La Juventus si prepara a voltare pagina dopo un periodo di crisi senza precedenti nella storia recente del club. Igor Tudor è ormai ai titoli di coda della sua avventura sulla panchina bianconera, con la società che avrebbe già comunicato al tecnico croato la decisione di sollevarlo dall’incarico. Si attende soltanto l’annuncio ufficiale, che dovrebbe arrivare nelle prossime ore, per chiudere definitivamente un capitolo iniziato lo scorso marzo con grandi aspettative ma conclusosi in una spirale di risultati deludenti che hanno portato la Vecchia Signora fuori dalla corsa ai vertici della classifica già alla fine di ottobre.
La sconfitta subita domenica sera allo Stadio Olimpico contro la Lazio di Maurizio Sarri, con il risultato di 1-0, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il gol decisivo di Toma Basic al nono minuto di gioco, originato da un errore clamoroso di Jonathan David che ha regalato palla a Cataldi, ha certificato la terza sconfitta consecutiva per i bianconeri tra Serie A e Champions League. Un dato allarmante che si inserisce in una striscia ancora più drammatica di otto partite senza vittorie, con l’ultimo successo che risale ormai al 13 settembre scorso, quando Adzic firmò il gol della vittoria per 4-3 contro l’Inter in rimonta. Da quel pomeriggio, cinque pareggi e tre sconfitte hanno progressivamente eroso la fiducia dell’ambiente nei confronti del tecnico di Spalato.
I numeri della crisi juventina sono impietosi e raccontano una situazione che ha dell’incredibile per una squadra che ambiva a lottare per lo scudetto. La Juventus non segna in gare ufficiali da 497 minuti, una striscia negativa che non si registrava da 34 anni e mezzo. Le ultime quattro partite si sono concluse senza che i bianconeri riuscissero a trovare la via del gol, con l’attacco completamente ingolfato nonostante i continui esperimenti tattici del tecnico. Vlahovic e David, le due punte su cui Tudor aveva puntato per rilanciare la fase offensiva, si sono rivelate fantasmi in campo, con il canadese autore di prestazioni particolarmente negative culminate nell’errore che ha portato al gol della Lazio.
La posizione di Tudor in classifica racconta di una Juventus che dopo otto giornate di campionato si ritrova all’ottavo posto con soli 12 punti, frutto di tre vittorie, tre pareggi e due sconfitte. Un bottino misero che lascia i bianconeri a meno tre dalla zona Champions League e addirittura a meno sei dalla vetta occupata da Napoli e Roma. Anche in Europa la situazione è drammatica, con la squadra ferma a 2 punti in Champions League dopo tre giornate, senza aver mai conquistato una vittoria e con la prospettiva di un’eliminazione precoce dalla massima competizione continentale che si fa sempre più concreta.
Il problema principale identificato da osservatori ed esperti riguarda l’assenza di un’identità di gioco chiara. Tudor ha continuato a modificare moduli e interpreti senza mai trovare una quadratura del cerchio, passando dalla difesa a tre a quella a quattro, variando il numero degli attaccanti e rivoluzionando le gerarchie interne senza che questo portasse i frutti sperati. La confusione tattica si è riflessa in campo con una squadra apparsa smarrita, priva di certezze e incapace di esprimere un calcio convincente sia quando chiamata a difendersi che quando doveva prendere l’iniziativa. Gli stessi giocatori hanno manifestato pubblicamente il proprio smarrimento, con il capitano Manuel Locatelli che nel post-partita contro la Lazio ha ammesso candidamente di non sapere quale sia il problema della squadra.
La dirigenza bianconera, con in testa il direttore generale Damien Comolli e il responsabile delle strategie sportive Giorgio Chiellini, ha riflettuto a lungo sulla situazione prima di prendere la decisione definitiva. Secondo quanto emerso nelle ultime settimane, i rapporti tra Tudor e Comolli erano ormai ai minimi termini, con il francese che avrebbe manifestato perplessità crescenti sull’operato del tecnico croato. Il piano iniziale prevedeva di valutare Tudor attraverso un ciclo di quattro partite comprendente Udinese, Cremonese, Sporting Lisbona e il derby con il Torino, ma il tracollo recente ha accelerato le riflessioni portando la società a non attendere oltre.
Nell’immediato, la squadra dovrebbe essere affidata temporaneamente a Massimo Brambilla, attuale allenatore della Juventus Next Gen. Il tecnico di Vimercate, cinquantunenne con un curriculum di tutto rispetto costruito principalmente nel settore giovanile, rappresenta la soluzione interna scelta dalla dirigenza per traghettare la squadra almeno fino alla partita di mercoledì contro l’Udinese, in programma alle 18:30 all’Allianz Stadium. Per Brambilla si tratterebbe della prima esperienza alla guida di una prima squadra in Serie A, dopo aver accumulato esperienza in Serie C con la Next Gen e prima ancora con il Foggia.
Il percorso di Brambilla come allenatore è stato caratterizzato da un’attenzione costante alla crescita dei giovani talenti. Dopo gli esordi nel settore giovanile del Pergocrema, è entrato nel 2015 nel vivaio dell’Atalanta, dove ha costruito la propria reputazione guidando prima l’Under 17 e poi la Primavera. Con i bergamaschi ha vinto praticamente tutto: uno scudetto con l’Under 17, due campionati Primavera consecutivi nel 2018 e 2019, due Supercoppe Primavera, oltre a vari tornei giovanili di prestigio. Sotto la sua guida sono cresciuti talenti che poi si sono affermati nel calcio professionistico, da Dejan Kulusevski a Musa Barrow, da Alessandro Bastoni a Amad Diallo, solo per citarne alcuni.
Nel giugno 2022 la Juventus lo aveva scelto per guidare la Next Gen, la seconda squadra bianconera impegnata in Serie C. Nella prima stagione raggiunse la finale di Coppa Italia di categoria, fermato dal Vicenza nell’atto conclusivo. L’annata successiva portò ulteriori progressi, con il settimo posto in classifica nella regular season, il miglior piazzamento nella storia della Next Gen, seguito dalla cavalcata nei playoff che si concluse ai quarti di finale della fase nazionale contro la Carrarese. Un lavoro apprezzato non solo per i risultati sportivi ma soprattutto per la capacità di far crescere giovani prospetti, alcuni dei quali hanno poi fatto il salto in prima squadra come Nicolò Fagioli, Kenan Yildiz e Nicolò Savona.
Dopo due stagioni, nell’estate 2024 Brambilla aveva lasciato la Juventus per accettare l’offerta del Foggia in Serie C, ma l’esperienza in Puglia si era rivelata brevissima, conclusa con l’esonero il 25 settembre dopo appena sette partite e un solo punto raccolto nelle prime sei giornate. Il ritorno a Vinovo era arrivato il 12 novembre scorso, quando la Juventus lo aveva richiamato per sostituire Paolo Montero sulla panchina della Next Gen, squadra che navigava in acque pericolosissime con soli sette punti in quattordici partite e il rischio concreto di retrocedere in Serie D. Da quel momento Brambilla ha saputo raddrizzare la situazione, come dimostrato dal netto miglioramento di rendimento che ha portato la squadra a risalire in classifica.
La sua nomina come traghettatore della prima squadra rappresenta una scelta di continuità interna che la Juventus ha compiuto in situazioni di emergenza, preferendo affidarsi a un uomo che conosce l’ambiente e i meccanismi del club piuttosto che optare per soluzioni esterne improvvisate. Brambilla avrà il compito non semplice di risollevare il morale di uno spogliatoio prostrato dalla serie di risultati negativi e di provare a ottenere una vittoria che manca ormai da oltre un mese. La partita contro l’Udinese, squadra che si trova appena un punto sopra i bianconeri in classifica, rappresenta un’occasione da non fallire per evitare che la crisi assuma proporzioni ancora più drammatiche.
Nel frattempo, la dirigenza bianconera sta già lavorando per individuare il successore definitivo di Tudor. I nomi che circolano con maggiore insistenza sono quelli di Luciano Spalletti, Roberto Mancini e Raffaele Palladino. Spalletti, libero dopo l’esperienza alla guida della Nazionale italiana conclusa dopo gli Europei, rappresenterebbe la soluzione più ambiziosa, un tecnico capace di garantire un gioco propositivo e una chiara identità tattica, reduce dallo storico scudetto conquistato con il Napoli. Tuttavia, il suo ingaggio elevato e le richieste importanti sul mercato potrebbero rappresentare un ostacolo per una Juventus che sta puntando sulla sostenibilità economica.
Mancini, altro allenatore di grande esperienza internazionale, è anch’egli senza squadra dopo la breve parentesi in Arabia Saudita. L’ex commissario tecnico della Nazionale italiana che ha vinto gli Europei nel 2021 avrebbe già avuto contatti con la Juventus alcuni mesi fa, quando si erano valutate diverse opzioni prima di confermare Tudor. La sua candidatura rimane viva, anche se secondo alcuni osservatori il tecnico jesino sembrerebbe essere più orientato verso un possibile ritorno in Premier League, dove ha lasciato il segno vincendo con il Manchester City. Palladino, che ha recentemente lasciato la Fiorentina dopo una sola stagione conclusa con il sesto posto e la qualificazione alla Conference League, rappresenterebbe invece l’opzione più giovane e meno costosa, un allenatore emergente che ha dimostrato capacità di valorizzare i giovani talenti.
La storia di Tudor sulla panchina della Juventus si chiude così dopo appena sette mesi dall’arrivo, avvenuto il 23 marzo scorso in sostituzione di Thiago Motta. Il bilancio complessivo parla di 24 partite disputate con una media punti di 1,58 a gara, frutto di 10 vittorie, 8 pareggi e 6 sconfitte. Numeri che testimoniano un rendimento insufficiente per una squadra che ambiva a ben altri traguardi. Il tecnico croato, che era tornato alla Juventus dopo l’esperienza da vice di Andrea Pirlo nella stagione 2020-2021, aveva firmato inizialmente un contratto fino al 30 giugno 2025 per 500mila euro, esteso poi nel giugno scorso fino al 2027 con uno stipendio di 3 milioni di euro netti all’anno più bonus legati agli obiettivi.
Per Tudor si tratta del primo esonero in questa Serie A, un primato poco invidiabile che certifica il fallimento di un progetto che era partito con ben altre premesse. Il tecnico aveva ereditato una squadra in difficoltà e aveva il compito di riportarla in Champions League, obiettivo centrato grazie a un finale di stagione convincente che aveva convinto la società a puntare su di lui anche per l’anno successivo. Le aspettative erano però ben diverse, con la Juventus chiamata a lottare per lo scudetto e a fare bella figura in Europa. Il crollo delle ultime settimane ha invece riportato la Vecchia Signora in una situazione di classifica preoccupante, con il rischio concreto di mancare addirittura la qualificazione alla prossima Champions League se non si invertirà rapidamente la rotta.
L’ambiente juventino è scosso da questa crisi che ha fatto riemergere dubbi sulla costruzione della rosa e sulle scelte di mercato estive. Come sottolineato da Alex Del Piero, leggenda bianconera oggi opinionista televisivo, il problema della Juventus non è solo l’allenatore ma riguarda la qualità complessiva della squadra, che al di là di due o tre elementi di valore non dispone di quei campioni affermati necessari per competere ai massimi livelli. La costruzione di un organico competitivo richiede tempo e investimenti mirati, elementi che sembrano essere mancati in questa fase di transizione che la società sta attraversando dopo anni di dominio incontrastato del calcio italiano.
La partita di mercoledì contro l’Udinese si preannuncia già decisiva per capire se la Juventus avrà la forza di reagire o se la crisi continuerà ad aggravarsi. L’Allianz Stadium dovrà tornare a essere una fortezza per una squadra che ha bisogno di ritrovare certezze e fiducia nei propri mezzi. Brambilla avrà pochi giorni per lavorare con il gruppo e provare a trasmettere energia positiva a un ambiente depresso dai risultati negativi. Il compito che lo attende è tra i più difficili, ma la sua esperienza nel lavoro con i giovani e la conoscenza dell’ambiente bianconero potrebbero rivelarsi armi preziose per affrontare questo momento di emergenza.
La Juventus si trova così a un bivio fondamentale della propria stagione. Le prossime settimane saranno cruciali per capire se i bianconeri avranno la capacità di risollevarsi da questa crisi profonda o se dovranno ridimensionare drasticamente i propri obiettivi, concentrandosi sulla conquista di un posto in Champions League che al momento appare tutt’altro che scontato. La dirigenza è chiamata a scelte rapide e coraggiose per evitare che una stagione partita con grandi ambizioni si trasformi in un fallimento sportivo che lascerebbe strascichi pesanti per il futuro del club. Il calcio non concede tempo per riflettere troppo a lungo, e la Juventus lo sa bene. Ora serve una scossa immediata per evitare che il baratro diventi sempre più profondo. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
