazionale più stretta e normative più stringenti per prevenire la proliferazione incontrollata di detriti orbitali.
Mentre le indagini proseguono, l’incidente del Boeing 737 della United Airlines rappresenta un monito sulla necessità di affrontare con urgenza il crescente problema dei detriti spaziali. Se venisse confermata l’ipotesi dell’impatto con materiale proveniente dallo spazio, questo caso storico potrebbe cambiare radicalmente le valutazioni di rischio nel settore dell’aviazione civile e accelerare lo sviluppo di nuovi protocolli di sicurezza per proteggere i voli commerciali da questa minaccia emergente proveniente dall’alto. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!