È cominciato lo sgombero del centro sociale Leoncavallo, da trent’anni epicentro della scena alternativa milanese. Questa mattina, agenti della Polizia di Stato e l’ufficiale giudiziario hanno dato esecuzione all’ordine di sfratto nei confronti dell’occupazione di via Watteau, ponendo fine a una delle più longeve esperienze autogestite d’Italia. La decisione giunge dopo decenni di rinvii (circa un centinaio) e una sentenza dello scorso novembre che ha condannato il Ministero dell’Interno a risarcire 3 milioni di euro alla famiglia Cabassi, proprietaria dell’area, per il mancato sgombero.
Fondato nel 1975 e trasferitosi nella sede attuale nel 1994, il Leoncavallo ha rappresentato una delle più riconoscibili espressioni della cultura antagonista, punto di riferimento per centinaia di iniziative artistiche, sociali e politiche. Negli ultimi anni, il centro aveva cercato un dialogo con le istituzioni: tra le ipotesi di transizione, l’associazione Mamme del Leoncavallo aveva presentato una manifestazione d’interesse per un immobile in via San Dionigi, che il Comune stava valutando come possibile nuova sede. Un tentativo di conciliazione, però, non sufficiente ad arrestare la macchina giudiziaria.
La notizia dello sgombero ha già sollevato le prime reazioni nel mondo politico e sociale milanese, mentre attivisti e simpatizzanti si sono radunati nei pressi della struttura per seguire da vicino gli sviluppi. Il Leoncavallo chiude così un capitolo, ma resta aperta la questione del suo futuro e del ruolo degli spazi autogestiti in una città sempre più stretta tra riqualificazioni immobiliari e tensioni sociali.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!