Il dibattito sull’omofobia nei campi di calcio professionistico tedesco ed italiano viene scosso dalle rivelazioni di Marcus Urban, primo calciatore professionista ad aver fatto coming out nel 2011, e dalle dichiarazioni di Fabrizio Corona, che annuncia di voler fare nomi e offrire prove di un sistema sotterraneo volto a mascherare relazioni omosessuali tra i calciatori di Serie A. In Human Football Star, il libro pubblicato il 18 agosto scorso, Urban dipinge un quadro agghiacciante di “calcio gay organizzato”, dominato da fazioni che lucrano sulla produzione di identità fittizie attraverso finte fidanzate, matrimoni fasulli e coperture mediatiche, impedendo ai giocatori di dichiarare liberamente la propria sessualità, incatenati da paure ataviche e interessi economici.
Marcus Urban racconta che all’interno della Bundesliga esistono numerose coppie gay “molto carine e simpatiche”, costrette tuttavia a mantenere segrete le proprie relazioni per timore delle conseguenze professionali e personali: “Non è più responsabilità dei media o dei tifosi, ma delle paure dei giocatori e delle persone che li circondano”. Le sue parole disegnano un sistema nel quale agenzie private offrono “pacchetti” completi che includono coperture mediatiche, incontri con altri uomini e persino false fidanzate pronte a inscenare fidanzamenti pubblici e matrimoni civili simulati, con un vero e proprio indotto economico.
Se da un lato Urban smaschera l’esistenza di un mercato parallelo che lucra sulla vergogna e sul silenzio degli atleti, dall’altro sottolinea come i club e le società calcistiche non rappresentino più l’ostacolo principale: “I club non sono più il problema. Oggi è una questione di ambiente interno al calcio”, afferma, riferendosi agli avvocati, ai consulenti e ai familiari dei giocatori che “si crogiolano nei loro soldi e nella loro fama”, imponendo soluzioni fittizie per mantenere alto il valore commerciale del calciatore etero di facciata.
>> Calcio, Corona: “Ecco chi sono i calciatori gay che giocano in serie A”
Un episodio emblematico riguarda il tentativo di organizzare un coming out di massa il 17 maggio 2024, in occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia. Nonostante l’adesione virtuale di diversi calciatori, alla fine nessuno ha avuto il coraggio di svelare la propria identità, frenato dalle pressioni del sistema che ruota attorno alla loro immagine pubblica. “Ci sono ancora troppe persone intorno a loro che li hanno sconsigliati”, riafferma Urban, evidenziando come anche iniziative apparentemente di sostegno finiscono per diventare trampolini di lancio per violente campagne di discredito.
Le denunce di Urban trovano eco nelle parole di Fabrizio Corona, noto per la sua indole provocatoria, che annuncia di voler rivelare nomi e documenti per smantellare un sistema “macista e arcaico”: “Presto parlerò anche dell’omosessualità nel calcio, ancora oggi un tabù. Non per assenza di giocatori omosessuali, ma per colpa di un sistema che ha paura del cambiamento”. Corona avverte che la rivelazione sarà basata su prove oggettive, con l’obiettivo di consentire finalmente agli atleti di dichiarare liberamente il loro amore senza temere ritorsioni.
L’intervento di Jankto, primo calciatore di Serie A ad aver fatto coming out, non ha sortito l’effetto sperato. Nonostante il suo appello coraggioso a favore degli altri atleti omosessuali, nessuno ha seguito il suo esempio, a conferma delle barriere culturali e psicologiche ancora insormontabili. La testimonianza di Jankto, lontana dall’aprire un’era di maggiore trasparenza, denuncia invece l’isolamento forzato di chi, come lui, ha osato metterci la faccia.
Le rivelazioni di Urban e l’annuncio di Corona sollevano interrogativi profondi sui valori professati dal mondo del calcio professionistico, da sempre fiero titolare di programmi di inclusione e campagne contro ogni forma di discriminazione. Il divario tra le dichiarazioni ufficiali e la realtà nascosta dietro le quinte mette in luce una contraddizione insanabile: il rispetto dei diritti umani sembra subordinato alla logica del profitto e alla conservazione di un’immagine pubblica di mascolinità eterosessuale.
Se è vero che l’opinione pubblica e gli stessi tifosi mostrano oggi un grado di apertura superiore rispetto al passato, lo scenario descritto da Urban evidenzia come le paure interiori e le strutture di potere economico continuino a soffocare ogni tentativo di liberazione. Sarà quindi cruciale verificare se le prossime mosse di Corona porteranno a uno scossone tale da costringere federazioni, club e leghe ad affrontare realmente il tema dell’omofobia strutturale.
Gli sviluppi futuri di questa vicenda potranno segnare un punto di svolta epocale nel calcio europeo, trasformando un’ambientazione da sempre impermeabile alle diversità in un terreno di autentica inclusione. Ma solo il coraggio dei protagonisti diretti e l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica potranno infrangere finalmente il muro di silenzio eretto attorno al tema dell’omofobia sportiva.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!