Il 2024 verrà ricordato come l’anno in cui la crisi climatica ha preso una piega ancora più netta e misurabile: i satelliti hanno registrato un aumento del livello del mare di 0,59 centimetri, un dato superiore del 27% rispetto alla stima ufficiale di 0,43 cm. Uno scarto che, più che una semplice anomalia, rappresenta un segnale inequivocabile di quanto il sistema climatico stia rispondendo in modo sempre più rapido e amplificato al riscaldamento globale.
Per la prima volta da quando si monitora con regolarità l’innalzamento oceanico (ovvero dal 1993) la principale causa non è stata lo scioglimento dei ghiacciai o delle calotte polari, ma l’espansione termica degli oceani. Questo fenomeno, noto e previsto dalla fisica dei fluidi, si manifesta quando l’acqua marina si riscalda e aumenta di volume.
Il 2024 ha registrato un’anomalia termica media di +1,6°C rispetto all’epoca preindustriale, secondo i dati diffusi dalla NASA e dalle principali agenzie climatiche internazionali. Questo eccesso di calore si è riversato negli oceani, che ne assorbono oltre il 90%, spingendo verso l’alto il livello delle acque in modo più deciso rispetto al passato.

A oggi, il livello medio globale del mare è aumentato di circa 10,1 cm rispetto al 1993, ma la traiettoria osservata suggerisce che potremmo superare i 16 cm entro il 2040. La conseguenza non è solo un numero astratto, ma una minaccia concreta per milioni di persone che vivono nelle aree costiere: più frequenti allagamenti, erosione, danni alle infrastrutture e alla biodiversità litoranea. Il dato del 2024 ci costringe a riconsiderare i modelli previsionali e, soprattutto, ad accelerare le risposte politiche e tecnologiche alla crisi climatica, perché gli oceani non aspettano.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!